Sei nuovi arresti a Genova per l'olio d'oliva adulterato di Filiberto Dani

Sei nuovi arresti a Genova per l'olio d'oliva adulterato Uinchiesta sullpoleiticio di Sampierdarena Sei nuovi arresti a Genova per l'olio d'oliva adulterato Salgono a 7 le persone in carcere - L'industriale Fioravante Sbragi è latitante; il suo stabilimento è stato chiuso - Fra gli incriminati la segretaria privata, una dottoressa in chimica, tre mediatori, il proprietario di un saponificio di Chiavari - Debbono rispondere di associazione a delinquere, frode in commercio, truffa e contraffazione di sostanze alimentari «in modo pericoloso per la salute pubblica» (Dal nostro corrispondente) Genova, 15 marzo. L'inchiesta sullo scandalo dell'olio d'oliva che, secondo i carabinieri del Nucleo antisofisticazioni, veniva adulterato nello stabilimento genovese dell'industriale oleario Fioravante Sbragi, ha avuto oggi un clamoroso sviluppo : sei persone sono state arrestate sotto le accuse di associazione per delinquere, contraffazione di sostanze alimentari « in modo pericoloso alla salute pubblica », frode in commercio e truffa aggravata. I nuovi incriminati sono Carla Nebietti di 25 anni, segretaria privata dell'industriale; Silvia Biagi, trentenne, una dottoressa in chimica che svolgeva la sua attività nel laboratorio dello stabilimento; i fratelli Giorgio e Abramo Cavaglione, di 52 e 41 anni, mediatori ; il cinquantasettenne Mario Gatti, anch'egli mediatore; Carlo Pelizza di 5*4 anni, titolare dell'omonimo saponificio che si trova a Graveglia di Carasco, nell'entroterra di Chiavari. Gli arresti sono stati compiuti tra le 6 e le 13,30 di oggi dai carabinieri del Nucleo antisofisticazione e del Nucleo investigativo, ai quali il sostituto Procuratore della Repubblica dottor Mario Sossi aveva fatto pervenire gli ordini di cattura. Altri arresti sono ritenuti imminenti: si fanno i nomi di un certo numero di persone (tra i quali un commerciante di Legnano) che fin da ieri sera si sono allontanate dalle loro abitazioni. Lo stesso industriale Fioravante Sbragi è ricercato da undici giorni: in un primo tempo egli aveva fatto sapere di essere disposto a costituirsi, ma da allora non ha più dato notizie di sé, Con i sei arresti di oggi, il numero delle persone incarcerate sale a sette. I carabinieri, infatti, avevano già condotto a Marassi il cognato dell'industriale, Fernando Giavarini di 41 anni, capofabbrica dell'oleificio. L'accusa fa carico a Fioravante Sbragi ed ai suoi presunti correi di aver «prò dotto, detenuto e venduto olio d'oliva destinato all'alimentazione umana che, all'analisi di laboratorio, risultava adulterato con olio esterificato proveniente da olio industriale e quindi non commestibile per espressa qualificazione di legge». L'arresto di Carlo Pelizza, titolare di un saponificio, getta ora nuova luce sulla vicenda: è da ritenersi infatti che gli inquirenti abbiano accertato che il saponificio chiavarese forniva all'oleificio la materia prima per produrre l'olio esterificato. La tecnica delle sofisticazioni è nota: i residui della depurazione dell'olio, invece di diventare sapone diventano oleine, dopo essere stati separati con un certo procedimento chimico. Le oleine vengono a loro volta esterificate, cioè private dell'eccessiva acidità, assumendo caratteristiche chimicamente identiche all'olio d'oliva: aggiungendo un po' d'olio autentico per dare aroma e colore, il gioco contro la salute pubblica è fatto. E' questo il caso dell'oleificio Sbragi? Trincerandosi dietro al segreto istruttorio, gli inquirenti si sono rifiutati di fornire qualsiasi delucidazione. L'inchiesta risale al luglio dello scorso anno, quando i carabinieri del Nucleo antisofisticazioni prelevarono nell'oleificio di Salita Coronata, a Sampierdarena, una prima serie di campioni di olio d'oliva. Le analisi, effettuate dal Laboratorio provinciale d'igiene, non rilevarono irregolarità. Tuttavia la Procura della Repubblica dispose una perizia d'ufficio che venne affidata al prof. Riccardo Monacelli dell'Istituto superiore di Sanità. L'8 gennaio scorso il perito giunse a questa conclusione: l'olio conteneva un'acidità elaidinica dello 0,3 per cento e, come tale, esso doveva considerarsi derivante da esterificazione. In merito alla tossicità del prodotto, il perito non si pronunciò in modo 'categorico. Il 9 gennaio, la Procura della Repubblica ordinò un secondo prelievo di campioni e dispose un minuzioso sopralluogo nell'oleificio allo scopo di individuare le attrezzature che eventualmente potevano essere impiegate per compiere le esterificazioni. Il risultato fu tale da indurre la magistratura ad ordinare la chiusura dello stabilimento nel quale (co me precisato da un comu nicato del ministero della Sanità) « era. stato possibile individuare sette vasche di prodotti oleari abilmente occultate *. Filiberto Dani

Luoghi citati: Carasco, Chiavari, Genova, Legnano