«Dormivo e fui svegliato dai rantoli di Ombretta» dice Nigrisoli: «Mi alzai e le feci una iniezione»

«Dormivo e fui svegliato dai rantoli di Ombretta» dice Nigrisoli: «Mi alzai e le feci una iniezione» Continua l'interrogatorio del medico accusato di uxoricidio «Dormivo e fui svegliato dai rantoli di Ombretta» dice Nigrisoli: «Mi alzai e le feci una iniezione» Sottiene di averle iniettato un cardiotonico, ma l'accusa dice che si trattava di curaro - Dopo poco la signora morì e la fiala che conteneva il liquido scomparve - L'imputato, nel primo processo, disse di averla gettata nel bagno; oggi ha cambiato versione: «Mi cadde in terra mentre tiravo fuori il fazzoletto per asciugarmi le lacrime » - Il medico anche ieri ha risposto con fredda calma a tutte le domande - Sui suoi rapporti con Iris Azzali ha detto: «Le chiesi se mi avrebbe sposato, ma solo per la vanità di sentirmi dire di sì» (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 15 marzo. Anche oggi nella seconda giornata dell'interrogatorio di Carlo Nigrisoli, già condannato all'ergastolo per uxoricidio, 10 scopo perseguito dal presidente della Corte d'Assise d'Appello dr. De Mattia è stato di trovare nella narrazione dell'imputato una risposta agli interrogativi in cui è riassunta tutta questa oscura vicenda: Ombretta Nigrisoli nella notte del 14 marzo 1963 è morta per cause naturali o è stata uccisa di proposito dal marito con un'iniezione di Sincurarina. il potente veleno usato con tecniche speciali dagli anestesisti in camera operatoria? Le contestazioni del Presidente, lucide, incalzanti e spesso insidiose, hanno avuto per oggetto alcuni capisaldi del processo: che cosa accadde minuto per minuto fra le 22,30 e le 23, nella mezz'ora fatale in cui Ombretta morì? Quali furono le reazioni, anche psicologiche, del marito ora imputato? Qual è la vera storia delle inquietanti iniezioni che Carlo Nigrisoli, a cominciare dalla metà di febbraio di quell'anno, prese a praticare alla moglie, sebbene lei ne fosse atterrita? Perché egli aveva sottratto dalla camera operatoria fiale di Sincurarina? E qual era la natura dei suoi amori con Iris Azzali, la giovane e graziosa dattilografa che, secondo l'accusa, avrebbe infiammato Carlo Nigrisoli al punto di fargli perdere la testa? Nelle prime battute dell'interrogatorio l'imputato ha negato recisamente di avere appreso la sera del 14 marzo che la moglre il giorno successivo si sarebbe allontanata da casa per trascorrere qualche tempo dai genitori a S. Pietro in Bagni: l'energia con cui ha sostenuto di non avere saputo nulla si spiega con l'importanza dell'argomento. L'accusa sostiene infatti che egli avrebbe deciso di perpetrare 11 delitto subito quella notte, l'ultima in cui la moglie era ancora a tiro delle sue tragiche siringhe. Presidente — Lei ha detto che quella notte, quando fu svegliato dai rantoli della mo glie, cianotica e priva di sensi, le fece un'iniezione endovenosa di Micoren. In quale posizione era sua moglie? Il suo corpo reagì quando le applicò al braccio il laccio emostatico!" L'inìe zione fu difficile? Nigrisoli — Mia moglie era nella posizione in cui l'avevo collocata io allora, appoggiandole sul cuscino la testa che avevo visto sporgere dal letto, svegliandomi. All'applicazione del laccio non reagì; l'iniezione non fu difficile perché io cono scevo le sue vene. Dice queste cose con fredda oggettività, come parlasse non della moglie morente, ma delle fasi di un esperimento. E' seduto dinanzi al seggio presi denziale, una gamba sull'altra, a suo agio; ha le mani incrociate, con il pollice sinistro accarezza di continuo il pollice destro: ed è questo l'unico segno della tensione da cui non può non essere dominato. Fatta l'iniezione, la signora peggiorò; lui fece ac correre la suora con la barella; nel frattempo prese in braccio là moglie, « per guadagnare tempo», egli dice. Presidente — Non è buona norma lasciare adagiata una persona colta da collasso? Non o'è pericolo di peggiorarne le condizioni prendendola in braccio? Nigrisoli — Io l'ho fatto con delicatezza. Il Presidente insiste nelle contestazioni per sapere come mai egli abbia lasciato trascorrere l'Intera mezz'ora fata le senza avvertire né 1 suoi genitori, né l'amico e medico curante dr. Frascaroli; lui risponde: « Per prima cosa bisogna soccorrere il paziente * No, non svegliò 11 figliolo che dormiva nella camera attigua: «Perché avrei dovuto farlo?* La curiosità del Presidente su questo punto era di sapere se in quei momenti egli abbia perduto la testa, come chi si trovi al cospetto di un'improv visa catastrofe Nigrisoli soggiunge: «No, il mattino sue cessivo non cercai di spiegarmi quale fosse stata la causa del collasso No, non ho chie sto al bambini che cosa avesse fatto e detto lei prima di coricarsi » Niente orgasmo, niente curiosità. Ma quell'iniezione fu davvero di Micoren? O non piuttosto di Sincurarina? Questo dilem ma conferisce drammatica im portanza all'interrogativo: do ve andò a finire la fiala vuota? In istruttoria egli disse: « La misi in una tasca del pigiama e, poco dopo, la gettai nel gabinetto ». Oggi ha mutato versione « La misi nella tasca del pi giamo. Un'ora dopo la morte di mia moglie andai piangendo in un gabinetto da bagno della clinica; per asciugarmi le lacrime, tolsi di tasca il fazzoletto e udii qualcosa cadere a terra. Forse era il vetro del- la fiala. Non ci feci caso: non ne avrei avuto motivo ». Presidente (con severa cortesia) — Senta, dottore, lei in quei momenti era circondato da una speciale atmosfera: tutti l'accusavano di avere avvelenato la moglie: nell'udire cadere quella fiala vuota avrebbe dovuto intuire l'utilità di raccoglierla e mostrarla a quanti dubitavano di lei. Lui non obbietta nulla. Ma eccoci al misterioso episodio dell'iniezione endovenosa di Calcibronat che il dr. Nigrisoli praticò alla moglie il 15 febbraio, un mese prima dei giorno fatale. Lei ebbe uno svenimento che durò due ore e mezzo; il che la insospettì perché aveva notato che il marito, prima di farle l'endovenosa, sebbene tutto fosse pronto in camera da letto, si era recato ad « armeggiare » nel bagno. Il mattino successivo ella fece un'ispezione e vi trovò le due fiale di Sincurarina. Presidente — Lei ha detto di avere preso quelle due fiale in camera operatoria. In quale giorno t Nigrisoli — Nel giorno In cui feci l'iniezione. La risposta suscita impressione: il P. M. dr. Ernesto Dardani prende appunti, convinto della validità della tesi di accusa: in quell'iniezione erano mescolati Calcibronat e Sincurarina; insomma, fu la prova generale dell'uxoricidio. Ma l'atmosfera s'accende nell'aula: il Presidente chiede quanto sia durato lo svenimento della moglie; lui risponde: «Dieci minuti, un quarto d'ora ». In istruttoria aveva detto: «Mezz'ora, quaranta minuti ». Come mai tanto divario? Lui sì giustifica: «Durante l'istruttoria c'era un'enorme confusione nella mia testa. Fino ad agosto fui affetto da glicemia *. Nigrisoli dice di avere preso le due fiale di Sincurarina, per mostrarle a Iris Azzali: 11 suo piano era di distoglierla dall'abbandono, dicendole: «Se mi lasci, mi ammazzo con questo veleno ». Quell'iniezione aveva prodotto la reazione che si è vista; la moglie ne fu atterrita e disse dì non volerne subire altre; e il dr. Frascaroli le sconsigliò, eppure lui tentò di farne ancora. Perché? Nigrisoli — Il dr. Frascaroli era il cardiologo; io, il medico: toccava a me scegliere le medicine. Proposi a mia moglie di mescolare il Calcibronat a una dose di soluzione fisiologica. Rinunciai, perché mia moglie rifiutò. Le iniezioni dominano 11 prò cesso Ombretta odiava le fiale e le siringhe; ma lui insisteva nel centrarle le vene con l'ago e a praticarle punture intramuscolari: cosi fino al 7 marzo. Le iniettò In quel perle do Dopatox 500 ed Ergoslo Perché? Nigrisoli — Era lei che lo voleva Preparava tutto: face va bollire la siringa, aspirava il liquido e mi chiamava al l'ultimo momento. Le Iniezioni di Dopatox le piacevano mol tissimo * Il Presidente detta al canee! liere l'ultima frase: tipica del profondo contrasto esistente fra le dichiarazioni dell'lmpu tato e le confidenze raccolte dalla signora Scarano, moglie del dr. Frascaroli. dalla viva voce di Ombretta: costei temeva che il marito con le sue iniezioni volesse «farla fuori». I suoi amori con Iris: ecco il tema ora sul tappeto. Perché una notte egli costrinse la moglie a telefonare alla ragazza per scongiurarla a non abbandonarlo? Nigrisoli — E' stata un'iniziativa di mia moglie! Quella notte io ero stato colto da una colica epatica. Ero molto depresso e afflitto. Mia moglie me ne chiese il motivo. Io le risposi che l'Azzali voleva lasciarmi, e lei, di testa sua, mentre io ero nel gabinetto da bagno, le telefonò. Quando udii che le diceva: « Non lo lasci... Lo faccia per i miei figli... » io intervenni e le feci troncare la comunicazione. Presidente — L'Azzali non ha detto che la telefonata sia stata interrotta. Ma i suoi sentimenti per quella ragazza erano seri. Nigrisoli — Seri... non esageriamo... signor Presidente. Siamo uomini... (ilarità). Quando si fa all'amore con una ragazza si finge che ci sia anche del sentimento. Le frasi che lè scrivevo erano tutte esagerazioni. E' vero: le chiesi se mi avrebbe sposato, ma per la vanità di sentirmi dire di sì. Presidente — Nel primo dibattimento lei è stato più sincero: ha ammesso di avere avuto una vera passione. Nigrisoli — Allora non ho avuto la possibilità che ora mi offre lei, signor Presidente, di aprirle il mio cuore. Soggiunge che in febbraio egli era ben deciso di awici- narsi alla moglie, ma aveva bi sogno di essere ancora alutato da Iris. Presidente — Non avrebbe potuto tagliare corto: prendere un aereo, solo o con sua moglie, e allontanarsi da lei? Sarebbe stato meglio. Ma mi ) ae. nahe lè ami adinre ho mi di io ci- dica, perché raccontò all'Azzali che sua moglie era affetta da cancro e aveva i giorni contati? Nigrisoli — L'idea m'era stata involontariamente suggerita da mia moglie; era ossessionata dall'idea di avere il cancro. Ho fatto male e me ne vergogno, signor Presidente, sono molto pentito. Presidente (con vivacità, senza Ironia) — Il pentimento è sempre lodevole. Ed ecco novità. In istruttoria l'imputato aveva detto che, quando Iris s'avvide di essere incinta, egli la portò da un medico che le interruppe la maternità. Ora sostiene che non ci fu né gravidanza, né aborto. La diagnosi fu sbagliata, e lui nascose la verità,a Iris per non deluderla sulla sua possibilità di avere figli. Presidente — Perché lei disse ripetutamente a sua moglie: « Uno di noi due deve sparire*? Nigrisoli (con energia) — Qui c'è un grosso equivoco. Quella frase la dissi una sola volta, in un momento d'ira, molto prima di quel mese di marzo. E aggiunsi: «...e poiché tu sei molto più importante di me per i nostri figli, devo sparire io ». Carlo Nigrisoli, su richiesta del dott. De Mattia, ha quindi ricordato il diverbio avuto con il padre, ammettendo che si trattò di uno « scontro violento ». Dopo una decina di minuti dalla morte di Ombretta, «mio padre entrò nella camera n. 20 e guardò il corpo esanime. E' vero che quando uscì mi schiaffeggiò: non ricordo se mi sfilai la cintura, ma è comprensibile che abbia avuto un moto di reazione *. Presidente — Come spiega la telefonata fatta il mattino seguente all'Azzali per comucarle la morte di sua moglie? Nigrisoli — Mi sono trovato tutti contro, familiari e amici, perciò avevo bisogno di parlare con qualcuno che mi sollevasse, di sentire una voce amica, e ho telefonato quindi al Guggia (datore di lavoro di Iris Azzali). Presidente — Ma questo Guggia era proprio un suo grande amico? Nigrisoli — Ho telefonato al Guggia e all'Azzali: in fondo, quest'ultima non mi aveva fatto nulla di male. Le contestazioni s'infittiscono, i difensori protestano e '.1 bi to iPresidente esclama: «Insisto be eua i? mi su questa telefonata perché vorrei capire che cosa passa per la testa di questo signore » L'interrogatorio prosegue domattina. Furio Fasolo Carlo Nigrisoli, a destra, davanti ai giudici ieri al termine dell'udienza (Telef. A. P.)

Luoghi citati: Bagni, Bologna