Nel diario degli uccisori di Sassari è annotato anche un altro delitto

Nel diario degli uccisori di Sassari è annotato anche un altro delitto L'Inchieste sulla sanguinosa rapina con due morti Nel diario degli uccisori di Sassari è annotato anche un altro delitto Nel documento, costituito da alcune agende, è scritto: « 13 giugno 1966, omicidio di Giuseppe Cosseddu » - Il Cosseddu, un agricoltore trentenne, fu soppresso a fucilate di notte - I quattro giovani banditi (arrestati e confessi) possedevano un vero e proprio arsenale: sequestrati centinaia di proiettili, micce, detonatori, rivoltelle, moschetti, baionette, arnesi da scasso le strutture di quel mondo è fare del sociologismo campato per aria. Ma non mancano le obiezioni ad una conclusione di questo genere. Ogni società, si osserva, ha la sub. frangia delinquente. Esprimono criminali le società arretrate e ne esprimono quelle ad alto sviluppo tecnologico: a seconda delle condizioni di ambiente il fenomeno si manifesta con caratteristiche determinate. La Sardegna, a quale stadio di sviluppo è giunta? Esiste nella isola una società omogenea, tutta livellata, con strutture identiche in Barbagia, nelle aree dell'insediamento petrolchimico (Porto Torres, Sarrok) o nel bacino minerario (Carbonia, Iglesias)? La risposta data da molti è che oggi nell'isola sono verificabili elementi contraddittori per la sopravvivenza di strutture arcaiche e per la com parsa di modi tipici della civiltà industriale. La Sardegna non è più soltanto o prevalen temente un popolo di contadini e di pastori, e non è ancora approdata nella sua interezza alla civiltà industriale. Dunque si danno situazioni diverse, ognuna delie quali produce la sua frangia delinquente. Al limite c'è il banditismo | cproprio della civiltà semindustriale e c'è 11 banditismo prò prio della società pastorale, con un'infinità di sfumature intermedie e persino con intrecci tra i due tipi di banditismo. Parlare di un solo tipo di banditismo, soltanto di quello legato al furto di be¬ stpesimcosp npssrpBnQmncnrmsmr chi prende a pretesto il delitto di La Caletta per negare ogni connessione fra banditi smo sardo e arretratezza di strutture, ha ben chiaro l'obiettivo di porre il fenomeno della delinquenza esclusiva- (Dal nostro corrispondente) Cagliari, 6 marzo. (g. f.) Un conflitto a fuoco fra malviventi e carabinieri è avvenuto stamane, nelle campagne di Sinnai, ai piedi del monte Serpeddì. Da quindici giorni le forze dell'ordine tentavano di identificare il nascondiglio del trentaduenne Giuseppe Contu di Jerzu, accusato del tentato omicidio e del tentato sequfrstro del professor Pisu. Il mese scorso, il giudice istruttore del tribunale di Lanusei aveva spiccato nei suoi confronti mandato di cattura. Il Contu ha un fratello studente universitario che saltuariamente insegna a Cagliari: la polizia lo pedinava per arrivare al fratello latitante. Stamane alle 7,30 è stato accerchiato un ovile: dentro c'erano due persone. All'intima zione di « alt » il Contu ha risposto col fuoco. Ne è seguito uno scambio di fucilate durato una decina di minuti. Il fuorilegge è riuscito a dileguarsi. "E" stato invece catturato l'uomo ch'era con lui: è il pastore quarantacinquenne Salvatore Mura di Seul, ferito ad una mano da un proiettile di mitra. Ferito (e arrestato ) un pastore Sparatoria fra malviventi e carabinieri a Cagliari mente come problema di polizia e non di bonifica sociale. Certo, lo studente Biddau ed suoi complici sorreggono fortemente un'impostazione simie. Ma sarebbe pericoloso illudersi che il banditismo sardo si esaurisca in essi, o comunque in giovani esaltati, tutti uguali a questi. Giuseppe Fiori (Dal nostro invinto speciale) Sassari, 6 marzo. Lo studente ventenne Antonello Biddau, allievo del terzo anno dell'Istituto tecnico per geometri di Sassari, era la «mente»; l'operaio ventiduenne Mario Marcello Ligios, occupato in un cotonificio sassarese, era il « diarista » e «contabile» della banda che sabato notte a La Caletta di Siniscoia — piccola borgata balneare a 76 chilometri da Nuoro, adagiata sulla costa nord-orientale della Sardegna — ha ucciso il tabaccaio sesBantottenne Giovanni Cherchi e l'ex sottufficiale di Marina Giovanni Vitiello. Al fratello minore del Ligios, il diciottenne Michele, e a Diego Calvisi, di 18 anni, toccava un ruolo sinistro ma subalterno: erano gregari disciplinati e decisi a tutto. Ora sembra che il quartetto non fosse alla sua prima impresa banditesca. Ieri la polizia ha trovato nella pensione sassarese di via Claudio Monet, dove abitava Mario Marcello Ligios, un arsenale e alcune agende. C'erano centinaia di proiettili di tutti 1 calibri (per armi che vanno dalla pistola 6.35 alla mitragliera di 20 mm), micce, esplosivi, detonatori, una pistola a tamburo e un fucile calibro 16, chiavi inglesi, arnesi per scasso, pezzi di armi smontate e baionette. Nell'ultima pagina di una delle agende figura questa breve frase: «La tabaccheria de La Caletta di Siniscoia ». Un'altra scritta dice: « 1S giugno 1966: omicidio di Giuseppe Cosseddu ». Il Cosseddu era un agricoltore trentenne di Mores, il paese dove la famiglia Ligios, originaria di Bitti, ha un'azienda agraria. Si celebrava, il 13 giugno, la festa del patrono, sant'Antonio. Poco dopo la mezzanotte Giuseppe Cosseddu, che aveva trascorso in paese la giornata festiva, s'avviò in campagna. Non fece molto cammino. Una scarica di pailettoni lo fulminò appena fuori Mores. Dell'omicidio fu accusato uno zio del giovane, che però potè dimostrare la sua innocenza ed ottenne di essere prosciolto in istruttoria. L'agenda trovata nella camera di Mario Marcello Ligios suggerisce adesso alla polizia una nuova pista. Ma non è soltanto questa l'indicazione ricavata dalie pagine di diario dei banditi Con meticolosità Mario Marcello' Ligios annotava tutte le sue vicende, i furti d'auto compiuti, i «colpi» in prò gramma, i quattrini spesi per la benzina o per comprare cartucce, le armi distribuite al complici e cose simili. Le agen de somigliano al libro mastro di un'azienda artigiana: nulla è omesso e i delitti vi sono elencati come fossero prestazioni d'opera, con tanto di uscite per costo di esercizio. Oggi nel cotonificio dove Mario Marcello Ligios lavorava la notizia della sua partecipazione al duplice assurdo omicidio de La Caletta ha impres sionato ma non sorpreso. Che il direttore e i compagni di lavoro lo ritenessero capace di uccidere, certamente no. Comunque da qualche tempo il giovane si comportava in modo preoccupante: era brusco, imperioso, cattivo, insofferente alla disciplina, svogliato « Rispondeva alle osservazioni — dice 11 direttore, signor Priverà — con impertinenza e persino con un tono di minaccia ». Ed eccosi all'Istituto tecnico per geometri. Nei compagni di Antonello Biddau sono evidenti i segni del turbamento Dicono: « Era un po' scontroso; con noi si tratteneva poco. Non ha mai avuto amici e non perché noi lo sfuggissimo: semplicemente non gli importava di avere amici. Si accendeva solo per descrivere la sua auto sportiva. Spesso mostrava un "pugno di ferro" con punte acuminate: gli piaceva recitare la parte del "duro". Ma in pratica non era un violento». Dicono i professori: «Studiavo poco ed eia indifferente ai brutti voti. Si assentava da scuola per lunghi periodi; poi. Quando veniva in aula, non mostrava il minimo interesse alle lezioni o ai discorsi dei compagni». Ieri la polizia ha trovato neila sua casa esplosivi, micce, « pugni di ferro », proiettili e catene con impugnatura a foggia di fruste. Il padre, commendatore Mario Biddau, noto grossista sassarese, è sconvolto. Già In passato lo aveva colpito una simile sventura per l'arresto del figlio maggiore, Ruggero, accusato di essere un ladro d'automobili. La condizione sociale dei giovani banditi, tre dei quali di famiglie benestanti, è ora pretesto di polemica per chi nega il nesso fra banditismo e arretratezza. II Biddau e i fratelli Ligios non corrispondono alla figura dei bandito tradizionale espresso dal mondo dei pastori nomadi. Di qui la considerazione che motivare il banditismo con l'arretratezza dei- 11 tabaccaio Giovanni Cherchi e Giovanni Vitiello uccisi dai 4 giovani banditi (Tel.) stiame, o soltanto di quello per così dire gangsteristico, significa specchiere parzialmente la realtà, che è ben più complessa. Potrebbe apparire una disputa accademica. In realtà