Guido Bergamelli (ritornato a casal dice: «Ora penso solo a vivere onesto e pulito» di Luciano Curino

Guido Bergamelli (ritornato a casal dice: «Ora penso solo a vivere onesto e pulito» Prosciolto dalle accuse per le rapine di Ciriè e Alpignano Guido Bergamelli (ritornato a casal dice: «Ora penso solo a vivere onesto e pulito» E' di nuovo a Pradalunga, in provincia di Bergamo, dopo aver trascorso 21 giorni in carcere con la minaccia dell'arresto e dell'ergastolo - Racconta: «Sono sposato da 5 mesi, spero di aver presto un figlio e vorrei mettermi a posto, avere un futuro sicuro e tranquillo » - La sua è stata un'esperienza dura e amara, « ma (aggiunge) ho avuto la fortuna di trovare un magistrato umano e scrupoloso» (Dal nostro inviato speciale) Bergamo, 2 marzo. Non facciamo di Guido Bergemelli un eroe. Non lo è e non è un martire. E' un uomo cui — non per colpa sua — 6 toccato un guaio grosso, e ne è uscito. Adesso è nella sua casa, con la moglie che lo tiene abbracciato stretto, come per paura che glielo riportino via. Anche lui, in alcuni momenti, non sembra ben certo che tutto sia davvero finito, e ha lampi d'angoscia negli occhi. Gli è facile, ora che è salvo, ripetere: «Non ho mai disperato. Ho sempre avuto fiducia nella giustizia ». La verità è un'altra: infinite volte, nelle tre. settimane passate in cella il dubbio lo ha afferrato e tormentato. Il panico di un erro re giudiziario, che lo avrebbe portato diritto all'ergastolo. Notti insonni, passate con lllquando sono uscito da San Vitcapo tra le mani, seduto sulla tare, mi sono sempre aspet- branda, nel buio a coltivare l'angoscia. Sempre solò in cella, senza un compagno che distragga con le chiacchiere, e va a finire che non si riesce pensare ad altro: libertà o ergastolo! Finché una sera il cappellano del carcere bussa alla porta della cella: «Bergamelli, ci siamo». «Ci slamo cosa? ». « E' libero ». L'altra sera, appena uscito dalla prigione, Bergamelli ai ha detto: t Sono stato ventun giorni con l'ergastolo sospeso sul capo » e la voce gli tremava. In chi esce da simile esperienza, si possono comprendere collera e rancore. Ma Bergamelli non si porta dentro né ira né furore, ma è amaro quando parla di sé e della prò pria condizione. « E' brutto essere un pregiudicato — dice —. Dallo scorso luglio, da tato quello che mi è capitato in questi giorni ». E la notte dell'S febbraio, quando la polizia milanese è andata a battere alla sua porta, Bergamelli ha svegliato la moglie: « Vengono a prendermi. Ma tu lo sai che non ho fatto nulla di male ». «Questo è il mondo per noi pregiudicati. Tu ci vivi e devi accettarlo. Ma proprio questo è il guaio ». E dice anche: « Se vado in una grande città mi mandano via con una diffida, perché sono "indesiderabile" ». I giorni scorsi, alla po lizia che gli domandava come faceva a vivere, ha risposto sarcastico: « Vivo vendendo a un collezionista i "fogli di via' che voi continuate a farmi » A Torino e a Milano gli hanno offerto lavori, anche buoni, ma non ha potuto accettarli perchè queste città gli sono proibite. « Qui, nella provincia di Bergamo avrei potuto fare il piazzista. Ma ho dovuto rinunciare, perche non posso guidare l'auto, avendomi la polizia ritirato la patente » Con un po' di soldi che gli ha mandato la madre vorrebbe aprire un negozietto: ma gli concederanno la licenza? Ha fatto domanda per gestire il circolo dell'Enal: gliela accetteranno? « Questa è passata — continua. — Ma è proprio tutto finito? Alla prossima rapina non verranno ancora a cercare Bergamelli? Se chiunque, per errore o per altro motivo, mi accusa, finirò di nuovo in prigione? Sentite: questo non è soltanto uno '''"go, ma è la mia paura di tutti i giorni. Sono sposato da cinque mesi spero di avere presto un figlio. Penso solo al futuro della mia famiglia, e a un futuro pulito ed onesto. Ma fino a quando sarò considerato "indesiderabile"? ». Bergamelli è amaro, e lo si può capire. Ma in questa d savventura ha trovato anche motivi di ottimismo e di fiducia. Del dott. Toninelli, il so stituto Procuratore della Re pubblica di ~ 'rino, cui era affidato il suo caso, dice: « Devo ringraziare il cielo che mi ha messo nelle mani di questo magistrato. Umano, scrupoloso. La prima volta che mi ha visto, mi ha detto: "Bergamelli, ci sono due soluzioni: la libertà o l'ergar'olo. Le assicuro che farò tutto il possibile per accertare la verità". E' stato dopo questa frase che ho incominciato a sperare». Gli dispiace di non poter andare a Torino (la « diffida » gli vieta il ritorno in questa città per il periodo, " tre anni) soprattutto perché vorrebbe strìngere la nano al magistrato e dirgli la sua gratitudine. Un'altra persona vorrebbe ringraziare a Torino. La signora Rabino, proprietaria del ristorarne « Città Giardino » che è stata in prigione per avere negato di averlo visto nel suo locale Anche lei è stata scarcerata ieri sera. Bergamelli e la donna si sono incontrati nel corridoio della Questura. «Lei è la signora Rabino, che è stata in prigione per causa mia? ». Era troppo imbarazzato e commosso per dirle tutto quello che aveva nell'animo. Anche adesso, parlando di lei, si commuove: «Una donna coraggiosa e onesta. Quante altre persone, al posto suo si sarebbero comportate come lei? Io le ero sconosciuto, per lei non contavo niente, e mi ha difeso ». Anche tutto il suo paese, Pradalunga, lo ha difeso. Dice Bergamelli: « Non potete capire che cosa significhi questo per uno come me. Scoprire che c'è gente che non ti guarda male perché sei stato in prigione, ma ti difende anche sopportando sacrifici, perché è sicura che stavolta in quest'imbroglio non c'entri ». Gente semplice e schietta. Qualcuno conosceva Bergamelli appena di vista. Tutti sapevano che era « uno di quelli d. via Montenapoleone » e che era stato due anni e tre mesi nel carcere di San Vittore. Comunque, non lo giudicavano per questo, ma per come viveva ora, un giorno dopo l'altro, a Pradalunga. E il vecchio parroco don Bianchi è andato a difenderlo dicendo: « Non posso confermare nessun alibi, ma devo dire che conosco Bergamelli come un galantuomo. Se risulterà che ha avuto che fare con la rapina e il delitto di Ciriè allora vuol dira che io non ho mai capito niente degli uomini » Luciano Curino