Franco Tonella capo della «banda del lunedì» racconta con calma la tecnica delle rapine

Franco Tonella capo della «banda del lunedì» racconta con calma la tecnica delle rapine Iniziato II processo alla Corte d'Assise di Milano Franco Tonella capo della «banda del lunedì» racconta con calma la tecnica delle rapine Con Bruno Magagniti e Giovanni Brentan deve rispondere di 17 assalti alle banche: bottino 170 milioni - Fu arrestato a Torino in via Morghen mentre era in compagnia della sua amica Franca Chiarvesio - Nell'alloggio furono trovati 22 milioni e un arsenale di armi - Respinta la richiesta dei difensori di sottoporre gli imputati a perìzia psichiatrica - Il processosi profila lungo: dovranno essere interrogati 310 testimoni (Dal nostro corrispondente) Milano, 14 febbraio. Davanti ai giudici della seconda sezione della nostra Corte di Assise si è iniziato stamane il processo contro i componenti della cosiddetta «banda del lunedì:», composta da FranTonella, SS anni, Bruno Magagnili di SS, e Giovanni Brenta, di SD, tutti originari di Angera sul Lago Maggiore, accusati di una lunga serie di reati: associazione per delinquere, concorso in rapine, concorso in lesioni, furti, detenzione e porto abusivo di armi e circolazione di auto con targhe false. Il fulcro dell'accusa riguarda però le rapine: diciassette con un bottino di no milioni. Quando gli imputati hanno fatto il loro ingresso in aula tra la folla che fin dalle 8,30 stipava letteralmente il pie colo emiciclo per vedere in faccia coloro che con le loro brigantesche imprese suscita"ono enorme impressione in tutta la penisola, si è levato un mormorio. Franco Tonella ha preso posto sullo scranno de gli imputati accanto quasi al Pubblico Ministero. Vicino a lini si è seduto Bruno Maga gnin e quindi il Brentan. Per circa mezz'ora in attesa del l'entrata in aula della Corte tre componenti 'della « banda del lunedì » hanno avuto modo di chiacchierare tra di loro come vecchi amici che si ri froi:a»io dopo una lunga as senza.. Franco Tonella, il capo della banda, nei due anni di carcere è però mutato radicalmente. Ora c l'ombra dello spavaldo bandito che appariva nei giorni del suo arresto t Ho sbagliato e ora devo pagare », continua a ripetere. L'uomo che. invece, non si mai rassegnato alla dura vita del carcere è Magagnin. Po chi mesi dopo la sua cattura fece ancora parlare di sé per una clamorosa evasione da San Vittore insieme con altri due temibili criminali, Andrea Basiricò e Igriaeio Gombina. Fu una fuga che durò poco. In apertura d'udienza l'avvocato Steccanella, dell'Avvocatura dello Stato, aveva annunciato la sua costituzione a parte civile: lo Stato, infatti, si ritiene leso dal fatto che i tre banditi abbiano, sottratto due mitra da loro usati nelle rapine in una caserma d'artiglieria di Albenga. Il presidente ha poi dato lettura del lungo capo d'imputazione: quindi per tutta -la mattinata l'udienza è stata caratterizzata da una battaglia legale sull'opportunità di rinviare l'udienza per sottopórre gli imputati a perizia psichiatrica. La richiesta dei difensori è stata poi respinta dalla Corte dopo un'ora di camera di consiglio. Nel corso dell'udienza pomeridiana il presidente ha elencato al giudici popolari le gesta della banda e ha riferito sull'arresto del Tonello catturato in una casa di via Morghen a Torino,, mentre si trovava in compagnia della sua amica Franca Chiarvesio: in questo alloggio venne'trovato parte del bottinò della rapina — SS milioni — ed un vero arsenale: mitra, pistole e un iitgente quantitativo di munizioni. E' quindi iniziato l'interrogatorio di Franco Tonello il quale ha risposto alle numerose contestazioni del presidente ammettendo tutte le proprie responsabilità e respingendo unicamente l'accusa di concorso in associazione per delinquere. Egli ha infatti precisato: « Signor presidènte, non eravamo all'altezza di costituire un'associazione per delinquere ». Egli ha negato che per le rapine siano sfati effettuati accurati sopralluoghi: «Davamo un'occhiata soltanto. Qual-,| che volta entravamo per cambiare valuta i e si osservava l'ambiente », ha -detto, ed ha continuato: « Magagnin - era quello che doveva Incassare 1 soldi e scavalcava il bancone. Brentan stava presso la porta è io rimanevo alla guida dell'automobile. Qualche volta so no entrato anche io nelle banche ». Presidente — A chi venne per primo l'idea di organizza re rapine? Tonella — Non lo saprei dire: ne abbiamo parlato in sterne ed abbiamo deciso di agire. E' quindi cominciata da parte di Tonella la descrizione delle varie rapine: l'imputato ha cominciato da quella av| venuta a Tronzano Vercellese gimnnmd | 1\ dicembre 1961. «Quel giorno — ha detto — avevo in tasca solo 320 lire. Avevamo deciso di cominciare le nostre rapine: prendemmo a nolo una "600" e ci portammo davanti alla banca presa di mira. Mentre stavamo fuggendo, fatto il colpo, la spia della benzina si accese. Non avevamo neppure i soldi per tornare a casa». A questo punto c'è stato un vivace battibecco tra il presidente e i 3 imputati: ognuno ha voluto attribuire a se stesso la responsabilità di aver procurato le pistole per il colpo tentando di scagionare gli altri e non si è così riusciti a sapere chi ha procurato le armi. Quindi Tonella ha respinto la contestazione del presidente relativa alla denominazione di «Banda del lunedì». «Non e vero — ha detto — che abbiamo' fatto le rapine di lunedì perché in questo giorno nelle banche ci sono più soldi. E' per 11 fatto che per noi era più facile rubare le automobili la domenica sera alle coppiette che nei paesi e nelle cittadine si recavano al cinema ». Con questa battuta ha avuto termine l'udienza odierna: il processo è stato rinviato a domattina. Si prevede che il dibattimento durerà a lungo in quanto devono essere interrogati 310 testimoni. g. m. 0 o n a l a r e a o Gli imputati Giovanni Brentan, da sinistra, Bruno Magagnin e Franco Tonella in Corte d'Assise a Milano (Tel. Ansa)

Luoghi citati: Albenga, Angera, Milano, Torino, Tronzano Vercellese