«L'ultima occasione per il mondo di fermare la catastrofe nucleare» di Alberto Ronchey

«L'ultima occasione per il mondo di fermare la catastrofe nucleare» Intervista, con I tisici Arnaldi e Calogero «L'ultima occasione per il mondo di fermare la catastrofe nucleare» «Se non si conclude in pochi mesi il trattato sulla non proliferazione, sarà l'inferno», dice Arnaldi -1 governi meno responsabili, nelle zone più inquiete, avranno le bombe H; ed oggi un solo aereo è in grado di portare ordigni pari a cinquemila volte la bomba di Hiroshima - Il trattato può fermare una gara incontrollata, perché ogni paese vorrebbe avere le armi del vicino, e ridurre i rischi di errore - Gli Stati non-nucleari avrebbero il vantaggio di una maggior sicurezza, accettando l'inevitabile superiorità russa ed americana, ed in campo tecnologico non perderebbero nulla - Le ispezioni delle Nazioni Unite non violerebbero nessun segreto (Nostro servizio particolare) Roma, 23 febbraio. I fisici italiani sono allarmati a causa degji ostacoli che si oppongono alla firma del trattato contro la « proliferazione » delle armi nucleari: molti scienziati hanno deciso di rivolgersi al ministro degli Esteri con una lettera, che verrà pubblicata fra pochi giorni. Suscitano preoccupazione le troppe riserve di alcuni governi, le tesi che il settimanale tedesco Der Spiegel attribuisce al ministro Franz Strauss (« lo sono un nemico di questo trattato... E' una nuova Versailles, una Versailles di proporzioni cosmiche...») e le proteste dell'ex cancelliere Adenauer. Mentre già la Cina e la Francia osteggiano il tentativo di Ginevra con l'intransigenza del loro nazionalismo atomico, si rischia di ritardare la conclusione dei negoziati oltre i termini di tempo considerati utili per impedire che la proliferazione divenga inarrestabile. « Un' viaggio di mille miglia comincia con un solo passo », disse già Kennedy il 5 agosto 1963, quando venne , firmato il patto per la sospensione dei tests nucleari; ma il secondo passo non viene mosso ancora. Fra gli esperti che espri mono tali ansie, ho incontrato il professor Edoardo Arnaldi, il famoso titolare della cattedra di fìsica generale dell'Università di Ro ma, e il giovane professore Francesco Calogero, che insegna teorie quantistiche Come tutti sanno, Arnaldi è la massima autorità del nostro Paese in questo campo scientifico : pubblicò suoi primi studi di fisica nucleare nel '34, condusse con Fermi e Rasetti le ricerche sul rallentamento dei neutroni e su numerose reazioni nucleari, fra cui le prime scissioni di alcuni elementi pesanti; fu tra coloro che ebbero il brevetto sulla fissione nucleare, e ha dedicato lunghi studi alle macchine per la produzione di particelle ad altissima energia. « Che accadrà — ho domandato anzitutto ai due scienziati — se non verrà firmato presto l'accordo contro la proliferazione? ». AMALDI — In pochi an, ni, molti Paesi avranno la bomba, che sarà controllata anche dai governi meno responsabili. Avremo una propagazione a catena. Il termin ' « proliferazione » vuol dire proprio questo: ogni Paese che avrà la bomba, provocherà l'armamento del Paese vicino. All'India seguirà il Pakistan, a Israele l'Egitto. Sarà l'in fcrno. Per misurare il rischio crescente degli incidenti atomici, alcuni hanno applicato il calcolo probabilistico alla proliferazione, ma io credo che sia già una questione di senso comune. Prima o poi queste ar mi, essendo diffuse ovun que, verrebbero senz'altro coinvolte nelle guerr loca li delle regioni più instabili del mondo. Sarebbero moltiplicati i rischi degli errori tecnici e di quelli politici, le occasioni e i pretesti. Non è mai successo che i militari del mondo abbiano rinunciato ad usare un'arma qualsiasi che fosse efficace. Voi mi direte che non usarono i gas, ma tale rinuncia fu dovuta al fatto che i gas erano inefficaci. Invece la bomba atomica è efficace, materialmente e psicologicamente. « Tuttavia — ho osser vato — uno dei fatti es senziali riguardo alle armi atomiche è che pochi ere dono davvero, o riescono a immaginare, che verranno ugcgfn Il prof. Edoardo Arnaldi, titolare della cattedra di Fisica generale all'Università di Roma: è la massima autorità del nostro paese nel campo della fisica nucleare (Tel.) i a o usate, e le dispute sull'argomento sembrano irreali, come ha scritto in questi giorni una rivista americana. D'altra parte l'opinione pubblica non è ancora informata realmente sull'oggetto della disputa. Quali ragguagli concreti possono contrastare questo senso di irrealtà? ». CALOGERO — Si stima che la potenza di tutte le esplosioni tradizionali avvenute nella storia umana, compresa la seconda guerra mondiale, fu pari a 5 megaton, ossia 5 milioni di tonnellate di tritolo. Ora, invece, un solo aereo può trasportare 100 megaton di esplosivo atomico, ossia venti volte di più. AMALDI — La bomba atomica di Hiroshima era di 20 chiloton, pari a 20 mila tonnellate di tritolo. Oggi un solo aereo può trasportare potenza esplosiva 5 mila volte maggiore Ecco di che cosa stiamo parlando. CALOGERO — Si posso no calcolare gli effetti d'una esplosione nucleare da 2 megaton, per esempio, sulla città di Roma. Sarebbero vulnerabili alle ustioni di terzo grado tutti i cittadini compresi in un'area assai più vasta di quella del raccordo anulare, mentre il raggio delle ustioni di primo grado giungerebbe al mare e oltre Tivoli; per noti dire delle distruzioni e del fallout radioattivo. « Dunque il problema primario è fermare la propagazione del rischio atomico Il trattato in discussione a Ginevra impegna i paesi ancora non-nucleari alla ri nuncia volontaria sotto controllo. Ma come giudicate dal vostro punto di vista la riluttanza espressa da alcuni paesi con tante obbie zioni? » CALOGERO — Alla ra dice è una questione di so vranità, orgoglio nazionale e diffidenza. Certe nazioni si misurano con i paesi che sono già superpotenze nucleari. Considerano ingiusta la constatazione del fatto c e e o compiuto nei riguardi di alcuni Stati, dinanzi alla rinuncia che si chiede agli altri. Ma il confronto è dissennato e non realistico, poiché perde di vista il vantaggio generale del trattato: ossia che la rinuncia d'un paese consente quella del paese vicino. Il trattato accresce la sicurezza del proprio paese piuttosto che minacciarla. AMALDI — Le vere potenze atomiche, quelle missilistico - nucleari come l'Urss e l'America, sono dati di fatto. Modificare i fatti compiuti è più diffi die che impedire i fatti nuovi. Fuori dalle utopie, il così detto « equiZibrio del terrore » dovrà essere superato da soluzioni migliori — questo è lo scopo — dopo averlo ridotto in termini meno drammatici. Ma passare da uno stato d'equi librio ad un altro stato di equilibrio è seinpre un'ini presa in cui si va piano: lo insegna la termodinami ca. Se proprio i governi non-nucleari vogliono condì zionare la loro rinuncia ad una contropartita, possono dire: « Noi firmiamo per cinque anni, ma in questo periodo le super-potenze devono mostrarsi capaci di ridurre i loro stessi armamenti ». CALOGERO — Una certa discriminazione è una scelta consapevole del male minore. Ma in realtà, guardando alla sostanza, la stes sa Francia non è potenza di primo rango sebbene ab bia la bomba atomica; non ricava da questo fatto nes sun vantaggio reale. E la Svezia, per esempio, può condurre una politica indi pendente dagli Stati Uniti senza V arma atomica, trattato discrimina fino un certo punto, e offre in compenso garanzie pratiche. Certo un governo che firmi il trattato può sempre denunciarlo o violarlo. Ma la garanzia sta in questo: mentre oggi la decisione di costruire la bomba sarebbe in molti paesi una decisione segreta « di vertice vt, ossia l e e e o i l l i a i : i d o r o a e a n a ò i n e. re a : di e e a di poche persone, la denuncia del trattato comporterebbe una discussione nazionale fondata su forti motivi. In verità il trattato offre argomenti a coloro che m ogni paese si oppongono al nazionalismo atomico; mobilita forze che possono bilanciare la spinto rovinosa verso la moltiplicazione delle politiche di potenza. « Come si spiegano le obbiezioni al controllo che verrebbe affidato ad un or ganismo dell'Orni, l'Agenzia Atomica di Vienna? E' ve ro che comporta il rischio d'uno spionaggio industriale a danno dei paesi con frollati? E davvero le ispe zioni possono ostacolare la produzione elettrica alimen tata dall'energia atomica? » CALOGERO — Simili controlli sono eseguiti col metodo del così detto « follow-up » : i paesi venditori di plutonio e uranio arricchito chiedono la garanzia che questi materiali siano usati per fini tecnologici non militari, e in pratica si ri chiede che venga tenuta una certa contabilità, una storia aggiornata e dettagliata sul l'uso del materiale fissile così che i dati possano essere verificati in ogni momento. L'Agenzia di Vienna già svolge questi controlli in tutti i casi'in cui è ira mite della fornitura di materiali fissili e anche in altri casi. Analoghi controlli ven gono compiuti dall'Euratotn riguardo ai materiali che vengono forniti per il suo tramite. AMALDI — Io non capisco perché i tedeschi in sistano tanto sui segreti tecnologici da tutelare Quali segreti? Quali tecni che avanzate possono ave re sviluppato oggi, rispet to all'Urss e all'America, al punto da temere lo spionag gio tramite un organismo dell'Orni? D'altra parte VOnu è l'organizzazione che l'Occidente — spesso in po lemica con l'Urss — ha con siderato sempre necessaria per i controlli internazionali. Senza VOnu che ci re sta? Ho letto su qualche gior naie che pure da parte ita liana sarebbero state oppo ste certe obbiezioni al trattato, una sessantina, e fra l'altro riserve nei confronti dell'Agenzia di Vienna. Ma questo è in contraddizione con la celebre moratoria già proposta a suo tempo dal ministro Fanfani allo scopo di sbloccare i negoziati Quella fu un'intelligente iniziativa. Noi sollecitam mo una dichiarazione unita terale da parte dei paesi che rinunciavano alle armi atomiche; e la proposta prevedeva — citazione testuale — che tali paesi accettassero « 1' applicazione dei controlli dell'Agenzia per l'energia atomica, o di equivalenti controlli internazionali, sulle proprie attività nucleari ». « I tedeschi criticano anche il divieto di usare la tecnologia delle esplosioni nucleari per alcuni scopi pacifici: come scavare fondali di porti e canali, rimuovere montagne, facilitare l'estrazione degli idrocarburi ». AMALDI — Sarebbe troppo facile eludere il trattato se fosse permessa la costruzione di esplosivi nucleari, sia pure a scopi pacifici, che non si differenziano molto dalle bombe. Ma io vorrei, per esempio, che i tedeschi dicessero dove pensano di far esplodere le loro bombe pacifiche per scavare porti e canali. Ad Amburgo? O vogliono allargare il Reno? Diverso può essere il discorso se parliamo del Sahara. Ma proprio questo, se parliamo del Sahara, può essere il mestiere da affidare alla Agenzia di Vienna: gestire clodcdprtmromceèzaedlplcgldaetescsvzzgtintsgrnfss certi servizi in modo che il loro costo, fra l'altro, sia di gran lunga più economico. Qual è il paese in via di sviluppo che potrà mai permettersi il lusso di usare la costosa e sofisticata tecnologia nucleare per simili scopi? Parlo del futuro, naturalmente, poiché oggi non credo che nessun ministro dei Lavori Pubblici sia già pronto a ordinare esplosioni nucleari. CALOGERO — Dunque è ancora da dimostrare, anzitutto, che questo tipo di applicazioni pacifohe delle esplosioni nucleari possa darsi davvero. E comunque la economicità di tali applicazioni è concepibile solo per le superpotenze nucleari (i loro stocks sono già tali, che possono dar luogo a surplus^. Invece è del tutto inconcepibile che altri paesi costruiscano esplosivi nucleari solo per tali scopi, considerando gli enormi costi iniziali. Questo è proprio l'argomento che prova la convenienza, se mai, di affidare certi servizi del futuro ad un'agenzia internazionale speciali? zata. AMALDI —- Io non vedo gravi ostacoli al progresso tecnologico. Anzi, proprio in quanto i firmatari non nuclear'\del trattato accettano le Ispezioni e garantiscono di mantenere l'impegno alla rinuncia di costruire armi atomiche, acquistano il diritto a tutte le informazioni tecniche neces sarie per la tecnologia indù striale e la ricerca. «Tuttavia, se fosse vero che i russi sono sul punto di costruire proprio ora un vero sistema di missili antimissili — ma rimane dubbio — questa proliferazione «verticale» degli armamen ti non sarebbe iniqua rispetto alla rinuncia che si chiede invece ai paesi nonnucleari ? ». AMALDI — I paesi nonnucleari che sono già sulla « soglia », ossia tecnicamente in grado di produrre armi atomiche, possono eser citare maggiori pressioni, ma senza dimenticare che il trattato è nell'interesse generale. CALOGERO - D'altra parte, se nei primi cinque anni le superpotenze non sapranno limitare i loro armamenti, è già sicuro che il trattato perderà fatai mente ogni validità: dunque l'intesa va vista come un punto di partenza per ulteriori accordi, facilitati dalla nuova atmosfera su scitata in questo modo. Ma un dato bisogna chiarire: il trattato conviene alla gene ralità degli stessi paesi nonnucleari, n rifiuto di firmar lo sarebbe una politica da bonzi buddisti: minacciare gli altri di far danno a se stessi. Equivarrebbe a perdere l'ultima occasione di {fermare il mondo sulla via, che secondo quanto sappiamo conduce solo alla catastrofe. Se il trattato non sarà concluso in tre o quattro mesi, non si riuscirà mai più a raggiungere un accordo. Alberto Ronchey