La lenta atroce follia che uccise Maupassant di Sandro Volta

La lenta atroce follia che uccise Maupassant La lenta atroce follia che uccise Maupassant (Dal nostro corrispondente} Parigi, marzo. Dopo il successo di Bonjour, monsieur Zola, l'opera che ha rimesso di attualità lo scrittore naturalista c ne ha fatto moltiplicare negli ultimi tempi le edizioni, Armand Lanoux si è appassionato a un altro grande romanziere del secolo scorso ed ha scritto una nuova biografia, Maupassant, le BeiAmi, opera non meno avvincente, frutto di accurate ricerche, che hanno permesso all'autore di ricostruire non pochi aspetti dejla vita dello scrittore, sconosciuti finora. L'aspetto più impressionante di questo libro è dato dalla drammatica successione di avvenimenti che portarono, nel fiore dell'età, un uomo straordinariamente lucido e di una vitalità eccezionale, come Guy de Maupassant,' a concludere là propria esistenza in preda alla follia. Nell'elogio funebre pronunziato sulla tomba, Emile Zola riassunse così quel dramma: « Proprio lui, gran dio, lui colpito dalla demenza! Tutta quella felicità, tutta quella salute precipitata di colpo in questo abominio! Rimarrà come uno degli uomini che sono stati pia fortunati e pia disgraziati della terra, colui nel quale sentiamo meglio la nostra umanità sperare e spezzarsi ». Ora, la pazzia di Maupassant è raccontata giorno per giorno da Armand Lanoux con la spietata precisione di una cartella clinica. Lo scrittore, che all'inizio della malattia era andato a cercare la salute sulla Costa Azzurra, due mesi dopo, essendosi aggravati i disturbi, partì il 6 gennaio 1892 dalla stazione di Cannes, accompagnato da un infermiere, per andarsi a far ricoverare a Parigi in una clinica per malattie mentali. La clinica era quella che il dottor Bianche dirigeva a Passy, nel castello che la principessa di Lamballe aveva abitato dal 1783 al 1792. I primi giorni trascorsero abbastanza tranquilli, tanto che il 10 il dottor Bianche, dopo averlo visitato, potè rassicurare i familiari: « Ha risposto a tutte le mie domande. Tutto non è perduto. Aspettiamo ». Ci fu anzi un leggero miglioramento e i medici dovettero penare non poco per convincere coloro che, essendo andati a far visita al romanziere e avendolo trovato in una buona giornata, insistevano nell'affermare l'inutilità dell'internamento. Ma l'ottimismo durò poco. Qualche giorno dopo, Maupassant vedeva il pavimento della sua camera brulicante di insetti che spruzzavano morfina. Udiva la folla urlare nel parco e minacciare l'assalto alla clinica, probabile riflesso dell'arresto della Lamballe (« Su, ricciutella, al Tempio - alla regina il buon dì della morte, andiamo a dare*). Parlava con Flaubert, morto 12 anni prima, e diceva che *la sua voce è molto flebile e come se venisse da lontano y. Ormai non potevano esserci più dubbi sulla diagnosi: la sorte di Maupassant era inesorabile. In quei giorni, scrisse a Leone XIII per consigliargli la costruzione di tombe di lusso, destinate agli scrittori, munite di comodità moderne, bagno e riscaldamento. Attraverso un finestrino, si potrà allora conversare facilmente con i defunti, che si manterranno ben conservati. « Dio — affermò il 14 gennaio — dall'alto della torre Eiffel ha proclamalo a tutta Parigi che il signor de Maupassant è figlio di Dio e di Gesù Cristo ». Ogni sentimento religioso era sempre stato estraneo al pensiero di Maupassant e la madre, interrogata in proposito dal dottor Bianche, aveva risposto: « Tutto ciò che posso dirvi è che non ho mai visto in mio figlio, durante la sua carriera d'uomo, alcuna velleità religiosa. Non ho visto neppure avversione né disprezzo per ciò in cui non credeva ». Ma, ormai, Dio e il diavolo dominano i suoi deliri, in una successione di contraddizioni. « Vestitemi — disse un giorno — prendo il treno per andare nel Purgatorio y, e, poco dopo: « Tutti i cattolici hanno lo stomaco artificiale», oppure: < Soltanto i diavoli sono eterni, lo sono più forte di Dio. L'esercito francese è infame e in uno stato deplorevole ». Ciò che non gli impediva di gridare: < lo tono inattaccabile: uccide¬ rò lutti i diavoli y, o, anche: « Farò morire Dio dandogli il vainolo nero ». Ma ormai dalla sua bocca non uscivano più che parole incoerenti e non vai la pena di registrarle. Un barlume di lucidità sembrava tuttavia rischiarare ancora, a tratti, la sua mente, come quella volta che suonò il campanello e, al personale accorso, urlò: «Infermieri, mettetemi la camicia di forza. Presto, presto y. In quei rari momenti, si rendeva conto che stava per diventare pericoloso. Un giorno, infatti, aveva gravemente ferito un altro malato colpendolo al¬ la testa con una palla da biliardo. Ma anche quei momenti di lucidità scomparvero negli ultimi tempi, Il 25 marzo 1893 ebbe una crisi epilettica, che durò sei ore e si ripetè il 25 aprile e il 25 maggio. Poi, le convulsioni diventarono sempre più frequenti, quasi senza interruzioni. Il 14 giugno, Guy de Maupassant cadde in coma, ma la resistenza del cuore lo mantenne in vita ancora per qualche giorno: morì il 6 luglio e le sue ultime parole furono: « Delle tenebre, oh! Delle tenebre y. Aveva 43 anni. Sandro Volta

Luoghi citati: Cannes, Parigi