Un belga e tre italiani in volata: vince il belga

Un belga e tre italiani in volata: vince il belga Un belga e tre italiani in volata: vince il belga Motta, Bitossi e Gimondi si sono piazzati nell'ordine ai posti d'onore - A 4" di distacco, quinto Van Coningsloo e sesto Zandegù davanti al gruppo (Dal nostro inviato speciale) Sanremo, 18 marzo. E quattordici. Il lettore, per poco che si intenda di ciclismo, sa che cosa intendiamo dire. Intendiamo dire che, per il quattordicesimo anno consecutivo, un ciclista straniero ha vinto la Milano-Sanremo. Però, nessuna recriminazione. Piuttosto, un briciolo di rimpianto. Nessuna recriminazione, perché, ad imporsi, è stato il belga ventunenne Eddy Merckx, che è, senza ombra di dubbio, un grande campione. Ed un briciolo di rimpianto, perché, una volta ancora, gli italiani sono giunti ad un soffio dalla clamorosa affermazione; l'ordine di arrivo presenta, alle spalle di Merckx, tre dei nostri in fila, Motta, Bitossi e Gimondi, tre dei nostri che si sono battuti praticamente alla pari con il fuoriclasse fiammingo e che meritano quindi lo stesso caldo ed affettuoso elogio. La corsa è stata bella, avvincente, entusiasmante, la media-record (stabilita con chilometri 44,805) testimonia in modo tassativo della splendida battaglia, che si è accesa quasi in partenza e che si è protratta — meravigliosamente incerta — sino allo striscione del traguardo. Subito, si è scatenata la lotta, già al quinto chilometro è stato proprio uno dei favoriti a cacciarsi a testa bassa nella mischia: il simpatico inglese Tom Simpson, rispettando alla lettera il gioco di squadra predisposto alia vigilia, si è messo in fuga, avendo come alleati un altro inglese — Denson —, lo svizzero Da Rugna, l'italiano Preziosi ed 11 belga Lelangue. Pareva un episodio destinato a spegnersi presto, ed invece i cinque conquistavano un vantaggio di circa un minuto, mentre il gruppo tardava a trovare l'accordo indispensabile per imbastire l'inseguimento. La pattuglia filava con un ritmo impressionante, soltanto Lelangue rifiutava 1 suoi turni di lavoro, ma era sufficiente il brio di Simpson per animare e sostenere il tentativo. Tom seguiva gli ordini di scuderia: nella recente ParigiNizza, Merckx lo aveva aiutato a conquistare il successo, ora l'inglese rendeva la cortesia al suo compagno di squadra, obbligando i rivali più pericolosi ad impegnarsi in una caccia accanita. Il drappello scattava a pieni pedali, passava da Tortona, da Novi, da Ovada a briglie sciolte ed il vantaggio saliva sino a raggiungere e superare i 5 minuti e mezzo. Poi, come cominciava la rampa dolce del Turchino, il distacco prendeva a calare, sulla vetta del Passo era ridotto a 3'50" e, sulla strada della Riviera, scendeva ancora. A Savona 2'18", a Spotorno 1*40", a Varigottl l'18", a Pietra Ligure 40". Lelangue già si era arreso, rimanevano in testa Simpson, Da Rugna, Preziosi e Denson. Simpson, Preziosi e Denson alzavano bandiera bianca esattamente al 216" chilometro. Da Rugna, invece, non si dava per vinto e tirava avanti sino al chilometro .229, quindi il grosso tornava compatto. Insomma, tutto da rifare. Si avvicinava la zona dei tre «ca' pi» famosi, Dancelli si provava in uno scatto senza esito, la stessa sorte toccava ad un allungo di Huysman e di Bockland. Ed ecco la corsa sul Capo Mele. Poulidor a far l'andatura, quindi uno scatto di Zilioli: nulla dì risolutivo. Capo Cervo: a poche centinaia di metri dalla vetta, Merckx tasta il terreno con un paio di pedalate rabbiose. La risposta è prontissima, il belga si calma. Ed ecco il Berta. Partono all'offensiva Huysman e Van Looy, il gruppo si sfila, ma poi subito è di nuovo compatto. Merckx si sente addosso la forza della classe e cerca di scappare. La sua azione è possente, non sono molti quelli che gli resistono. La discesa su Oneglia non presenta pericoli, i corridori l'abbordano a folle velocità. Sono In testa una ventina, tutti i migliori a ruota a ruota, e, nell'altalena delle reciproche sorveglianze, ognuno guarda a Merckx. Il belga, nella traversata di Porto Maurizio, rompe gli Indugi. Si scatena con ritmo meraviglioso, soltanto Motta è lesto a buttarsi nella sua scia. D'incanto, i due sono cento metri avanti agli altri. La loro galoppata trascina all'entusiasmo, pedalano a fianco a fianco due giovani dalle grandissime doti. L'uno e l'altro colgono al volo l'occasione. Faticano a turno, senza economia, si danno cambi regolari, forse sgobba un po' di più Merckx, ma anche Motta sbriga la sua parte. Ormai, siamo sul Poggio, la rampa che decide. Tre chilometri e 300 metri di salita con 19 curve, 2 chilometri e 100 metri di discesa con 18 «tourniquets». Motta e Merckx hanno 15" di vantaggio. Il belga guida la corsa, l'italiano è alle sue spalle. Gianni passa un attimo al comando, Merckx però subito cerca di approfittarne con uno scatto repentino. Motta capisce la lezione, rallenta un attimo, Merckx lo sorpassa di nuovo. Il belga ha evidentemente paura del rivale e vorrebbe staccarlo. Ritenta: però il colpo non gli riesce. E la coppia transita in cima, imbocca la discesa rischiando l'impossibile. Il plotone, alle spalle, ha l'infoltito i ranghi. C'è stato, in salita, un allungo di Poulidor: cosa di poco conto. Poi si sono messi alla caccia Bitossi e Dancelli. Dancelli ha desistito, al suo posto s'è fatto avanti di prepotenza Adorni. La discesa è rischiosa, i tornanti sono stretti. Motta e Merckx la percorrono insieme. Dietro di loro, a duecento metri, Bitossi ed Adorni. Ma Adorni rompe due raggi d'una ruota e vede cosi sfumare ogni sogno. Dal gruppo schizza via Gimondi, che acciuffa Bitossi. Bitossi si volta, il gruppo è staccato. « Ale — urla Bitossi a Gimondi — ale che andiamo a prendere Motta e Merckx ». Gianni ed Eddy, intanto, già sono in pianura. C'è un rettilineo, poi c'è una curva. Un'altra curva, un secondo rettilineo, al fondo del quale è steso lo striscione. Motta e Merckx si sorvegliano, il belga è più risoluto allo sprint, ma teme l'avversario. Italiano e belga riducono un po' l'andatura. E' quanto basta perché Gimondi e Bitossi si avvicinino. Un chilometro all'arrivo, Felice e Franco vedono i due fuggitivi. Duecento metri ancora, e il raggiungimento è cosa fatta. Quattro in volata, tre dei nostri ed uno straniero. Ma lo straniero è un velocista, malauguratamente per noi. Il primo a scattare è Gimondi, a 400 metri dal traguardo. Quasi contemporaneamente scatta Merckx. Motta è alla sua ruota, Bitossi cerca alla disperata un varco, sbanda di un niente e costringe Motta ad un lievissimo scarto. Motta si riprende e ribatte. Purtroppo è tardi. Mercks, nettamente superiore, taglia la linea bianca, Motta è secondo, Bitossi terzo, Gimondi quarto. A 4", irrompe un primo gruppo. Si verifica una caduta paurosa, biciclette contorte, atleti feriti. Ruzzolano Aimar, Huysman, Poulidor, Janssen, Wolfshohl. Molta la paura, pochi i danni, per buona sorte. Nello sprint Van Coningsloo si impone su Zandegù. A 2'9", un altro plotone; ed un'altra caduta. Nel bilancio, qualche graffio soltanto. Merckx sale sul podio, si libera a stento dalla stretta della folla che sì è mescolata a giornalisti ed a fotografi. Nella confusione del momento, le interviste sono difficili. Merckx dice di aver mantenuto la promessa, ha trascorso l'intero inverno pensando al possibile bis del trionfo ottenuto lo scorso anno. E' felice, abbraccia tutti quanti gli capitano a tiro. Gli battono le mani, e sono applausi giusti, Eddy è un campione che se lì merita. Oggi aveva un compito duro, quello di gareggiare con l'handicap di essere il favorito generale. Eppure, al momento giusto, è venuto alla ribalta ed ha centrato il bersaglio con matematica esattezza, senza commettere nemmeno un errore. Ventun anni, una classe pura, un avvenire radioso: un fuoriclasse, nulla da obiettare. Gli elogi per il belga si riflettono naturalmente sui nostri corridori che, nei suoi confronti, davvero non hanno sfigurato. Nelle fasi finali, quando è suonata l'ora della verità, Motta, Bitossi, Gimondi ed Adorni sono stati fedeli all'aopuntamento. Hanno perso, è vero. Ma la loro corsa è stata leale e coraggiosa, è stata combattiva e generosa. Nessuna recriminazione, dunque. Se mai — già lo abbiamo detto — un briciolo di rimpianto. Gigi Boccacini Ordine d'arrivo: 1. Merckx, 288 chilometri in 6 ore 25'40", media 44,805; 2. Motta; 3. Bitossi; 4. Gimondi, tutti con il tempo di Merckx. 5. Van Coningsloo a 4"; 6. Zandegù; 7. Goodefrood; 8. Planckaert; 9. Karsten; 10. Van Clooster; 11. Vigna; 12. Van Looy; 13. Meco; 14. Taccone; 15. Coppens; 16. Durante; 17. Pfenninger; 18. Van De Kerckhove; 19. Zollinger; 20. Dancelli; 21. Guyot; 22. Bockland; 23. Zilioli, tutti con il tempo di Van Coningsloo. Seguono con lo stesso tempo altri 10 corridori tra cui 28. Adorni; 32. Janssen; 33. Poulidor. 34" Alomar a 2'09" che batte un folto gruppo. Partenti 196, arrivati 116. Merckx, a sinistra, supera per pochi centimetri Motta: a destra, si intravede la ruota di Bitossi, terzo arrivato

Luoghi citati: Milano, Ovada, Pietra Ligure, Sanremo, Savona