Le frodi e la legge di Nando Pavia

Le frodi e la legge Le frodi e la legge Le recenti scoperte di ingenti quantitativi di vino sofisticato hanno suscitato vasto allarme. Se ne ha la prova, secondo quanto asseriscono alcuni commercianti, in una Immediata notevole diminuzione delle vendite dei tipi più correnti. E' un allarme giustificato? Le sofisticazioni accertate dal nucleo di polizia per la repressione delle frodi alimentari sono dannose alla salute? Abbiamo posto l'interrogativo ad uno specialista di enologia. La risposta è stata tranquillante: «E una opinione infondata — ha detto — che si possa fabbrica¬ re il vino con le polverine e con sostanze nocive. I sofisticatoti partono sempre da vino da taglio, ricco di valori alcoolici e (sucofterini, Io allungano con acqua e vi aggiungono zucchero che, fermentando, ripristina in parte il livello di gradazione alcoolica perso con l'annacquamento ». Tuttavia le pene previste per questo tipo di frode sono giustamente severe per due motivi: perché viola la legge sulla genuinità del prodotto e perché danneggia il produttore ed il commerciante onesti. Il consumatore ha diritto di pretendere che 11 vino acquistato (come qualsiasi altro alimento) abbia tutti 1 requisiti denunciati dall'etichetta. A sua volta 11 produttore onesto ha diritto di essere difeso da chi, con le sofisticazioni, gli fa Illecita concorrenza. In genere il vino adulterato consente guadagni non Inferiori al 30 per cento rispetto al vino genuino. La legge numero 162 del 12'febbralo 1965'— ha asserito l'esperto — la cui violazione viene imputata alle persone di recente arrestate, è stata fatta proprio per difendere l'industria nazionale. Dopo la sua promulgazione le sofisticazioni sono diminuite; contemporaneamente sono raddoppiate le visite negli stabili-menti. Tuttavia, nonostante la severità delle pene previste dalla legge ed il maggior controllo, si ritiene che su 50 milioni di ettolitri di vino annualmente consumato in Italia, almeno un milione sia ancora adulterato. Vi è chi ottiene la moltiplicazione del vino aggiungendovi acqua e zucchero. Altri, oltre a questo espediente, ricorrono anche allo sfruttamento delle fecce, cioè della melma ricca di tannino, lieviti e sostanze proteiche residuata dalla prima lavorazione delle uve. Questi sottoprodotti dovrebbero, Invece, essere inviati alle distillerie per ricavarne alcool. L'impiego delle fecce dà un sapore un po' aspro al vino che « lega », come si dice, la bocca. Però neppure questa adulterazione, secondo l'esperto, è nociva. Non molto tempo fa aveva suscitato allarme un'altra notizia, e cioè che si usassero albumina, carbone di ossa e gelatine nella produzione del vino. Effettivamente alcuni fabbricanti impiegano queste sostanze per schiarire il liquido o per eliminare fenomeni di intorbidamento. Ma la legge le consente perché non si mescolano al vino, vengono Interamente ricuperate: hanno funzione di filtri. II < taglio » del vini è lecito in Italia ed anche In altri Paesi: ma deve essere fatto esclusivamente con altro vino ed In percentuali non superiori al 10-15 per cento. Nessun produttore viene Imputato di frode se ad utì « barbera » risultato debole aggiunge un po' di robusto vino delle Puglie. E' assolutamente vietato, Invece, l'aggiunta di zucchero che in altri Paesi (ad esemplo, la Francia) è consentita In misura minima e sotto controllo severissimo nel casi in cui vini pregiati non abbiano all'origine una sufficiente gradazione alcoolica. Nando Pavia

Luoghi citati: Francia, Italia