Cimino catturato da duecento carabinieri Il complice l'accusa dell'assassinio dei due fratelli

Cimino catturato da duecento carabinieri Il complice l'accusa dell'assassinio dei due fratelli Era ricercato da 48 giorni per l'uccisione dei gioiellieri romani Cimino catturato da duecento carabinieri Il complice l'accusa dell'assassinio dei due fratelli Il difensore di Franco Torreggiai ammette che il suo cliente ha partecipato alla tragica rapina, convinto che si trattasse di uno scippo Ma aggiunge: «E' stato il Cimino a sparare contro i fratelli Menegazzo» - Il malvivente, trentasettenne, era nascosto con due amici in una casupola oltre Monte Mario - Su di lui vi era una taglia di undici milioni - All'alba di ieri i carabinieri (protetti da corpetti anti-pallottole) circondano la baracca - Due dei fuorilegge si arrendono subito - Cimino, in pigiama, tenta di fuggire dalla finestra Un capitano gli sbarra la strada: «Arrenditi!» - Il criminale fa fuoco con la rivoltella, l'ufficiale risponde e lo colpisce a una gamba, a un braccio e alla gola - E' gravissimo: se i medici lo strapperanno alla morte, forse rimarrà per sempre paralizzato '/Nostro servizio particolare) Roma, 7 marzo. Un incubo che durava da quarantotto giorni è finito stamane all'alba: Leonardo Cimino di 37 anni e Franco Torreggiani di 22 — i due banditi ricercati per la rapina di via Gatteschi nella quale rimasero uccisi i fratelli gioiellieri Gabriele e Silvano Menegazzo — sono stati catturati dai carabinieri in una casupola di via Basilio Puoti, a Roma, presa in affitto da un loro complice, Mario Loria, venticinquenne. C'è stato un breve conflitto a fuoco. Nel tentativo di sfuggire all'accerchiamento, Cimino ha sparato cinque colpi di pistola contro un ufficiale dei carabinieri che ha risposto colpendo il bandito ad una gamba, ad un braccio ed alla gola. Stasera il bandito versa in condizioni gravissime in una cameretta al terzo piano dell'ospedale « San Filippo Neri ». Lo hanno sottoposto a due interventi chirurgici e si ritiene che possa salvarsi ma non è escluso che resti paralizzato agli arti. Una pallottola, penetrata attraverso la bocca, gli si è conficcata nella gola ledendo una vertebra cervicale. Franco Torreggiani e Mario Loria si sono invece arresi senza opporre resistenza. Nel pomeriggio sono stati portati al carcere di Regina Coeli e chiusi in celle separate, sorvegliati a vista dagli agenti di custodia. Il sostituto procuratore della Repubblica, dott. Santoloci, ed il giudice istruttore, dottor De Basso, si sono recati stasera in carcere per interrogare il Torreggiani. Sembra ch'egli abbia fatto qualche ammissione. Polizia e carabinieri erano certi che Leonardo Cimino e Franco Torreggiani si fossero nascosti a Roma: le misure di sicurezza predisposte da tutte le forze dell'ordine erano state tali, fin dalla sera del duplice delitto di via Gatteschi, da scoraggiare qualsiasi tentativo di allontanarsi dalla città. L'operazione conclusiva, quella che ha portato all'arresto dei banditi e del loro complice, ha avuto inizio verso le 2 della notte scorsa. Da tre o quattro giorni i carabinieri avevano avuto sentore che il Cimino e il Torreggiani si nascondevano nella zona che si estende tra Monte Mario e la borgata di Primavalle, ma soltanto ieri erano riusciti a localizzare con precisione il loro rifugio : una casupola di via Basilio Puoti 73. Costruita a metà costa di una collinetta, la baracca è nascosta da una parte da un dedalo di straduzze mentre dall'altra dà sull'aperta campagna. Una posizione ideale -— dicono gli inquirenti — per sfuggire a qualsiasi ricerca. Mario Loria l'aveva presa in affitto poco più di un mese fa per 17 mila lire al mese. Oltre duecento carabinieri, agli ordini del colonnello Arnaldo Ferrara, comandante della legione territoriale di Roma, e del capitano Vitali, comandante del reparto operativo, hanno circondato interamente la zona. Un gruppo di 20 uomini si è mantenuto ad una certa distanza, pronto ad intervenire in caso di necessità; un altro, composto da quaranta carabinieri, si è avvicinato al rifugio dei banditi. Avevano i mitra spianati, i petti protetti dai corpetti a prova di proiettile. La trappola è scattata alle 6,30. Insieme con un infermiere dell'ospedale « San Filippo Neri » che abita sullo stesso pianerottolo, i militi hanno bussato alla porta dell'appartamentino. E' stato il Loria ad andare a rispondere. « Sono Barigelli », gli ha detto l'infermiere ed il giovane gli ha aperto. Si è trovato dinanzi le canne dei mitra e delle pistole puntate ed un suo tentativo di fuga è stato inutile. Cimino ha udito il rumore. Infilate le pantofole e afferrata la pistola, ha cercato di fuggire in pigiama dalla fi- nestra posteriore. Ha visto il capitano Vitali che gli sbarrava la strada. « Arrenditi, Cimino. Sei circondato », gli ha gridato l'ufficiale. Il ricercato era balzato sul davanzale della finestra per spiccare il salto. Quando ha udito l'ufficiale ha avuto un attimo di esitazione. S'è reso conto di non avere via di scampo e ha sparato cinque rivoltellate verso il capitano che è riuscito a ripararsi dietro una bassa costruzione. Dalla sua pistola sono partiti quattro proiettili e tre hanno raggiunto il bandito. Cimino è stato visto portarsi le mani al volto e crollare all'indietro. Franco Torreggiani, rimasto addossato al muro della piccola stanza, ha urlato: «Basta, non sparate più. Mi arrendo ». E' stato fatto uscire con le mani alzate. Era pallidissimo e tremava. Cimino giaceva sul pavimento, ferito. Lo hanno portato subito all'ospedale « S. Filippo Neri » dove gli sono state praticate parecchie trasfusioni. E' stato neces- - sario metterlo nella tenda o i o a a n a e a a o è i o e o . e - ad ossigeno e nel pomeriggio è stato sottoposto a un secondo difficile intervento chirurgico per l'estrazione del proiettile. Le sue condizioni sono giudicate u molto gravi». La pallottola è penetrata nel midollo spinale conficcandosi tra due vertebre per cui si ritiene che egli resti paralizzato. Si temono anche complicazioni polmonari. L'appartamentino in cui Cimino e Torreggiani si nascondevano è stato trovato in disordine. V'era un tavolo rovesciato, alcune bottiglie di whisky e di cognac in frantumi, carte da gioco. Sparsi sul pavimento, scacchi, giornali a fumetti della serie « Kriminal » e le cronache del duplice delitto di via Gatteschi. La pagina di un settimanale era segnata in rosso. Riportava un articolo dal titolo: « Perché oggi i banditi uccidono ». Sono stati trovati anche appunti, libri di poesie di autori moderni (una ha per titolo «Sangue, violenza e morte » ), fogli su cui Cimino aveva composto versi, due pistole e occhiali da vista appartenenti al Torreggiani. C'era anche un medaglione d'oro. Sembra che Cimino e Torreggiani siano davvero gli autori della tragica rapina di via Gatteschi. Lo stesso difensore, avv. Rinaldo Taddei, ha ammesso la partecipazione del Torreggiam alla rapina. Sarebbe stato il Cimino a telefonare a Franco Torreggiani (che era a Pisa a fare il soldato) dicendogli di venire a Roma per un « lavoretto molto rapido e redditizio ». Gli proponeva uno scippo. « Torreggiani non ha ucciso nessuna — ha detto l'avv. Taddei — ed era pronto a co¬ stituirsi dopo il 9 marzo. Non lo ha potuto fare pri-ma perché temeva per la sila vita. Non posso contestare che abbia partecipato alla rapina perché suo fratello Giorgio me lo ha confermato. Ma non c'è dubbio che Franco non poteva sapere come sarebbe finito quello che riteneva un semplice scippo. Si è trovato coinvolto in un'impresa criminosa più grande di lui e di cui non aveva potuto prevedere la tragica conclusione ». L'arresto del Cimino e del Torreggiani è stato accolto con profondo senso di sollievo da parte di tutti i romani i quali hanno accomunato in un unico elogio sia la polizia sia i carabinieri. Il Procuratore capo della Repubblica, prof. Velotti, ha dichiarato : « Come cittadino e come magistrato sono ben lieto che finalmente Leonardo Cimino e Franco Torreggiani 3Ìano stati assicurati alla giustizia ». Abbiamo chiesto al colonnello dei carabinieri Ferrara che ha diretto l'operazione della notte scorsa se sarà pagata la taglia (11 milioni) posta sui malviventi. « Non lo so — ha risposto —, ma in genere le taglie vengono sempre pagate ». Appena appresa a notizia dell'arresto, la signora Ines Menegazzo ha detto: «La giustizia li ha finalmente raggiunti. Purroppo Silvano e Gabriele non possono tornare, ma è già molto importante che la egge abbia assicurato alla giustizia quelli lì. Sono certa che gli arrestati sono i responsabili della morte dei miei figlioli. Sono convinta che quei due al posto del cuore hanno una pietra. Prima del perdono mio e di mio marito essi hanno nsognoidei perdono dt Dio». Gianfranco Franci Leonardo Cimino nel letto dell'ospedale S. Filippo Neri dopo il duplice intervento chirurgico (Telefoto «A. P.») Franco Torreggiani, a destra, e Mario Loria arrestati con Cimino a Roma (Tel. A.P.J

Luoghi citati: Ferrara, Pisa, Roma