Tutti i rivali staccati sulla salita di Superga

Tutti i rivali staccati sulla salita di Superga A nove chilometri dall'arrivo l'episodio decisivo Tutti i rivali staccati sulla salita di Superga Nel finale restano insieme sette corridori - Motta, Dancelli e Mugnaini prendono un leggero vantaggio - Prima del Colle, Gianni sferra l'ultima offensiva e giunge solo al traguardo con 23 secondi di distacco - Bitossi, Adorni (che era caduto in salita), Taccone, Dancelli e Battistini nella scia del vincitore - La gara è stata velocissima, ad oltre 42 di media I campioni hanno fatto sul serio Ieri, nella Milano-Torino, a tre giorni dalla « Sanremo », i personaggi più popolari del nostro ciclismo si sono dat' battaglia. Al termine dei 201 chilometri di corsa, sulla pista del Motovelodromo di corso Casale, si è affacciato per primo Gianni Motta. Poi, a 23", si sono classificati nell'ordine Bitossi, Adorni, Taccone, Dancelli e Battistini: gli uomini migliori e più in forma, in una scala di valori che riflette con assoluta esattezza la realtà. C'è voluto del tempo per assistere alla lotta, la Milano-Torino, a media sostenuta, non ha offerto per le prime ore troppi palpiti di emozione. Ari agitare le acque erano gli « isolati », ragazzi senza stipendio in cerca di un impiego. Ma, come un coraggioso metteva il naso alla finestra, i gregari delle squadre più forti gli si gettavano nella scia, obbligandolo presto a rinunciare ai propositi bellicosi. La corsa, sia pure ad una media che s'aggirava sui 42 all'ora, un po' languiva. , Ma, in sostanza, era un buon segno, dal momento che significava come gli atleti di maggior nome, una volta tanto, s'animassero di serietà di intenti, con l'obiettivo di impedire le fughe traditrici per giungere tutti insieme all' unica difficoltà del tracciato: quella salita di Superga dove la lotta si sarebbe accesa senza possibilità di equivoci. Francamente, si sentiva bisogno di questa serietà; perché le manifestazioni d'apertura di stagione avevano generato l'ombra del dubbio sulle reali condizioni dei nostri ciclisti di più notevole fama, perché il Giro della Sardegna e la « Tirreno-Atlriatico » trop pe volte avevano visto parecchi campioni giocare al ri sparmio. Solo Bitossi era ve mito alla ribalta con il tono spigliato di chi gioca a carte scoperte, gli altri invece erano rimasti dietro le quinte, dando l'impressione curiosa di essersi messa la sordina. E la logica era sfociata in un interrogativo: i fuoriclasse risparmiavano energie in vista della Milano-Sanremo oppure nascondevano sotto l'apparenza d'una tattica astuta qualche più o meno colpevole sbaglio di preparazione? Ieri l'altro sera, a Milano, al termine d'una lunga, amichevole chiacchierata, rivolgemmo la domanda a Motta. Gianni non ebbe un attimo di esitazione. «Se qualcuno le dica — ci rispose — che non vince perché non vuol vincere, sono parole al vento. Non lo nego, alla vigilia, magari, si pensa di evitar gli sforzi troppo violenti, che possono anche essere dannosi. Ma, quando si sale in sella, la musica cambia. Ed il successo — non importa in quale gara — fa gola a tutti » «E tu, allora, nella MilanoTorino? ». «Io? Io sono sincero: se mi capita a tiro l'occasione, cerco di sfruttarla ». Albani, il suo direttore tecnico, fu pronto a prender la palla al balzo. «E' vero, è verissimo. Se gli capita l'occasione, Motta la sfrutta ». Poi aggiunse, a voce bassa: «E sarebbe una grazia. Perché Gianni ha proprio necessità di un successo per convincersi d'essere in buone condizioni fìsiche, preparato come, forse, mai io è stato, in questo periodo dell'anno :». L'occasione buona. Capitò sulle rampe iniziali della salita di Superga. Il gruppo aveva il flato grosso, s'era spremuto a raggiungere Meco, l'abruzzese che funziona da leader della simpatica pattuglia della Max Meyer. Subito, il plotone s'allungò, nel tratto che porta al bivio di Pavarolo. I più forti erano al comando, a sorvegliare il ritmo. La fila ebbe un sussulto, cadde Adorni, senza eccessivi guai, qualche contusione ad una gamba. Ma Vittorio rimase intrappolato con gli ultimi ed intanto, nelle posizioni di testa, s'era scatenata la bagarre. La rampa di Superga non è lunga, ci fermammo circa a metà, là dove l'erta concede un attimo di respiro, avanti i tornanti conclusivi. Sette uomini guidavano la gara, Motta, Dancelli, Bitossi, Ventu- relli, Mugnaini, Zandegù e Preziosi. Dietro venivano, insieme, Adorni e Taccone. Gli altri, ormai, avevano perso la partita. Per un po' fece l'andatura Bitossi, quindi prese il comando delle operazioni Motta Quattro pedalate rabbiose. Cedettero Bitossi, Zandegù, Venturelli, Preziosi. S'era di nuovo in salita. Il brianzolo diede uno sguardo a chi gli rimaneva a ruota. Due soltanto. Dancelli e Mugnaini. Uno scatto. E Mugnaini sì arrese. A fianco a fianco, faticavano Motta e Dancelli, i due ex compagni di squadra, che, nel 1867 sembrano divisi da una aspra rivalità. Per Motta, era l'occasione nell'occasione. Un altro scatto: e Gianni restò solo, nonostante il disperato tentativo del campione d'Italia, che prima di cedere, lottò a lungo, staccato di dieci, venti metri. Via, allora, al Motovelodromo. Con Motta scatenato. Ma, alle sue spalle, giù per la discesa, Bitossi e Dancelli stavano giocando il tutto per tutto e le ultime notizie informavano che il loro distacco s'era ridotto a 15 secondi. Sassi, corso Casale, un paio di chilometri di battaglia furiosa. Motta avrebbe tenuto sino al fondo? C'era folla, sugli spalti del Motovelodromo. E la folla proruppe in un urlo. Entrò Motta, ancora solo. Compì il giro di pista sorridendo, tagliò il traguardo da trionfatore. A meno di mezzo minuto, gli inseguitori più accaniti. E Bitossi s'impose allo sprint, davanti ad Adorni, Taccone, Dancelli e Battistini. A 47" Mugnaini. A 2'32" un drappello (regolato in volata dal sorprendente Meco) composto da ventinove atleti. Compreso Rudy Altig, che riusciva così a portare a compimento la prima corsa dopo il delicato intervento operatorio ad una gamba, intervento effettuato il mese di gennaio Gigi Boccacini Ordine d'arrivo: 1. Gianni Motta km. 201 in ore 4,46'12" (media km. 42,188); 2. Bitossi a 23"; 3. Adorni; 4. Taccone; 5. Dancelli; 6. Battistini. tutti con il tempo di Bitossi; 7. Mugnaini a 47"; 8. Meco a 2'32"; 9. Vigna; 10. Preziosi; 11. Albonetti; 12. Mantovani; 13. Binggeli; 14. Cucchietti; 15. Galbo; 16. Campagnari; 17. Benfatto; 18. Negro; 19. Poggiali; 20. Ugo Colombo; 21. Pifferi; 22. Armani; 23. Zandegù; 24. Panizza; 25. Basso; 26. Balletti; 27. Altig; 28. Bariviera; 29. Destro; 30. Meldolesi; 31. Lievore; 32. Neri; 33. Mealli; 34. Tosello; 35. Stefanoni; 36. Mannucci, tutti con lo stesso tempo di Meco. Motta dopo avere staccato tutti gli avversari taglia vittorioso il traguardo di Torino