Il bandito Cimino ha confessato d'avere ucciso i fratelli Menegazzo di Gianfranco Franci

Il bandito Cimino ha confessato d'avere ucciso i fratelli Menegazzo Chiarito il più importante dubbio della rapina di Roma Il bandito Cimino ha confessato d'avere ucciso i fratelli Menegazzo "Non volevo ucciderli, volevo soltanto intimorirli" - La rivelazione sarebbe avvenuta nell'interrogatorio di lunedì - Ha pure ammesso di avere sparato per primo contro i carabinieri il giorno della sua cattura - Si attende ora che faccia il nome del "terzo uomo" - Smentite le dichiarazioni del detenuto di Vicenza sugli organizzatori del "colpo" (Nostro servizio particolare) [sRoma, 14 marzo. Leonardo Cimino ha con- fessato di essere stato lui!a uccidere i fratelli Gabrie- le e Silvano Menegazzo. La confessione è avvenuta ieri, durante l'interrogatorio cui fu sottoposto da parte del giudice istruttore, dott. Giovanni Del Basso, nella camera dell'ospedale San Filippo Neri dove è ricoverato dal giorno della sua cattura. Il « killer » di via Gatteschi e della via Salaria si è assunta così in pieno la responsabilità dell'agghiacciante delitto. « Non volevo ucciderli, volevo soltanto intimorirli », ha tentato di spiegare al magistrato. Le parole gli uscivano a fatica dalla gola devastata da uno dei proiettili che lo raggiunsero quando cercò di fuggire sparando contro i carabinieri. Ha confermato anche di aver usato per primo la rivoltella ed è importante perché già da vari giorni circolavano voci secondo le quali il suo ferimento sarebbe avvenuto in modo assai diverso. Cimino, invece, ha ammesso di aver cercato una via di scampo mettendosi a sparare dalla finestra della casupola di via Basilio Puoti, ma ha voluto sostenere che anche in questa occasione non voleva colpire nessuno. La confessione di Cimino può dunque dirsi completa anche se ieri il giudice non ha potuto muovergli le ne cessane contestazioni. Le condizioni del ferito non permettevano di protrarre troppo l'interrogatorio e per conoscere il resto non mancherà il tempo. Ci si attende ora che Cimino faccia il nome del « terzo uomo » che Franco Torreggiani non è stato in grado di indicare se non con il vago nomignolo di v;Frangois» e che voglia dire dove sono finiti i gioielli rapinati ai fratelli Menegazzo. Il bandito ieri sera appariva affaticato. Per facilitargli la respirazione, i medici sono stati costretti ad applicargli nuovamente la sonda alla trachea. « La sua vita — ci ha precisato stasera il prof. Mazzarella, primario del reparto chirurgico — non corre pericoli almeno per l'immediato futuro. Egli ignora del tutto di dover restare per sempre paralizzato ». Oggi Cimino non è stato sottoposto ad alcun interrogatorio. 11 giudice si è recato invece stamani al carcere di Rebibbia per sentire ancora Franco Torreggiani. Lo accompagnava un funzionario della squadra mobile e pare che gli siano state mostrate foto segnaletiche perché cercasse di individuarvi, secondo il desiderio da lui stesso espresso, Mario Francois. Sull'esito del tentativo è stato mantenuto il riserbo. Si è solo saputo che il « miope » di via Gatteschi è stato tolto dall'isolamento e posto in una cella con altri tre detenuti. Stasera a Palazzo di Giustizia si è svolta una lunga riunione nello studio del giudice istruttore. Vi hanno partecipato il colonnello Ippolito, comandante del nucleo dei carabinieri, ed il dott. Sciré, capo della mobile. Il funzionario, al quale va il merito di aver identificato con sicurezza gli uccisori dei fratelli Menegazzo, ha detto di non credere alle « rivelazioni » di Bruno Rodighiero. Per Sciré, la « confessione » del detenuto vicentino è solo un frutto di fantasia. Certamente non fu lui a sparare sulla via Salaria contro i due cassieri di banca e si contesta anche il ruolo di organizzatore della rapina di via Gatteschi che il Rodighiero si è assunto. « Smentisco categoricamente — ha dichiarato il funzionario — di aver orientato le indagini sulla rapina che costò la vita ai fratelli Menegazzo in base alle affermazioni di Bruno Rodighiero. Il suo nome gli inquirenti lo hanno appreso per la prima volta dai giornali ». Sciré ha aggiunto che nemmeno Franco Torreggiani durante la confessione ha fmtto il minimo accenno al Rodighiero. Ma se per la rapina di via Gatteschi non è possibile ancora stabilire se nel racconto del detenuto ci sia un fondo di verità, per quella della via Salaria la sua « confessione » appare del tutto campata in aria. « Ben sessantadue testimoni — ha detto Sciré — riconobbero in Leonardo Cimino colui che fece fuoco sui due impiegati di banca ». Gianfranco Franci La detective francese Anne-Marie Labro, a sinistra, e la signora Jacqueline Fouquet fotografate ieri a Viterbo subito dopo essere state rimesse in libertà (Telef. A. P.)

Luoghi citati: Roma, Vicenza, Viterbo