I fratellini di Settimo al lavoro per guadagnarsi la pagnottina di Remo Lugli

I fratellini di Settimo al lavoro per guadagnarsi la pagnottina Lo sconcertante episodio alle porte di Torino I fratellini di Settimo al lavoro per guadagnarsi la pagnottina Continuano ad arrivare lettere indignate a «Specchio dei tempi» - 1 genitori, immigrati, hanno otto figli: tutti meno il più piccolo (2 mesi) passano 16 ore al giorno a montare penne a sfera - Dopo la trasmissione della tv e la notizia apparsa su «La Stampa» i carabinieri hanno intimato al padre di mandare i figli a scuola - «Come posso rimediare il pane per tutti?» dice l'uomo, mezzo invalido (Nostro servigio particolare) j Settimo Tor., 6 marzo. Siamo andati a trovare 1 fratellini che per guadagnarsi la pagnottina montano penne a sfera dalle i alle 20. Erano apparsi giovedì sera per televisione, Insieme con il padre, nella rubrica « Giovani ». Dopo la trasmissione parecchi lettori ci avevano scritto lettere indignate contro il padre; una l'abbiamo pubblicata domenica nello « Specchio dei tempi»; oggi ne sono arrivate molte altre. La famiglia è quella di Salvatore Donato, 42 anni, manovale, immigrato a Settimo nel 1947 da Catanzaro. Nel novembre '51, ancora scapolo, andò al paese, per 1 morti. Conobbe una ragazza e si fidanzò. Due mesi dopo tornò g.ù, a sposarla. La fece venire su nel 'Si quando già erano nati due figli, Antonio che adesso ha 13 anni e uno che è morto, nel febbraio dell'anno scorso, a 12 anni," di leucemia. « Ho sempre lavorato in fabbrica — racconta Salvatore Donato — e la mia famiglia non ha mai patito la fame, anche se ho dovuto cambiare parecchi posti ». Nel maggio dello scorso anno, un infortunio: una distorsione a un piede. Sembrava una cosa da nulla invece fu necessaria una lunga degenza in ospedale e poi un complicato intervento. Il Donato vuole mostrarci la cicatrice chiusa con 49 punti di sutura, « Da allora — dice — non mi è più stato possibile fare lavori pesanti. Licenziato dalla acciaieria nella quale lavoravo, dopo sei mesi di malattia, ho cercato altre occupazioni, ma non ne ho trovate. L'unica salvezza, per mangiare, era quella delle penne a sfera ». I figli sono otto, dai tredici anni ai due mesi. Anche quello di quattro anni ha avuto le vesciche nelle dita e adesso ha i calli a forza di infilare i refill nella cannuccia di plastica, di avvitare i fondelli e chiudere 1 cappucci. Un'operazione che viene fatta migliaia di volte al giorno. Una delle tre stanze dell'abitazione — al plano terreno di una vecchia casa, con il soffitto alto poco più di due metri e mezzo (14 mila lire di affitto al mese) — è attrezzata con un lungo tavo laccio fiancheggiato da panche, sgabelli, sedie. E* qui che la famiglia Donato trascorre le sue ore. t Ci sono dei giorni — dice il padre — che ci fanno urgenza vogliono le biro in tutta fretta e allora bisogna rimaner fermi, continuare fino a notte tarda, alzarsi presto al mattino. Lo so che i bambini hanno voglia di andar fuori, a giocare, o che hanno sonno, ma se non si fa così, non si mangia ». Margherita, Rosetta, Maria di sette, nove, dieci anni, che già in passato avevano fre quentato la scuola con scarso profitto — tutte e tre so no in prima classe elementare — con il lavoro delle penne hanno praticamente tralasciato le lezioni. Ieri, dopo la trasmissione della Tv e la notizia apparsa su « La Stampa », i carabinieri sono andati dal padre e gli hanno intimato di mandare 1 bimbi a scuola. Stamattina ci sono andati tutti quelli in età sco lare. « D'accordo — dice 11 padre — è giusto che vadano a scuola, ma io devo pur rimediare il pane per tutti, potessi almeno ^trovare un posto, non da manovale che sarebbe troppo gravoso per le mie condizioni di salute-. Con lo sforzo di tutta la famiglia, le penne a sfera certe volte, a montarne diecimila, ci rendevano S500 lire al giorno ». Duemilacinquecento lire per montare diecimila penne. C'è da rimanere allibiti. Settimo passa per la ccapitale» della penna a sfera. Intorno alle cinque o sei fabbriche Indù striali che danno lavoro a ol tre. mille operai regolarmente assunti, ce ne sono altre qua ranta a carattere artigianale che si servono di manodopera occasionale. Ma la produzione di Settimo avviene in buona parte nelle case, affidata a donne e bambini. Le fabbriche sfornano pezzi e migliaia di mani, incallite anche se tènere di giovinezza, li montano. E que sta manodopera, naturalmen te, non ha assistenza alcuna né In caso di malattia, né per la vecchiaia. Per di più tra i lavoratori e le fabbriche c'è l'intermediario, una figura nel l'ombra, ambigua Se si chiede in qualche casa dove si montano penne chi è colui che le por ta e le ritira, ci si sente rispondere: «.Non sappiamo» oppure «Lo conosciamo soltanto di vista». Gli intermediari pagano 2500 lire per il montaggio di dieci mila penne, ma dalla fabbri ca ne riscuotono 3500 se non 4000. Un guadagno sproporzio nato rispetto alla miseria di chi ha sudato lunghe ore di lavoro. Remo Lugli Salvatore Donato e sei degli otto figli mentrs lavorano nella loro casa: stanno montando le penne a sfera per conto di un fabbricante di Settimo (foto Moisio)

Persone citate: Moisio, Salvatore Donato

Luoghi citati: Catanzaro, Torino