Due operai muoiono sepolti da una frana che li trascina in un burrone per 40 metri

Due operai muoiono sepolti da una frana che li trascina in un burrone per 40 metri Ima sciagura in una ca della Vaile si'A.osti Due operai muoiono sepolti da una frana che li trascina in un burrone per 40 metri I due cavatori di marmo avevano 37 e 30 anni - Provenivano dal Veronese e da pochi mesi si erano stabiliti presso Champdepraz - Due uomini li hanno visti arrampicarsi lungo il costone roccioso, poi precipitare travolti dal materiale che franava - Le salme recuperate dopo ore di ricerche (Nostro servizio particolare) Saint-Vincent. 7 marzo. Due operai hanno perso lavita oggi pomeriggio in una cava di marmo della Valle di Aosta trascinati da una fra-na in un burrone di quaranta metri. La sciagura è accaduta alle 14 circa nel comune dì Champdepraz in località La Pessola. I due cavatori, Alfonso Rozza, di 30 anni, ed Eugenio Lucchi, di 37 anni, che era anche 1) capo del piccolo cantiere, sono morti sul colpo orrendamente schiacciati. I loro corpi sono stati trovati dopo parecchie ore sotto l'enorme massa di detriti. La sciagura ha colpito profondamente tutta la valle. Ad aiutare 1 vigili del fuoco di Verrès e di Aosta nella pietosa opera dl ricerca delle salme erano affluiti, non appena ne era stato dato l'allarme, decine e decine di operai che lavorano nelle numerose cave del dintorni e che hanno rimosso con l'aiuto di un bulldozer centinaia dl metri cubi di materiale. Il Lucchi e il Rozza, origi¬ nari di Selva di Progno, in provincia di Verona, erano a: giunti in valle alla fine del a 1966. Dal 1" gennaio di quei sfanno lavoravano alla cava -,* La Pessola » di proprietà 7 o e o e i a a n i ¬ ntspdeli'impresario Freydoz di lChampdepraz e ora ceduta in affitto al cugino del Lucchi Lionello, un industriale di Verona, che ne cava del serpentino, usato per pavimenti. Testimoni della sciagura sono stati due abitanti di Champdepraz (il paese posto di fronte alla cava), che per caso stavano osservando il Lucchi ed il Rozza arrampicarsi lungo un costone roccioso per giungere in prossimità del punto dove stamane erano state fatte brillare due mine. « Salivano lentamente. No7i erano legati in cordata. Il luogo è abbastanza pericoloso — ci ha dichiarato Michele Casanova, di 34 anni, uno dei testi —; ari un certo momento ho visto la montagna per un largo tratto franare. E' stato terribile. I due uomini hanno annaspato nell'aria. Forse hanno cercato di afferrare un appiglio. Sono scomparsi poi nel grande polvero- niflStscgltvAbllaz1vmap ne cadendo per quaranta metri. Dopo pochi secondi erano spariti sotto un enorme cumulo di materiale. Al rombo sprigionatosi dalla montagna per la frana è seguito un si- lenzio impressionante». Il Casanova è corso al telefono ad avvertire i carabinieri. Sul posto si sono recati il pretore di Donnaz, dott. Alfredo Arioti, il comandante la tenenza dei carabinieri di St-Vincent, sottotenente Martino Eliseo, il comandante 'a stazione carabinieri di Verrès competente per territorio, brigadiere Carlo Scanferla. Per la ricerca dei corpi, che è stata ardua, sono intervenuti i vigili del fuoco di Verrès e di Aosta, coadiuvati, come abbiamo detto, da numerosi volonterosi. La salma del Lucchi è stata la prima ad essere rinvenuta alle 16,30, dopo due ore e mezzo circa dalla frana. Alle 18,30, quando ormai imbruniva, sotto i 150 metri cubi di materiale veniva recuperato anche il corpo del Rozza. In serata le due salme, deposte in un primo tempo in una baracca accanto alla cava, venivano chiuse nelle bare, per evitare al parenti di vedere i corpi straziati. Alfonso Rozza era scapolo. Eugenio Lucchi aveva due figli. Rosella, di 11 anni, che frequenta la quinta elementare, e Flavio, di 6 anni, che ancora va all'asilo Le due bare sono state trasportate in serata alla casa del Lucchi. dov'è stata allestita la camera ardente. Giovedì con ogni probabilità si svolgeranno i funerali a Verrès j v