Perché si sente «a casa» il forestiero in Grecia di Francesco Rosso

Perché si sente «a casa» il forestiero in Grecia Il merito è dei greci fuggiti dall'Egitto Perché si sente «a casa» il forestiero in Grecia (Dal nostro inviato speciale) Atene, febbraio. I greci d'Egitto sono passati di moda, anzi, sono guardati con sospètto e prevenzione dai loro compatrioti, piuttosto gelosi della rapidità con cui essi hanno monopolizzato le posizioni di rilievo, da alti funzionari dello Stato ad impiegati di rango nelle grandi imprese private. I greci d'Egitto rimpatriati dopo le massicce nazionalizzazioni nasseriane, non sono molto numerosi in senso assoluto; ma quei sessanta mila rappresentano qualcosa ih rapporto agli otto milioni della popolazione greca, soprattutto se si tien conto che essi dispongono ormai di molte leve di comando, e formano un clan chiuso. Orgogliosi delle proprie condizioni, sono talvolta persino sfrontati, al punto che i greci li considerano stranieri ed usurpatori. Sei o sette anni addietro, j quando incominciarono i primi arrivi, i compatrioti d'Egitto furono accolti con grande slancio e generosità nella patria che molti di loro avevano ve duto, forse, durante le vacanze. In pochi anni quel sentimento si è trasformato in aperta ostilità, ed i greci di sempre parlano di quelli rimpatriati con un misto di rancore e sufficienza, se non con disprezzo La causa del profondo mutamento è dovuta, in buona misura, ai greci d'Egitto. Abituati a vivere nell'atmosfera' cosmopolita di Alessandria e del Cairo, e con tutti i vantaggi che avevano le comunità forestiere per la politica delle « Capitolazioni »* essi trovarono in patria, anche ad Atene, un chiuso mondo provinciale con cui non sentivano affinità alcuna Era gente che aveva lasciato in Egitto parte cospicua del patrimonio formato ih tanti anni, e col patrimonio aveva dovuto lasciare anche la larghezza economica in cui viveva. Tutti, per abitudine, parlava no almeno quattro lingue; fran cese ed inglese innanzitutto poi italiano, ed infine il greco Gli anni del loro rimpatrio coincisero col primo sviluppo turistico della Grecia, e furono accolti con slancio generosoanche se alquanto interessato con quel patrimonio di poliglotti, l'industria turistica ed alberghiera della Grecia avrebbe avuto solide strutture per inserirsi fra quelle più progre dite dell'Europa. E così avvenne; bar, ristoranti, albergh compagnie di viaggi, negozi gareggiarono per accaparrarsalmeno un greco d'Egitto che sapesse conversare in più lingue con la clientela internazio naie. E' gran merito di questrimpatriati se qualsiasi viaggia tore si sente a suo agio in Gre eia, certo di farsi comprendernella propria lingua ovunquegli vada. L'errore commesso dai greci d'Egitto fu di avesopravalutato le proprie possi bilità, di non essersi acconten tati di svolgere la funzione d rilancio turistico in cui era im pegnata la Grecia. Conoscendquattro, anche cinque lingue si sentivano menomati a farla commessa di negozio, o portiere d'albergo, e tentaronla scalata agli impieghi pionorifici e remuneratori. Al'inizio, tutto gli andò bene, mi limiti della loro cultura co smopolita si rivelarono .quassubito. Essi parlavano più Un gue, è vero, ma — tranne po chi casi — sommariamente per frasi fatte. Inoltre, cosa asai più grave, parlavano allstesso modo il greco, e molnon sapevano nemmeno serverlo. L'invidia dei greci di sem pre, rimasti esclusi dalle occu pazioni di rilievo, la delusiondi coloro che avevano credutnell'apporto sostanziale all'ecnomia greca dei rimpatriad'Egitto, l'orgoglio di quesultimi, che non vogliono ricnoscere il loro fallimento, hcreato una situazione di ciisgio che si avverte ad og r i e i e e o r o e o ù a o si n o e s o ti i m u e o oti ti oha a- istante nelle conversazioni. « E' un greco d'Egitto » dicono con sussiego coloro che sono sempre rimasti in patria. « Sono rozzi pastori rimasti ai tempi Omero » dicono quelli d'Egitto. Il malinteso, forse, durerà finché le vecchie generazioni non cederanno alle nuove; nei giovani già si avvertono i mutamenti, un desiderio di obiettività che gli anziani ignorano. Buona parte dei greci d'Egitto hanno sbagliato sopravautando le proprie possibilità, ma se il turismo, greco ha raggiunto i livelli attuali lo si dee in grande misura ai rimpatriati. Anche oggi, nei ristoranti, negozi, alberghi, il peronale a. contatto del pubblico formato dai greci d'Egitto, he parleranno sommariamente le lingue, ma in forma più che sufficiente per svolgere le loro mansioni. Inoltre sono abi organizzatori anche dell'* industria » turistica. Che sia no alquanto superbi per la lo ro origine può anche essere comprensibile. Chi li ha conosciuti in Egitto durante gli anni 'buoni per i forestieri, comprende il loro stato d'animo, ed in parte li assolve dalle debolezze sentimentali per un passato irripetibile. La colonia greca d'Egitto superava i trecento mila, e quasi tutti erano in posizione economica invidiabile. Compagnie di navigazione, alberghi e ristoranti, commerci leciti e no, avevano assicurato ai greci d'Egitto posizioni di grande rilievo sociale. Mantenevano i legami con la madre patria in forma un po' snobistica, ma con sentimenti di sincero patriottismo, come accade per tut greci sparsi ai quattro angoli della terra. Erano profondamente inseriti nel mondo cosmopolita che allora animava Alessandria ed II Cairo, frequentavano i circoli internazionali, i coc\tails diplomatici era davvero la bella vita, sotto il segno dell'opulenza e della mondanità. Poi arrivò il rullo compressore delle nazionalizza zioni.ed anche la comunità greca, come quella italiana, si sfaldò. Ma dei trecento mila greci d'Egitto, solo sessanta mila tornarono nella patria d'oigine, e costoro non rappresentavano certo il meglio in senso economico e culturale. Chi aveva capacità organiz zative, ed era riuscito ad espor tare almeno una parte dei suoi capitali, andò ad impiantare nuove industrie, ad avviare nuovi commerci in altri paesi africani; in Sudan, Nigeria, Kenia, Tanganica prosperano ora piccole comunità grech fuggite dall'Egitto. Quelli tor nati in patria avevano il sus siego, ma non le capacità degl altri andati a cercare nuova fortuna in quasi tutto il conti nente africano. Però, non bisogna disconoscere quel tanto o poco che hanno fatto per rein serirsi nella patria d'origine Ho conosciuto i coniugi Tsu katos, personaggi davvero co spicui nella vita sociale atenie se. Lui dirige una catena d grandi alberghi dei quali stato ideatore ed organizzatore ei è incaricata delle relazioni pubbliche all'Ente Nazionale del turismo greco. Sono due persone amabili, coltissime, con una conoscenza perfetta dell lingue. Parlano, coscrivono, con fluente disinvoltura cinque lin gue, tra cui l'italiano. Frequen tano il meglio della società ateniese, e grazie a loro sono stato introdotto in molte case di armatori ed artisti. Sono in timi di Lawrence Durrel, il d scusso autore del Quartetto di Alessandria, che conoscono dai bei tempi della vita egiziana quando Durrel era funzionario dell'ambasciata britannica e loro, ricchi mercanti, tenevano casa aperta alla gran società di Alessandria. « Ogni anno an diamo a trascorrere quale h giorno nella sua casa a Kalam nell'isola di Corfù, dove Dm rei trascorre gran parte del l'estate » dice la signora Tsukatos in francese, con delizioso birignao. Le manifestazioni snobisti che, però, hanno un loro si gnificato: pensano che il turi diglpogrsomuFsisoCsmtepcoggstnpani ismo greco non potrà mai essere di massa; quindi bisogna dargli un tono aristocratico, ed un po' di snobismo non nuoce. I greci d'Egitto di tale livello non sono molto numerosi in Grecia, ma bastano questi pochi a dare un tono all'intera, categoria. Forse parlano con troppo sussiego di sé, del mondo brillanin cui erano abituati a viere e che paragonano con desolata amarezza a quello di liiti provinciali in cui devono ivere ora; ma per un forestieche sbarchi ad Atene, Corfù, Creta, Rodi, o nelle infinite solette che popolano il vasto mare della Grecia, sentirsi interpellare in una lingua comprensibile, non nell'ispido greco moderno, è già un incoraggiamento a godere il più a lungo possibile l'ospitalità di questa gente, davvero inconsueta nella nostra affannata epoca del profitto. - - Francesco Rosso

Persone citate: Durrel, Kalam, Lawrence Durrel, Rodi