Oggi in appello a Bologna il medico accusato d'avere ucciso la moglie col curaro

Oggi in appello a Bologna il medico accusato d'avere ucciso la moglie col curaro Oggi in appello a Bologna il medico accusato d'avere ucciso la moglie col curaro Nel processo di primo grado, Carlo Nigrisoli (ora quarantaduenne) fu condannato all'ergastolo - I difensori nel nuovo dibattimento adotteranno un'altra tattica » Se non riusciranno a provare l'innocenza del professionista punteranno sull'infermità mentale (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 14 febbràio. Dinanzi alla Corte d'Assise d'appello comincerà domattina il1 processo a Carlo Nigrisoli, li medico di 42 anni condannato il 15 febbraio 1965 all'ergastolo per aver ucciso la moglie Ombretta Galeffi. di 38 anni, con una iniezione di « sincurarlna ». A due anni esatti dalla sentenza — emessa, dopo cinque ore e mezzo di permanenza in camera di consiglio, dalla Corte d'Assise presieduta dai dott. De Gaetano — Carlo Nigrisoli comparirà nuovamente dinanzi al giudici nella sala del primo piano di Palazzo Baciocchi, la stessa aula nella quale si svolse il processo in prima Istanza. Il medico bolognese apparve In pubblico, durante i quattro mesi del procedimento, una sola volta, il 18 gennaio 1965: in appello sarà invece presente per l'Intera durata del dibattito. Lascerà domattina il carcere nel quale è detenuto da quasi quattro anni, per assistere di persona al processo. La Corte che lo dovrà giudicare è presieduta dal dottor Angelo De Mattia, giudice a latere 11 dott. Giulio. Adilardi; la pubblica accusa sarà rappresentata dal sostituto procu ratore generale dott. Vincenzo Sangiorgio. Sei sono 1 giudici popolari, cinque Uomini e una donna. Tutto è :hiaro, alcuro, evidente per l'accusa: Carlo NI grisoll ha ucciso la moglie, sono documentati 11 movente, la premeditazione, il mezzo prescelto per perpetrare l'uxoricidio. Tutto invece è incerto e avvolto nel dubbio per 1 patroni dell'imputato; con tutta certezza si può soltanto affermare che non ci fu delitto ma, «sé delitto ci fosse stato, quel delitto non può essere stato compiuto da un soggetto normale. Se la Corte non ne fos se convinta, dovrebbe quanto meno ordinare una perizia Non si condanna all'ergastolo senza conoscere la personalità dell'imputato». Insomma, persino la personalità dell'accusato è un enigma in questo processo che i difensori qualificano super-indiziario. Il dott. Nigrisoli, dice l'ac cusa, cominciò a meditare il delitto il giorno in cui si innamorò perdutamente di Iris e Azzali, la giovane e piacente dattilografa d'un suo amico. Diventò geloso della ragazza, le fece delle scenate; quando lei manifestò il proposito di troncare la relazione, egli la minacciò addirittura con la rivoltella e le disse: «Mia moglie è affetta da un cancro » Predisse di restare, prossimamente vedovo e le promise di sposarla. Il pensiero di diventare vedovo, soggiunge l'accusa, lo dominava. Àd uno dei medici anestesisti della clinica del padre chiese notizie sugli effetti della sincurarina, il potente veleno a base di curaro usato in camera operatoria. Da questo momento fino al 14 marzo, data della tragèdia, Carlo Nigrisoli prosegui sul cammino della preparazione del delitto; la moglie intanto, combattuta fra l'incredulità e gli atroci sospetti, ne control lava le mosse e raccontava giorno per giorno ogni particolare del suo calvario all'unica intima s mica, la mo glie del dott. Frascaroli, suo medico curante. Questi, informato dì ciò che stava ' accadendo,1 pensò che l'amico e collega Carlo stesse impazzendo, mise in allarme il padre prof. Pietio Nigrisoli, proprietario della .clinica, il quale incaricò lo stesso dottor Frascaroli di convincere il figlio a farsi visitare da un neurologo, 11 prof. Domenico Zanelle. La visita ci fu e lo specialista gli riscontrò una forma ossessiva e « uno stato nv e e e , l r n o o a o nevrastenico a sfondo depres sivo ». Qualche giorno dopo, a trovare il medesimo neurologo, andò la signora Ombretta, an siosa di conoscere le vere con dizioni del marito: ella fece un. tale racconto del compor famento del marito e dei suoi timori, da indurre il professore a consigliarle con aliar me: «Non resti neanche un'ora di più in quella casa sola con I marito. Cerchi comunque una sistemazione altrove». Poche ore dopo, alle 23,20 circa, Ombretta era in fin di vita II marito le aveva fatto un'inie zìone: « Un cardiotonico — egli affermò — del quale mia mo glie aveva' urgente''bisogno svegliandomi io l'avevo vista in preda a un collasso ». L'alloggio dei coniugi Nigrl soli era attiguo alla clinica di proprietà del padre prof. Pie tro. Ombretta fu trasportata d'urgenza nella casa di cura; ma nei pochi istanti impiegati dalla barella per percorrere un corridoio, la tragedia a: concluse: 1 medici presenti non poterono far altro che constatare la morte. Proprio allora, soggiunge l'accusa, si è avuta la contro prova dell'avvenuto delitto: il prof. Pietro, informato degli atroci sospetti ohe da qualche tempo si; erano andati adden sando sul Aglio, lo schiaf feggiò, accusandolo ' di ave re ammazzato la moglie. Lui fu debole nel reagire; un'ora dopo, nella clinica ove tutti dmv e i a n e parevano folgorati dallo sgomento,..si preoccupava soltanto di ottenere da uno qualsiasi del medici suol amici un certificato che, attribuendo a morte naturale il decesso, lo scagionasse. Ma nessuno volle rilasciar* il certificato e il mattino successivo gli stessi familiari del Nigrisoli chiesero l'autopsia alla Procura della Repubblica. Nel pomeriggio del 15 marzo, meno di ventiquattr'ore dalla.-catastrofe, egli veniva arrastato. Il perito d'ufficio, prof. Nlccollnl, dell'Università di Firenze, al termine dei suoi complessi e difficili accertamenti tossicologici, affermava che Ombretta .Galeffi era morta, per effetto dell'azione di «una sostanza a base di curaro», insomma la sincurarina, argomentò l'accusa. La difesa demolisce pezzo per pezzo tutta questa costruzione. E* véro che Cariò Nigrisoli aveva un'amante, ma nel marzo del '63 egli ormai era deciso a lasciarla. Ombretta Galeffi, affermano 1 difensori, era sconvolta dal tradimento del marito, attraversava un periodo di grave -esaurimento nervoso e, già par natura Impressionabile e incline alle fantasticherie, vedeva in ombre innocenti l'illusoria consistenza di una trama criminosa. Là personalità psichica e fisica di Ombretta — soggiungono i difensori — forse racchiudeva In sé la possibilità di spiegare in vari modi la sua morte Improvvisa. Fu spinta al suicidio dalla disperazione? E' verosimile. Oppure U suo organismo fu stroncato dall'intolleranza di una delle medicine che le .somministrava il marito con la' speranza di restituirle la salute? I difensori . sostengono essere, evidente che « la morte non fu sicuramente dovuta all'azione della sincurarina» e ne spiegano i motivi tecnici. I dati sin qui esposti costituiscono soltanto una parte delle armi alle quali ricorreranno i difensori. I patroni sono gli avvocati Delitala, Perroux, Roberto Land! e Vecchi. Una parte notevole del dibat- tifo sarà riservata agli incidenti procedurali. I difensori sostengono che nel corso .delle prime indagini furono compiute tali e tante nullità da rendere priva di valore la stessa istruttoria. Le indagini sul caso dovrebbero ricominciare da zero. Furio Fasolo Iris Azzaii, la giovane della quale era.innamorato Nigrisoli Carlo" Nigrisoli fotografato in carcere (Telefoto)

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