Nuove tecniche per affrontare i tumori maligni dell'ovaio di Angelo Viziano

Nuove tecniche per affrontare i tumori maligni dell'ovaio Nuove tecniche per affrontare i tumori maligni dell'ovaio Ampia relazione del prof. Dellepiane ieri sera all'Accademia medica torinese - Modernissimi metodi per controllare le condizioni della creatura ancora nel grembo materno Due interessanti relazioni sono state fatte ieri sera all'Accademia torinese di medicina dal prof. G. Dellepiane, direttore, e rial prof. A. Bocci, aiuto della clinica ostetrica e ginecologica dell'Università di Torino: la prima sul moderno trattamento terapeutico del carcinoma dell'ovaio; la seconda sul controllo delle condizioni del feto nel grembo materno e durante il travaglio di parto, al fine di ridurre ulteriormente la mortalità perinatale. Il tumore maligno che può colpire l'ovaio, mentre è largamente meno frequente di quelli di altri settori della sfera femminile (particolarmente del collo e corpo dell'utero), è invece di maggior insidia a causa della più profonda ubicazione dell'organo aggredito, della sua sintomatologìa inizialmente silenziosa e della più rapida evoluzione aggressiva di parti limitrofe. Tuttavia, se è diagnosticato al primo stadio e non esorbita dall'ambito ovarìco, è da considerarsi chirurgicamente guaribile in oltre l'80 per cento dei casi. Perciò è incoraggiante l'apprendere che la sua indagine diagnostica si è attualmente assai affinata e che, d'altra parte, si sono perfezionate tecniche operative, mentre altre rosee speranze sono venu- te nascendo dall'impiego della chemioterapia locale e generale. La cooperazione del trattamento chirurgico, il primario, con i mezzi radianti e chemioterapici ha fatto si che neppure quando il tumore ha varcato i confini dell'ovaio e si sta estendendo agli organi vicini sia da considerarsi incurabile, ricorrendo a modalità esecutive specialistiche. In merito al secondo tema va premesso che, mentre con la moderna ostetricia la mortalità materna si è già ridotta allo 0,5 per cento, la mortalità fetale si aggira ancora intorno al 2-3 per cento. Ma ad abbassare ulteriormente quest'ultima, ecco ora profilarsi una migliore possibilità di seguire le condizioni del feto nel grembo materno e nel corso del travaglio di parto, mediante nuovi tests, alla cui messa a punto ha assai concorso la Clinica ostetrico-ginecologica torinese. Poiché la capacità del feto di autoregolare il proprio equilibrio interno è legata alle molteplici attività della placenta (tanto che una ridotta funzionalità di questa crea una riduzione dell'apporto di ossigeno dal sangue materno alla creatura in gestazione, con sua sofferenza), una parte delle indagini controlla appunto '- funzione placentare (dosaggio degli ormoni estrogeni urinari delle 24 ore). Un'altra parte valuta più direttamente le condizioni cardiocircolatorie e metaboliche del feto. Tra l'altro oggi si può fare l'amnioscopia, cioè arrivare a vedere, mediante un tubo endoscopico introdotto in un canale della gestante il colore del liquido in cui è immerso il feto, sì da poter intuire un eventuale stato di insufficienza di ossigeno nel bimbo, nel suo terzo trimestre di gestazione. Inoltre, poiché a partire dal quarto mese, l'elettrocardiografia e la fonocardiografia, allorché i vari esami di laboratorio sollevino dubbi, possono accertare quando a ragion veduta ci sia pericolo per la vita del feto, si può stabilire se risulti indispensabile procurarne la nascita anticipata oppure si possa mantenere ancora una fiduciosa attesa di un proseguimento di maturazione intrauterina del piccolo essere. Questo nuovo orientamento ha già concorso ad una riduzione della mortalità perinatale. Angelo Viziano

Persone citate: Dellepiane