La Francia e l'oro di Ferdinando Di Fenizio

La Francia e l'oro De Gallile non rinuncia alla politica di prestigio La Francia e l'oro Parigi ha dovuto rinviare la sua offensiva contro la « supremazia del dollaro »; ora vuole diventare un grande centro finanziario mondiale, in concorrenza con Londra e New York - Al momento opportuno chiederà l'aumento del prezzo dell'oro Durante lo scorso mese di gennaio, la politica francese — per quanto riguarda l'oro ed i suoi prezzi — ha avuto alcune manifestazioni, che palesano una comune linea di pensiero. La prima manifestazione fu connessa, come si ricorderà, al rialzo dei prezzi del metallo, sul mercato londinese, agli inizi del '67. In piena effervescenza (e quando già il « pool » dell'oro aVeva i suoi guai a mantenere le quotazioni entro i limiti stabiliti) il ministro francese all'economia, Debré, annunziò in un'intervista, concessa al giornale « Le Monde » l'8 gennaio '67, che la Francia si proponeva di chiedere — in occasione di riunioni imminenti — che fosse riesaminata la questione del prezzo dell' oro, sul mercato mondiale. Quell'atteggiamento ebbe grande risonanza. Protestarono gli Stati Uniti, addu cendo che il prezzo dell'oro in dollari era problema riguardante soltanto il Con gresso americano. Argomen tarono esperti (dal Triffìn al Milton Gilbert; da Edoardo Bernstein ad Otmar Em minger), ricordando che la rivalutazione dell' oro era provvedimento pieno di pe ricoli. Fra l'altro, avrebbe arrecato nuova cospicua li quidità, al mondo intiero. Come evitare, in quelle con dizioni, un'inflazione disordinata, ad imprevedibili con seguenze? Seconda manifestazione. Il 16 ed il 17 gennaio ministri delle Finanze dei Paesi del Mec si riuniscono à L'Aia. Trattano anche di problemi monetari. La proposta francese non è condivisa da nessuno dei cinque Stati associati. La Francia è isolata. Debré, allora, fa un passo indietro. Chiarisce come fosse opportuno distinguere, nel prezzo dell'oro, un'istanza di breve periodo, da un'altra istanza di lungo periodo. I francesi (ha aggiunto) perseguivano soltanto la revisione del prezzo dell'oro (in dollari, e nelle altre valute) come provvedimento di lungo periodo. A breve periodo, si limitano a confermare la loro avversione alla creazione di nuovi « strumenti monetari di riserva » caldeggiata dagli americani. Un passo indietro, ma non molto significativo. Senza la creazione di strumenti di riserva addizionali e senza rivalutazione, come far fun zionàre il sistema moneta rio internazionale? Terza manifestazione. Con una nuova legge pubblica ta sul « Journal Officiel » del 28 gennaio '67, la Francia abolisce i suoi controlli sui cambi e sull'oro. In parti colar modo, Parigi diviene piazza libera all'importazio ne ed all'esportazione di oro, sia in moneta che in verghe, Qualunque operatore che acquisti metallo, in Francia può liberamente rivenderlo, dove più gli convenga; suo solo obbligo, il compilare taluni moduli a scopi statistici. Queste le tappe della politica aurea francese, nel breve arco di trenta giorni. Fra le varie misure, vi è una stretta interdipendenza; lo mostriamo in poche parole. * * H governo francese ritiene che il sistema monetario internazionale attuale funzioni assai male. A Washington, il ministro Debré l'ha detto apertamente, il 27 settembre '66, in occasione dell'assemblea annuale del Fondo. Prova: le critiche che sono rivolte a quegli Stati che, avendo un'eccedenza in bilancia dei pagamenti, cercano di convertire, com'è del tutto naturale, questi « surplus » in oro. Perché avviene ciò? Perché gli Stati Uniti de siderano imporre il dollaro come « attività mondiale », traendone grande profitto. La Francia non approva quella politica americana, di supremazia del dollaro. Ritiene che, a fondamento di ogni sistema monetario «dmuinpmprsmclafipNtnnècinplcltiaPsI « fra Stati liberi e indipendenti », vi debba essere, molto più opportunamente, una entità neutra a valore intrinseco: l'oro. Si sforza pertanto di diffondere, nel mondo intiero, la sua stessa prassi, di conversione delle riserve valutarie in oro. Se l'America acconsentisse a rivalutare l'oro, in termini di dollari, sia pure con adeguate norme cautelati'! ci (Dieterlen), quelle finalità francesi sarebbero più facilmente perseguite. Nessuno, tuttavia, dei partecipanti al Mercato comune, oppure degli appartenenti al «Club dei Dieci », è disposto ad aiutarla in ciò. La Francia pertanto, isolata nei consessi internazionali, adotta la nuova politica. Liberalizza, fra l'altro, il commercio dei cambi e il commercio del l'oro, nell'ambito del suo territorio metropolitano ed in talune dipendenze. Dalle argomentazioni ai fatti. * * Quali vantaggi ottiene ? Primo vantaggio. Agevola isuoi rapporti sia con laIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIHIIIII Russia sovietica; sia, soprattutto, con il Sud Africa. Quanto a dire, con i due Stati che hanno, essi stessi, un vivo desiderio d'ottenere una rivalutazione dell'oro. Il Sud Africa, in particoiai- modo, vende il metallo prodotto nelle sue miniere, trasportandolo a Londra. Le infrastrutture, a questo proposito, sono quanto mai efficienti ed economiche. Ma il governo di Pretoria non fa più parte del Commonwealth britannico; e critica vivacemente l'atteggiamento dei laburisti, nei suoi riguardi. E' troppo ardito sperare che, con il tempo, una parte dei carichi aurei possa abbandonare la piazza londinese (dove le contrattazioni si svolgono sotto l'occhio vigile della Banca d'Inghilterra a prezzi immutati da trent'anni ! ) per arrestarsi a Parigi? Secondo vantaggio. L'ac crescersi delle contrattazio ni libere in oro può agevolare sia la conversione in |metallo di valute straniere,IIIIIIIIM anche di valute riserva; sia il rafforzamento di quei gruppi, che s'interessano ad una futura rivalutazione dell'oro. Gli attuali tesaurizzatori francesi ne traggono incoraggiamento. Il governo francese poi vede, in ciò, un mezzo per porre il mondo intiero « in cospetto d'una realtà» che troppi, a suo avviso, fingono di ignorare. Terzo vantaggio, infine : lo sviluppo d'un grande centro finanziario in Francia, che in un certo senso si erga contro quelli londinese e di Nuova York. Quivi, la politica dell'oro non è che una delle molte manifestazioni di una tendenza, che abbraccia molte istituzioni francesi, nel momento attuale:, la riforma del credito a breve termine (Com missione Gilet) ; il potenziamento degli intermediari di credito, ecc. Eccoci- allora alla solita politica di prestigio, che tanto appassiona ingenerale De Gaulle. à' ! Ferdinando di Fenizio

Persone citate: De Gaulle, Edoardo Bernstein, Milton Gilbert, Otmar Em