Il piano quinquennale approvato alla Camera con 306 sì, 203 no di Fausto De Luca

Il piano quinquennale approvato alla Camera con 306 sì, 203 no Entrerà in vigore ella fine di giugno Il piano quinquennale approvato alla Camera con 306 sì, 203 no Hanno votato a favore i partiti del governo, contrari gli altri - I sindacalisti della Cgil si sono astenuti - Lo schema di programma passa ora al Senato - Pieraccini sottolinea che il Paese è in fase di ripresa economica (Nostro servizio particolare] Roma, 17 marzo. Con 306 voti favorevoli, 9 astenuti (i deputati sindacalisti comunisti e socialisti della Cgil), 203 contrari, la Camera ha approvato oggi il piano di sviluppo economico per il quinquennio 1966-1970. Hanno votato a favore i gruppi della maggioranza di centrosinistra (de, psu, pri), contrari i comunisti e i socialproletari a sinistra, i liberali, i monarchici e ì missini a destra II provvedimento passa ora al Senato per il secondo esame. L'approvazione definitiva è prevista per giugno. Oggi a Montecitorio 1 gruppi politici hanno motivato il loro voto. Per il liberale Alpino il piano è « ideologicamente il più statalista nella area del Mercato Comune, non segnando alcun preciso confine tra intervento pubblico e iniziativa privata, e tecnicamente squilibrato poiché riserva agli investimenti produttivi una quota troppo scarsa delle risorse ». L'on. Valori (psiup) ha detto che il piano è soltanto una dissertazione accademica perché i governi di centro-sinistra hanno gradualmente rinunciato a tutte le riforme, ed ha un carattere sostanzialmente conser vatore. L'on. Amendola (pei) ha affermato che il piano sintetizza la crisi della politica di centro-sinistra che non ha saputo correggere gli squilibri economici e sociali né ha saputo frenarne l'aggravamento. Ciò dimostra, secondo Amendola, che soltanto una diversa maggioranza e una diversa formula di governo potranno consentire una reale politica di programmazione. Un drastico giudizio negativo anche da parte del monarchico Covelli e del missino De Marsanich. 1 deputati sindacalisti sono intervenuti per chiarire la posizione delle rispettive organizzazioni. Per la Cisnal, contraria, e la Cisl, favorevole, nessuna differenza nei confronti delle posizioni dei partiti: rispettivamente il msi e la de. I comunisti e i socialisti della Cgil hanno invece dichiarato l'astensione, come decisione sindacale autonoma e diversa rispetto ai partiti. L'on. Novella (pei) ha detto che la Cgil apprezza come fatto positivo che c si sia dato mano comunque ad un tentativo di programmazione economica, anche se i contenuti del piano non possono avere il consenso delle forze del lavoro ». Egli ha poi indicato le riforme che, secondo la Cgil, daranno un reale contenuto progressista al piano e ha insistito sulla necessità di definire un rapporto organico fra mondo sindacale e istituzioni politico-parlamentari. Per Mosca (psu) l'astensio- ne significa possibilità dì sostegno delle parti del piano che vanno realizzate e difese, e di contestazione dei punti che non rispondono agli interessi dei lavoratori. Foa (psiup) si è differenziato dai suoi colleghi della Cgil affermando che l'astensione avrebbe avuto un senso solo se tutti i parlamentari sindacalisti (anche Cisl e Uil) avessero avuto lo stesso atteggiamento e se ci fosse stata una decisione circa l'incompatibilità parlamentare per i sindacalisti a partire dalle prossime elezioni politiche. In mancanza di queste due condizioni, li piano va valutato per quello che è, e il giudizio deve essere negativo. Per la maggioranza hanno parlato La Malfa (pri), Ferrari Aggradi (de) e Ferri (psu). «.Non basta che un picmo sia legislativamente approvato, ha detto La Malfa, occorre che tutte le forze economiche, sociali e politiche si adeguino alla logica del piano. Questo non si è ancora realizzato, ed è il grande compito cui bisogna applicarsi ». La Malfa ha espresso due riserve: sul principio dell'aggancio dei salari all'aumento medio della produttività, che toglie flessibilità al rapporto fra sindacati, imprenditori e Stato, e sulla sottovalutazione della gravità della depressione meridionale. Secondo Ferrari Aggradi il piano « mira a correggere gli squilibri, attraverso la partecipazione di tutte le forze, e facendo perno su un sistema economico moderno, aperto, largamente concorrenziale ed a spinta prodnttivnstica, basato sulla privata tntóiatiua ed opportunamente sostenuto ed indirizzato dalla presenza propulsiva ed equilibratrice dello Stato », Si apre oggi la fase dell'azione, che deve essere caratterizzata da una ferma volontà politica e da comportamenti coerenti con il piano. Ferri ha ricordato che il piano è il punto centrale e qualificante della collaborazione dì centro-sinistra. *Il senso più profondo della programmazione è quello di assicurare un in visivo intervento pubblico per modificare e trasformare il meccanismo spontaneo di mercato, per correggere le attuali tendenze di sviluppo e realizzare una più equa ripartizione sociale delle risorse. Il piano è legato strettamente al l'attuazione di una serie di riforme di struttura: ed è que sto il compito principale del centro-sinistra ». Il ministro del Bilancio Pieraccini, in una dichiarazione fuori dell'aula, ha messo in rilievo che il piano viene appro vato in una fase di ripresa economica e favorirà tale ripresa, indirizzandola alla crescita equilibrata di tutto il paese. Fausto De Luca

Luoghi citati: Mosca, Roma