E' negli Stati Uniti il teste chiave del processo alla banda della droga

E' negli Stati Uniti il teste chiave del processo alla banda della droga II dibattimento alla Corte d'Assise di Roma E' negli Stati Uniti il teste chiave del processo alla banda della droga Condannato per lo stesso reato, fu messo in libertà per avere collaborato con la giustizia Le sue rivelazioni permisero di smascherare l'intera organizzazione - Forse la Corte dovrà trasferirsi in America per sentirlo - Terminato l'interrogatorio degli imputati presenti in aula - Domani i giudici ascolteranno in una clinica romana la deposizione di un altro accusato (Nostro servizio particolare) Roma, 6 febbraio. La Corte che sta giudicando la banda internazionale di stupefacenti che nel giro di dieci anni introdussero negli Stati Uniti mezza tonnellata di eroina ritiene indispensabile trasferirsi negli Stati Uniti per interrogare l'accusato Salvatore Rinaldo, cittadino americano. Tuttavia l giudici della prima sezione penale prima di Intraprendere il viaggio chiederanno alle autorità statunitensi se e in quale forma è possibile raccogliere la deposizione di questo imputato che, giudicato e condannato per gli stessi fatti per cui viene processato ora in Italia, ha ottenuto la sospensione della pena ed è ora in libertà trattandosi di un cittadino cche ha collaborato con la giustizia ». Come è noto, gli imputati sono trentadue: nove detenuti in Italia e 5 in Paesi stranieri; gli altri sono riusciti a far perdere le tracce. I giudici, che sono presieduti dal dottor Salvatore Giallombardo, fin dalle prime battute del processo avevano avverti to la necessità di interrogare Rinaldo, sulle cui dichlarazloni si basa tutto 11 processo. Questo cittadino americano di origine siciliana venne arrestato il 21 ottobre 1960 daU'Fbi mentre trasportava, lungo l'au tostrsda che da New York conduce alla Contea di Man Chester, un baule di giocattoli con un sottofondo contenente dieci chilogrammi dì eroina, II baule gli era stato consegnato al molo 84 di New York da un emigrante siciliano, Pietro Torrente, sbarcato dal Saturnia. Da questa operazione prese l'avvio l'inchiesta nella quale s'impegnarono, oltre all'Fbì, la Finanza italiana, la Gendarmeria francese, la Polizia canadese e l'Interpol. Se alla fine delle indagini la organizzazione dei trafficanti potè essere annientata lo si deve in gran parte proprio a Salvatore Rinaldo il quale rese un'ampia confessione, facendo nomi, precisando date e circostanze. Riferì anche che la organizzazione di trafficanti di cui faceva parte 'operava In Francia, Italia, Canada e Stati - Uniti fin dal 1951; in dieci an ni erano stati introdotti clan destinamente In America 453 chilogrammi di eroina, con guadagni per un ammontare di quasi quindici miliardi di lire. Il Rinaldo fu processato t condannato ma dopo una breve permanenza nel penitenziario federale di Atlanta, in Georgia, ottenne la sospensione della pena essendo stato considerato un cittadino che aveva collaborato con la giustizia. Questo particolare era ignorato fino ad oggi dal Tribunale di Roma. E' improbabile pertanto che "Rinaldo, cittadino americano, possa essere interrogato dai nostri magistrati come «imputato »; potrebbe invece deporre come « testimone ». H Tribunale, oltre che negli Stati Uniti, andrebbe anche in Canada dove nel carcere di Toronto è detenuto un altro imputato, Vito Agueci. Oggi sono stati interrogati gli ultimi quattro imputati presenti in Tribunale; altri tre erano stati sentiti nelle udienze precedenti. . Vincenzo Di Trapani, nato avPaceco (Trapani) nel 1920. Comproprietario di un mulino a Salemi, visse per qualche tempo negli Stati Uniti e in Canada. Ha avuto rapporti con Antoine Cordoliani, uno degli esponenti della organizzazione francese che si dedicava alla raffinazione della droga. Di Trapani è amico anche di altri personaggi, come Giù seppe Palmerl, l'uomo che, in seguito ad una segnalazione dell'Fbi, venne fermato dalla Finanza alla stazione Termini mentre consegnava al marsigliese Antoine Panza sessan tamila dollari (circa 38 milioni di lire). Conosceva anche Cristoforo Robino, un italo americano che trafficava in stupefacenti e che fu ucciso negli Stati Uniti. Il presiden te tra l'altro gli ha contestato di aver consegnato uria partita di eroina, ricevuta da Cordoliani, ai fratelli Mancuso «Lo droga — ha precisato il presidente — douei;a essere nuovamente raffinata in Sici- Ha perché era di pessima qualità. E' verot ». Di Trapani ha negato la circostanza, ri ferita da un altro imputato Giuseppe Mancuso è nato ad Alcamo sessantasette anni fa All'imputato il presidente ha contestato alcune precedenti condanne avute in Francia e in Italia per traffico di stu pefacenti. Presidente — Come spiega che nella sua abitazione la po tizia trovò alcune bottiglie contenenti un acido necessa rio per la raffinazione dell'eroina e un trattato di chimica? Mancuso — Si tratta di una storia vecchia, per la quale sono stato già giudicato. Con questo processo non c'entra. Presidente — Conosce l'im¬ putMchesimte l'onsimre fiutIcusche55 quani. UnNepefdi berceriiiiiGpvs putato Vincenzo Di Trapani? Mancuso — SI; conosco anche l'imputato Angelo Di Cosimo. Mi fu presentato durante la campagna elettorale dell'on. Pecoraro. Nel 1958 Di Cosimo mi propose di acquistare una partita di eroina. Rifiutai. Il fratello di Giuseppe Mancuso si chiama Serafino, anche lui è nato ad Alcamo, ha 55 anni. Emigrò in Francia quando aveva diciannove anni. Poi si trasferì negli Stati Uniti Nel 1936 fu arrestato a New York per traffico di stupefacenti; ebbe quarant'annl di reclusione, ma tornò in libertà dopo dieci anni di carcere. « Fui rispedito in Italia — ha ricordato — e qui, nel 1952, subii un'altra condanna perché mi trovarono in possesso di un baule contenente eroina. Ma io non sapevo che la droga era nascosta in quel baule ». Dopo l'Interrogatorio di Cerlandò Ferruggia, nato a S. Cipìrrello (Palermo) nel '21, Il quale ha sostenuto di essere entrato nel giro dei trafficanti per favorire un amico che lavorava per l'Fbl, 1 giudici hanno rinviato il processo a mercoledì, giorno In cui il tribunale si trasferirà In una clinica romana per interrogare Salvatore Caneba, un imputato gravemente ammalato di cuore. g. g.