La raffinata arte del Giappone in una bella mostra al Valentino

La raffinata arte del Giappone in una bella mostra al Valentino La raffinata arte del Giappone in una bella mostra al Valentino La rassegna inaugurata ieri alla Promotrice dall'ambasciatore nipponico e dal sindaco Grosso - Cinquanta pitture « a rotolo » di Tomioka Tessai, considerato «l'unico artista universale della pittura giapponese moderna» - Lacche, ceramiche, metalli, legni, tessuti, dimostrano la vitalità dell'artigianato del paese E* davvero un peccato che la bellissima mostra d'arte moderna giapponese Inaugurata Ieri mattina dall'ambasciatore del Giappone a Roma e dal sindaco di Torino, prof. Grosso, nel palazzo della Promotrice di Belle Arti al Valentino cada in una stagione poco propizia alle visite In una località che sembra troppo eccentrica al ^frequentatori delle consuete manifestazioni artistiche. Ma quest'esposizione, che l'ambasciata giapponese in Italia, l'Istituto nipponico di cultura a Roma e l'«Ipseit» di Torino hanno reso possibile, è cosi fuor del comune ch'è augurabile che molti torinesi non si lascino scoraggiare dal maltempo o dalla distanza, e se ne Interessino come essa merita. La mostra si compone di cinquanta opere — kakemono, cioè pitture che si possono avvolgere a rotolo per essere riposte, paraventi, quadri in cornice — di Tomioka Tessai (1836-1024), tutte disposte nel salone centrale, e di un cen- t'inaio di esemplari d'arte decorativa giapponese contemporanea lacche, ceramiche, metalli, legni, tessuti, collocati nelle sale adiacenti. Questo splendido insieme è stato presentato per la prima volta In Europa a Dusseldorf, poi a Roma; dopo la sosta a Torino è atteso a Genova, e di qui andrà, probabilmente a Londra. A parte la documentazione del suo pittore ottocentista, il Giappone vuol dimostrare che il suo straordinario progresso tecnologico e industriale non menoma l'alta funzione culturale d'un artigianato di eccezionale raffinatezza, favorita dalla Nippon Gendai K6gel Bijutsuka Kyókay, l'Associazione giapponese per l'arte decorativa contemporanea costituitasi nel 1961 con l'adesione di tutti gli artisti nipponici. Tomioka Tessai fu definito dal famoso pittore bulgaro Pascin « l'unico artista di valore veramente universale che la pittura giapponese moderna abbia avuto », e l'architetto Bruno Taut lo accostò al Cézanne. Se il giudizio del Pascin è accettabile, il parallelo Cézanne-Tessai non convince. Ogni pensiero, ogni azione del maestro d'Alx non è concepibile fuori della pittura. Tessai, viceversa, il quale ha lasciato, sembra, circa 20.000 dipinti, rifiutava d'essere considerato un pittore. Per. lui — e son parole sue — «la pittura Nanga (cioè quella derivata dalla scuola meridionale cinese) dev'essere intesa come lo svago di un eremita che, studiando le caratteristiche delle opere degli antichi, impari a dipingere». Egli voleva, avverte Masaaki Iseki sull'ottimo indispensabile catalogo che accompagna la mostra, che lo si giudicasse uno studioso confuciano di profondissima dottrina, quale gli avevano permesso di divenire là sua agiatezza e la passione pei libri. Più delle sue idee, ad ogni modo, interessa l'osservatore europeo la sua pittura, mirabilmente equilibrata fra il realismo del « sansui-ga » (paesaggismo in cui predominano i monti e le acque) e la trasfigurazione della realtà stessa In scene dove il « sumi » (inchiostro indiano variamente impiegato con pennello umido o secco) ed il moderato colore ottengono effetti di rara delicatezza: 1 colori — come scrive Seiroku Noma — fanno risaltare 11 «sumi» e 11.«sumi» dà profondità al colore; al modo, insomma, delle occidentali chine rilevate da tinte a tempera.-Tutta questa serie di kakemono è come il canto di una fantasia che dai più remoti testi d'una tradizione remotissima tragga arcane armonie per fonderle col dati oggettivi di una natura amorosamente contemplata e idealizzata nella varietà delle sue forme. Un canto che -' dispiega, sì, in un'epoca recente, e che tuttavia sembra pervenirci da lontananze secolari. Una pittura che non può esser definita né antica né moderna, perché, almeno ai nostri occhi, non ha età. Anche le squisite opere d'artigianato che compongono l'altra parte (e forse la più #ap petitosa) della mostra sembra no, in un certo senso, estranee al gusto modernistico che, spesso polemicamente, informa la pittura giapponese di oggi. E' esatto quanto leggiamo nel catalogo, che nell'arti gianato giapponese la tradizione delinea « una continuità senza fratture apparenti fra la produzione di cento anni or sono e quella odierna». Probabilmente ciò è dovuto a un cttscpssndmnss culto della tecnica artigianale tanto religiosamente rispetta to da frenare gl'impeti e i disordini di un'immaginazione che voglia rompere 1 ponti col passato. Un culto della tecnica che si riscontra soprattutto nelle stupende lacche che già furono una gloria della Cina e si diffusero in Giappone nei primi secoli dell'era cristiana; e nelle splendide ceramiche che. senza ricalcarne 1 modelli, conservano la raffinatezza dei prodotti delle antiche fornaci di Seto e di Hizen, i prodotti giunti in Europa col nome di «Vecchio Giappone», e sui quali 1 Goncourt esercitavano il loro estetismo. mar. ber.

Persone citate: Bruno Taut, Goncourt, Masaaki Iseki, Pascin, Seto