L'uomo ucciso con sette rivoltellate a Genova forse è stato vittima di una feroce vendetta di Filiberto Dani

L'uomo ucciso con sette rivoltellate a Genova forse è stato vittima di una feroce vendetta Non ancora risolto il "giallo,, di Pontedecimo L'uomo ucciso con sette rivoltellate a Genova forse è stato vittima di una feroce vendetta Fermato un giovane - Il morto aveva 41 anni ed era padre di 4 figli - Si era trasferito1 dalla Sicilia a Pontedecimo dove faceva il manovale - L'assassino gli ha teso un agguato nella notte) gli ha sparato alla schiena, al petto e al capo - Il poveretto è spirato in ospedale senza fare rivelazioni (Dal nostro corrispondente) Genova, 18 febbraio. I carabinieri del nucleo' Investigativo sono impegnati a fondo per cercare ài risolvere il « giallo » di Pontedecimo: un siciliano di 1,1 anni, Stefano Cannella, assassinato con sette, colpi di rivoltella calibro 7,65 alle 22 dl ieri sera, mentre rincasava. L'identificazione dell'assassino poteva e o a o i a l ò o, a o e o lsembrare, a tutta prima, una agevole impresa. Ma l'avvio dello indagini non è stato confortante: dopo un imponente lavorio di accertamenti e di interrogatori tra la gente che potrebbe sapere qualcosa, la speranza di giungere a breve scadenza a chiarire l'enigma va diventando sempre più tenue. Non è stato neppure possibile mettere a fuoco il movente del feroce delitto, anche se gli inquirenti sono propensi a ritenere che esso abbia avuto la sua molla nella, vendetta, suggerita da vecchi rancori. Stamane all'alba i carabinieri hanno fermato un giovane calabrese sul quale pesavano sospetti di una certa gravità, ma in serata questi erano in gran parte caduti. Stefano Cannella, la vittima, è nato a Vallelunga Pratameno, in provincia di Caltanisetta, dove ha risieduto fino al 1960, anno in cui si è trasferito a Pontedecimo (che all'estrema periferia di Genova) con la moglie Giuseppina Scaduto, SS anni, e quattro figli, Giuseppe, Pasquale, Giuseppina e Nunzia, la cui età va dai 12 anni del primo ai 21 dell'ultima. Due anni fa, sposatesi le due figlie, il resto della famiglia Cannella ha preso alloggio in via Nicolò Gallino 25, una strada che raccorda la periferia genovese con la statale dei Giovi. A Pontedecimo si sono trasferiti anche i fratelli di Stefano Cannella, otto in tutto, e con essi le loro famiglie. Il siciliano lavora come manovale presso un'impresa edile di San Quirico. E' un uomo gioviale, sempre pronto allo scherzo. Il suo passato, però non è dei più tranquilli. Anni fa, in Sicilia, sua moglie lo ferì con due rivoltellate: fu una questione di gelosia. La donna sconto due anni di carcere e quando usoì tornò dal marito che la perdonò e la riprese con sé. Sempre in Sicilia. Stefano Cannella fu testimone di un fatto di sangue: in sua presenza due uomini vennero a lite, uno di essi estrasse la rivoltella e sparò all'altro col pendolo ad un fianco; il ferito reagì afferrando un coltello t sgozzando sul posto lo spara tore. L'omicida fu arrestato e condannato: la testimonianza del siciliano risultò determi nante. Cè un episodio ancor più recente. A Pontedecimo un calabrese di 28 anni sfidò duello Stefano Cannella, pare per una questione di donne, ma all'ultimo momento sopravvenne una forzata pacificazione, imposta dai membri più autorevoli della colonia di immigrati. Tra i due, però, rimase della ruggine. E' questo il motivo che ha indotto i carabinieri a « fermare » il giovane calabrese: sul comodino della sua camera da letto c'era una rivoltella calibro 7,65, lu brificata di fresco. Ieri, a causa della copiosa nevicata. Stefano Cannella non va a lavorare Esce al mattino \con la moglie per la spesa, tmduamad a a n o , trascorre a casa parte del pomeriggio. Alle sette di sera, i due coniugi vanno a cena da una delle figlie sposate, che abita nel centro di Pontedecimo, e si trattengono da lei fino alle 21.30, ora in cui decidono di rincasare. Usciti dalla casa della figlia, Stefano Cannella dice alla moglie: « Entro un momento nel bar Centro, questione di cin que minuti, tu vai avanti che lo -ti raggiungo per strada ». Varca la soglia del locale e si ferma qualche istante vicino a due tavoli, dove sei dei suoi otto fratelli stanno giocando a carte. Scambia con loro un paio di battute scherzose, poi parte verso il suo tragico destino. Sono le 21,1,5. A quell'ora il suo assassino sta preparando il mortale agguato. Appostato nel buio di una scalinata che da via Nicolò Gallino s'inerpica sulle alture di Pontedecimo, attende l'arrivo del siciliano. Quando questi gli passa davanti gli spara un primo colpo alla schiena da poco più di un metro; Stefano Cannella si volta e l'assassino preme altre due volte il grilletto, colpendo lo sventurato in pie no petto. Benché gravemente ferito, il siciliano accenna un vano, di sperato tentativo di fuga, ma lo sparatore, con furia selvag già, lo abbatte piantandogli ancora due proiettili nella schiena e due nella testa. La drammatica sequenza non ha avuto testimoni oculari e nessuno ha udito il fragore degli spari: è stata così ricostruita dai carabinieri Ma l'agonia di Stefano Cannella non è breve. Quando l'assassino, esaurito ii carica¬ ldm tore dell'arma, si allontana, il siciliano ha ancora la forza di rialzarsi e dirigersi barcollando verso Pontedecimo: Sopraggiunge in quel moménto una « 600 » pilotata dal signor Gabriele Ticchi, 26 anni, abitante a Campomorone, in via Martiri della Libertà 80. L'automobilista ferma la macchina e corre in aiuto dell'uomo. « Si sente male? » gli chiede, «Faccia presto, mi' porti al bar Centro. Là ci sono i miei fratelli», risponde con un filo di voce il siciliano. A dare una mano al soccorritore giunge un giovane, Vincenzo Ognibene, di 18 anni, che stava rincasando e che co nosceva bene Stefano Cannella, I due adagiano il ferito sull'utilitaria, ohe raggiunge velocemente il locale indicato, sulla piazza di Pontedecimo It giovane entra nel bar e rac conta l'accaduto ai fratelli del siciliano. Uno di essi balza sulla « 600 » clie riparie verso il vicino ospedale Gallino. Durante il tragitto i tre uomini tentano inutilmente di farsi dire dal ferito quello che gli è capitato. «Aiutatemi... Aiutatemi» so no le uniche parole pronunciate da Stefano Cannella. Un medico riceve il siciliano ormai agonizzante, gli toglie giacca, camicia, maglia. Il torace dello sventurato è crivellato di colpi. Ancora un quarto d'ora di penosa agonia, poi la morte. Filiberto Dani La moglie di Stefano Cannella, l'uomo ucciso a Pontedecimo, è sorretta dal figlio e dal genero (Tel. Leoni) iiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiii Stefano Cannella, ucciso a Pontedecimo (Telefoto)