«Commedia al buio» al Carignano «La maschera e il volto» all'Alfieri

«Commedia al buio» al Carignano «La maschera e il volto» all'Alfieri «Commedia al buio» al Carignano «La maschera e il volto» all'Alfieri Il primo spettacolo è un lavoro farsesco dell'inglese Shaffer, rappresentato dalla compagnia di Zeffirelli, con Anna Maria Guarnieri e Giancarlo Giannini - Il famoso « grottesco » di Luigi Chiarelli ripreso da Edmonda Aldini ed Alberto Lupo La novità di Shaffer presentata ieri sera al Carignano con il suo titolo originale: Black Comedy, cioè « Commedia nera » o, appunto, « Commedia a) buio », confida, per divertire il pubblico, nella formula « platea illuminata, palcoscenico al buio». In realtà, la scena è quasi sempre inondata di luce, ma si finge che sia immersa nelle tenebre per costringere gli attori a muoversi a tentoni, brancolando come ciechi. Quando invece si suppone che la vicenda si svolga In piena luce, la ribalta rimane spenta. La trovata scatta con un corto circuito nell'appartamento londinese di uno squattrinato scultore d'avanguardia, Brindsley, proprio la sera in cui questo e la fidanzata attendono il padre di lei, che deve dare il consenso alle nozze, e un ricchissimo mecenate, che vorrebbe acquistare le stravaganti composizioni « pop » dell'artista. Poche battute, quante bastano per entrare in argomento e dare un'idea dell'ambiente, e la scena s'illumina a giorno. Ma gli attori debbono simulare, e gli spettatori crederci, che sia piombata nel buio più fitto. Gli sviluppi sono facilmente prevedibili. Giunge innavvertito il padre della fidanzata e il futuro genero lo svillaneggia senza sospettare di averlo sotto il naso; ritorna all'improvviso un antiquario, al quale Brindsley aveva sottratto alcuni preziosi mobili per fare colpo sugli ospiti, e 10 scultore si prodiga in complicate e disastrose manovre per impedire che l'amico si accorga del furto; fa irruzione Clea, che è stata l'amante di Brindsley e vuole riconquistarlo, e semina zizzania finché il fidanzamento non va a rotoli; compare l'elettricista, che deve riparare 11 guasto, ed è scambiato per l'atteso miliardario; arriva quest'ultimo, e sparisce subito in una botola. Aggiungete una zitella isterica e avrete sulla scena otto persone che si urtano, inciampano, si fraintendono e. al ritorno della luce, s'accapigliano furiosamente. Su questa frenetica rissa cala il sipario senza che l'autore si prenda almeno la briga di districare una matassa che egli stesso aveva imbrogliato alla maniera del c vaudeville » ottocentesco. Poco importa che il quarantenne Peter Shaffer sia stato salutato otto anni fa come un nuovo Rattigan e che questa sua nuova commedia sia stata tenuta a battesimo nella scorsa stagione dal «National Theatre » di Laurence Olivier: Black Comedy rimane una farsa, e soltanto una farsa, con tutti gli ingredienti tradizionali — dagli equivoci di persona alle macchiette con accento straniero (non per niente una di queste è qui affidata a Carlo •Croccolo) — appena appena rammodernati e adattati a una Londra vagamente «beat». Naturalmente, non costituisce reato scrivere una farsa soprattutto se è divertente. E Black Comedy lo è abbastanza anche in questa edizione italiana che stiracchia un lungo atto unico in due tempi con il rischio di rendere più vistose le crepe della seconda parto quando la trovata iniziale ha ormai esaurito la sua carica. (E invano allora Shaffer tenta di metterci la pezza di alcune cattiverie alla Albee: la commedia resta «nera», come già osservammo quando fu presentata in prl ma europea a Sanremo, soltanto perché si svolge nel l'oscurità). Nell'estrosa cornice appron tata dallo scenografo Puccini e dal costumista Donati, la regìa di Franco Zeffirelli, che è anche il direttore della compagnia, preme a fondo l'acceleratore, mentre gli attori, buttandosi a capofitto sulla scia del loro regista, si sfre nano in acrobazie fisiche e verbali piuttosto spassose. Ad dirittura sorprendente è Giancarlo Giannini, « clown » alla Jerry Lewis, pieno di spirito e di intelligenza, con 11 quale tengono il passo Anna Maria Guarnieri (una Clea gustosa mente imprevedibile), la sofisticatissima Milena Vukotic, 11 misurato Luigi Pavese, Gianni Bonagura, Gianna Piaz II pubblico ha riso e ha applaudito a lungo decretando alla commedia un successo che le repliche certamente confermeranno. tc * * Accoglienze festose ha avuto ieri sera — ah, il malcostume torinese di due prime contemporanee! — anche La maschera e il volto rappresentata al Teatro Alfieri. A più d: mezzo secolo dalla sua clamorosa apparizione, la commedia di Luigi Chiarelli, di cui ricorre quest'anno il ventesimo anniversario della morte, ha riservato agli immemori la sorpresa di essere viva come quando apri la stagione del «grottesco» Italiano. Stagione breve, se si contano gli anni della sua fioritura, ma feconda di sviluppi se si considera l'influsso, neppure tan¬ to sotterraneo, che 11 «grottesco » ha continuato ad esercitare sul nostro teatro. In un paese, poi, dove il « delitto d'onore » gode ancora di un'indebita stima e di inauditi privilegi, una commedia come questa, che si ribella all'ipocrisia borghese secondo la quale il marito avrebbe il diritto di uccidere la moglie infedele, rischia purtroppo di essere anche più attuale di quanto non sia. Il conte Paolo che ha sempre proclamato il principio di punire con la morte il tradimento della moglie, scopre una brutta sera che la sua Savina è un'adultera. Impugna una rivoltella, la mano gli trema. Costringe allora la moglie a nascondersi all'estero e agli amici dichiara di averla strangolata e buttata nel lago (l'azione s'immagina in una villa presso Como). Processato, e natuialmente assolto, Paolo si ritrova davanti Savina, più innamorata che mai, proprio il giorno in cui, ripescata la presunta salma, se ne celebrano le esequie Che fare? Svelare a tutti, Indignandoli, l'inganno e fuggirsene con la moglie per evitare la vendetta della società che Paolo ha gabbato e che, dopo averlo liberato dall'accusa di uxoricidio, arde ora di condannarlo per la simulazione del reato. Fittizi e inconsistenti, 1 personaggi chiarelliani portano una maschera che non nasconde un volto, ma un'altra maschera ancora. E tuttavia, poiché la loro inconsistenza è programmatica (a dispetto del.a leggenda secondo cui Chiarelli era convinto di avere scritto un dramma), essi si reggono ugualmente in virtù di un'ironia e di un distacco che, anche quando sono involontari come nel delirante duetto d'amore del terzo atto ottengono effetti irresistibili. Di questa ironia, a giudicare almeno dal primi due atti, ci sembra che abbiano tenuto qualche conto sia la regia, abbastanza misurata, di Ruggero Jacobbi. sia la recitazione spiritosa e pungente di Alberto Lupo e Edmonda Aldini. Degli altri, fatta eccezione ' per Mario Maranzana, si fa solo cenno, come della scena, piuttosto modesta, di Carlo Tommasi. Pubblico abbastanza folto e divertito, applausi a scena aperta e numerose chiamate. Si replica sino a mercoledì prossimo. a, Due prime teatrali ieri sera a Torino

Luoghi citati: Como, Londra, Sanremo, Torino