Fu un protagonista della storia moderna

Fu un protagonista della storia moderna Fu un protagonista della storia moderna Dopo Je catastrofiche esplosioni di Nagasaki e Hiroshima, gli ultimi anni della sua vita furono amareggiati dalle polemiche - Fu chiamato da McCarthy a deporre davanti alla Commissione che indagava sulle « attività antiamericane» - Kennedy pochi anni dopo, in riconoscimento della sua opera, gli conferi H «premio Fermi» Scompare con Oppenheimer uno dei protagonisti dei quindici fondamentali anni seguiti al 1942: un personaggio di straordinarie è precoci doti, scienziato e umanista: chiamato giovane ancora a compiti che non avevano precedenti nella storta, per la grandiosità intrinseca e le conseguenze. Dopo averli assolti, quei compiti, con incredibile successo e tempestività, uscitone esaltato nella considerazione universale, egli si trovò poi impigliato in un gioco politico dovuto , alla mole stessa e all'importanza delle conoscenze raccolte, ai consigli che era chiamato a dare agli uomini di governo, al latto che negli scienziati che avevano lavorato con lui e in lui stesso si facevano strada voci discordi sulla responsabilità degli uomini di sapere, non tanto per le armi già inventate e sperimentate e adoprate con fulmineo e pauroso successo, bensì per quelle pili, patenti ancora, che già si presentavano copie possibili in avvenire. L'uomo fu oggetto di accuse rivelateci poi goffe calunnie; ma certi suol atteggiamenti restano contraddittori e discussi; certe sue reticenze non limpide. Sia lontana da noi l'ingenerosa idea di fargli carico in questo momento di colpe vere, o supposte: non si sta impunemente alla ribalta della storia in tempi di importanza cruciale, con le spalle gravate dal peso di responsabilità pratiche e morali immense. Chi scrive queste righe ebbe ad avvicinarlo, un paio di anni fa, a Venezie, per una intervista comparsa su < La Stampa > e ne riportò l'impressione di un uomo stanco e distaccato; piegata anche fisicamente Cesile per¬ sona dalie acerbe prove subite. Era stato un giovane brillantissimo. Nato a New York da genitori immigrati dalla Germania, dopo avere studiato a Harvard, Cambridge e Gottinga, aveva scelto tra i posti offertigli perché la fama del suo ingegno lo aveva preceduto) la cattedra di fisica presso l'Università di California, per via — disse lui — della buona raccolta di poeti francesi del secolo XVi e XVII esistente in quella biblioteca. Amatissimo dagli studenti (secondo informa R. Jungk nel libro Gli apprendisti stregoni, in italiano nelle edizioni Einaudi 1958), era brillante scrittore e oratore, studioso non soltanto di fisica, soprattutto atomica, ma di discipline rare, come le lingue orientali antiche; e parlava con fluidità le principali lingue moderne. Forse questa circostanza non fu estranea alla sua car- riera. Erano gli anni in cui i dittatori europei scacciavano da questo continente i migliori scienziati; i quali venivano prospettando al presidente Roosevelt la possibilità ohe Hitler stesse preparando una € bomba atomica ». Bisognava arrivare prima di lui. Non mai in un solo paese, come negli Stati Uniti in quegli anni, si era trovata una tal quantità di niiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiniiiiuiiiiiniiiiiiiii» fisici illustri; ma occorreva metterli insieme, isolarli dal mondo, farli lavorare in fretta, per arrivare alla tomba prima dei nemici. Allora non ci fu esitazione tra gli scienziati, né remore morali importanti. Proprio Oppenheimer, il brillante giovane professore, fu messo alla testa di una città di scienziati, fatto' responsabile della più grande e nuova organizzazione scientifica mai vista al mondo, con l'incarico di guidare uomini della statura di Fermi, di Bohr, Szilard, Teler e altri molti. Oppenheimer si dedicò con energia incredibile al sua compito; affascinava i collaboratori e soprattutto le giovani reclute che in grande numero andava raccogliendo fra i ricercatori e i tecnici, per portarli nella famosa città-officina di Los Alamos. Egli aveva avuto in passato amicizie con elementi comunisti e forse vaghe simpatie ideologiche di sinistra. Prima 'di essere chiamato a tal oompito fu interrogato in proposito; e non ebbe difficoltà ad ammettere quelle circostanze (del resto allora il nemico non era il comunismo); ma non disse tutto; poi, premutone, fece il nome di un amico, che ne ebbe in seguito delle seccature. Il successo del progetto Manhattan, e cioè la costruzione, la sperimentazione, l'impiego della bomba atomica, che in due giorni -mise termine alla guerra col Giappone, fece di Oppenheimer uno degli uomini pia ammirati d'America. Alla soddisfazione per l'esito di un'impresa cosi importante, subentrò nell'animo degli scienziati che ne erano stati artefici una sorta di sgomento, quando si divulgarono le notizie sugli effetti delle due bombe lanciate sulle città giapponesi. La maggior parte di essi vollero tornare agli studi consueti, da cui erano stati distratti per un dovere di partecipare alla guerra, nel modo più efficace per degli scienziati. Oppenheimer, divenuto membro di molte commissioni, si dedicò soprattutto a compiti di consigliere governativo. Ma intanto, nel mondo e in America, venivano maturando eventi che dovevano riflettersi su Oppenheimer e farne a un tempo una sorta di bandiera e di vittima. Il primo fu ohe la Russia sovietica, che si credeva impreparata in queste cose, fece esplodere (nell'autunno del 1949) la sua prima bomba atomica. Altri episodi seguirono, allarmando il mondo occidentale; tra cui il caso Fuchs (1950), lo scienziato che confessò di avere rivelato ad agenti sovietici le conoscenze americane sulle reazioni termonucleari. Donde una spinta da parte di un gruppo di studiosi statunitensi, tra cui primeggiò 'per decisione E. Teller (vedasi di lui L'eredità di Hiroshima, edizioni Tamburini Milano;, di affrettare la preparazione dell» armi termonucleari, per non farsi sorpassare dai sovietici. Un altro evento fu il fiorire in America del maccarthismo, e cioè di quella sorta di panico anticomunista che contagiò gli Stati Uniti negli anni 1950-1954. Nella < caccia alle streghe» che ne seguì, furono rispolverate anche le antiche simpatie di sinistra di Oppenheimer, e si aprì contro di lui un'inchiesta al termine della qua le lo scienziato, di/esosi con scarsa efficacia, fu esonerato da tutti gli incarichi nei quali egli poteva avere accesso a segreti atomici o di Stato. Poiché Oppenheimer si era detto contrario all'apprestamento della bomba H, agli occhi del pubblico egli assunse la figura (soltanto in parte esatta) di un perseguitato per amor della pace. In quella sciagurata inchiesta gli scienziati si schierarono quasi unanimi dalla parte di Oppenheimer: più, secondo Jungk, per ^ difesa di se stessi e della loro autonomia e dignità e casta, che per simpatia verso l'accusato: il quale anzi, agli occhi di molti di loro, era stato sin troppo corrivo verso l'autorità costituita. Più tardi, nel '63, egli venne ufficialmente riabilitato; Kennedy, in riconoscimento della sua opera, gli conferì il « Premio Fermi ». Ma intanto portava di malavoglia su di sé quel fascio di contraddizioni di cui un po' le esaltanti fortune, un po' il destino, un po' il tem peramento amletico, un po la sua stessa ricchezza e ab bondanza di interessi cultu rali lo avevano caricato. Con fastidio egli sentiva parlare di un lavoro teatrale che si andava preparando o rap presentando, lui vivente, sul suo processo. La morte lo ha liberato dal molto amaro che era stato versato sui grandi, e meritati onori. Didimo