Giro del Piemonte: Adorni attacca ma De Rosso si afferma in volata

Giro del Piemonte: Adorni attacca ma De Rosso si afferma in volata Buona prova dei ciclisti italiani in vista della «Sanremo» Giro del Piemonte: Adorni attacca ma De Rosso si afferma in volata Dopo una ventina di chilometri si forma al comando un gruppo di 26 corridori, fra cui l'emiliano - Dancelli e Bitossi guidano l'inseguimento, che però non riesce - Sulla salita per Gignese, Adorni scatta e conquista un vantaggio di oltre un minuto - Nel finale viene raggiunto - Caduta di Dancelli, senza gravi conseguenze (Dal nostro inviato speciale) Marano Ticino, 16 marzo. Sul traguardo del Giro del Piemonte, a Marano Ticino c'è un uomo felice. La folla lo attornia e gli fa festa. Lo chiama per nome, grida: «Evviva Bartali ». Bartali parla con voce roca, il medico gli deve aver proibito di fumare, ma Gino, nell'entusiasmo del momento, se ne dimentica, via una sigaretta, l'altra. Ha vinto De Rosso e Guido De Rosso corre per la squadra di cui il fiorentino è uno dei dirigenti. Bartali è sincero: « Stamattina a chi mi ha chiesto un pronostico, ho risposto con due nomi, i nomi di Adorni e di Dancelli. Mi sono sbagliato, e son contento ». De Rosso, che ancor è stanco della volata, se la sbriga con un sorriso e fila in cerca delle vicine docce. Accanto a Gino restano, quasi per uno scherzo della sorte, proprio Adorni e Dancelli. Adorni, del Giro del Piemonte, è stato il grande protagonista, il parmigiano s'è messo in fuga ed è andato ad un soffio dal centrare il bersaglio. Dancelli, invece, ha avuto la sorte avversa, il campione d'Italia è caduto in discesa e, nel ruzzolone, ha strisciato il viso sulla ghiaietta di una curva. Ha uno zigomo sbucciato ed una spalla che gli duole. Ma la paura del peggio, miracolosamente evitato, lo rende filosofo. « Potevo fracassarmi — brontola — e, per fortuna, sono ancor qui a raccontare com'è andata ». E gli basta un sospiro, a sfogar la rabbia. C'è, intorno, aria di festa, corridori e giornalisti sono dirottati nell'interno di un vicino stabilimento. Tutti insieme, si imbastisce il racconto della corsa, che è stata corsa velocissima, nonostante il tracciato, aspro ed arcigno specie nella fase centrale. Alla partenza, stamane da Torino, esisteva il diffuso timore di una passeggiata al piccolo trotto, con molti attori preoccupati di non faticar oltre misura, a così breve distanza dalla Milano-Sanremo, Ma subito, non appena abbassata la bandierina, la realtà ha svanito ogni paura. Il Giro del Piemonte, sotto la spinta dei «non accasati» ha preso un avvio folgorante, nella prima ora sono stati percorsi più di 46 chilometri. Il plotone si è scosso in cento tentativi, in genere agitati da atleti non eccessivamente famosi, fin quando, dopo Chivasso, vale a dire verso il ventesimo chilometro, due concorrenti — Lievore e Scandelli — hanno dato il via all'episodio destinato ad essere determinante. Lievore e Scandelli prendevano di slancio cento metri di vantaggio, sui due si porla vano Adorni, Renz e De Rosso, quindi si aggiungevano De Franceschi, Ballini, Binggeli ed Ugo Colombo. La sarà filava a ritmo da vertigine. Sui nove al comando, piombavano Casalini, Guerra, Macchi, Basso, Vendemmiati e FarÌ3ato. Cedeva .Vendemmiati, al suo posto irrompevano Battistini, Balmamion, Stefanoni, Della Torre, Mazzanti, Reggi, Massignan, Soave, Da Dalt, Meco, Mazzacurati e De Toro. Caluso, Candia, Strambino, Ivrea traversate a rotta di collo. Ad Ivrea, là dove comincia la rampa della Serra, si facevano i conti. I ventisei di testa, d'amore e d'accordo, pigiavano sui pedali con encomiabile energia, alle loro spalle il gruppo, colto di sorpresa, già lamentava un ritardo di due minuti. Ma Dancelli e Bitossi, che de: « grandi » erano stati i soli a lasciarsi intrappolare nel plotone, non volevano rassegnarsi e rispondevano a tono, con pari energia, così che ia gara, in poche battute, s'era trasformata in un gigantesco match ad inseguimento: davanti un drappello lanciato all'avventura, dietro il grosso, che, animato per l'appunto dal campione d'Italia e dal vincitore della Tirreno-Adriatico, inseguiva a perdifiato. Lungo sarebbe il racconto della lotta nei vari particolari. Attraverso il Biellese, per la strada tormentata da una serie interminabile di saliscendi, in un panorama di incantata bellezza, la battaglia si è snodata vivacissima, senza un attimo di requie. A tratti pareva che il gruppo dovesse vincere la partita, e che fosse ad un palmo dal colmare lo svantaggio, ma bastava fermarsi per un controllo e ci si accorgeva che la situazione di nuovo s; stava evolvendo a favore dei fuggitivi. Finché si giunse alle salite di Cremosina e di Gignese. Sulla rampa di Cremosina, nella pattuglia al comando scattò Stefanoni ed i suoi compagni di avventura lo lasciarono andare, limitandosi a tenerlo a vista d'occhio. Giù in discesa ad Orta, su di nuovo verso Gignese, per una strada bianca, da ciclismo dei tempi antichi. La selezione fu praticamente automatica. Adorni forzò il ritmo, in breve raggiunse e staccò Stefanoni. Mancavano al traguardo, ad occhio e croce, cinquanta chilometri. Vittorio giocò la sua carta. Transitò sui culmine da solo, ad un minuto erano rimasti in otto, Stefanoni, Ugo Colombo, De Rosso, Battistini, Ballini, Binggeli, Di Toro e Meco. Ancora discesa, lunga e rischiosa in direzione di Stresa. Adorni è uno dei migliori discesisti italiani e non misurò certo i pericoli. I suoi inseguitori, però, si battevano con uguale coraggio. Stresa. Primo Adorni, gli ot¬ to a 1 minuto e 17". Sul bordo del lago tirava vento contrario. Baldini, che è il direttore tecnico della compagine di Vittorio, affiancò il fuggitivo. <g1\ otto — gli disse — spingono alla morte ». Adorni rispose con un cenno della testa e si rialzò. Inutile continuare in una fatica disperata, a due giorni dalla «Sanremo». Così, poco dopo, furono al comando in nove. Non resse allo sforzo Binggeli, il trionfo venne disputato da otto atleti. Partì lungo Colombo, Adorni cercò l'energia per contrattaccare, ma non riuscì a trovarla. Ai trecento metri dallo striscione si fece luce De Rosso. E Guido, ancor fresco, vin¬ se facile, davanti a Ballini, Di Toro, Meco, Battistini, Adorni, Stefanoni e Colombo. Binggeli nono a 2'35". Poi gli altri, con più accentuati distacchi. E, mentre si succedevano gli arrivi, Adorni spiegava com'era andata, raccontava con il suo abituale tono da ragazzo educato di non aver voluto eccedere in uno sforzo che avrebbe potuto essere nocivo. Accanto a lui Dancelli ricordava l'incidente. Uno zigomo gonfio, una spalla contusa. Nulla di grave, però: s'era ritirato — informò — per prudenza, pensando alla c; Sanremo ». Domani un giorno di riposo a Milano, poi, sabato, la grande sfida. Ieri ha vinto Gianni Motta, oggi ha vinto De Rosso. E Adorni ha compiuto una bella impresa, Vittorio è andato ad un soffio dal successo, gareggiando, come si suol dire, « a pane ed acqua ». Qualche speranza, insomma, per il traguardo del la città dei fiori esiste. Che sia la volta buona, per rompere l'incantesimo? Gigi Boccacinì Ordine d'arrivo: 1. De Ros so, km. 201 in 4 ore 59'48", alla media di km. 40,267; 2. Ballini; 3. Di Toro; 4. Meco; 5. Battistini; 6. Adorni; 7. Stefanoni; 8. Colombo Ugo, tutti col tempo del vincitore; 9. Binggeli a 2'35"; 10. Basso a 3'38"; 11. Fa risato s. t.; 12. De Franceschi s. t.; 13. Soave a 6'25"; 14. Macchi 6'56". Partiti 92, arrivati 54. La vittoriosa volata di Guido De Rosso, che precede sul traguardo di Marano Ticino Ballini e Di Toro (Telefoto)