Il processo ai trafficanti internazionali di droga che «esportarono» negli Stati Uniti 453 chili di eroina

Il processo ai trafficanti internazionali di droga che «esportarono» negli Stati Uniti 453 chili di eroina In nove anni guadagnarono quindici miliardi di lire Il processo ai trafficanti internazionali di droga che «esportarono» negli Stati Uniti 453 chili di eroina A Roma - Dei 33 imputati solo 14 sono in prigione: 9 in Italia, 5 in Paesi stranieri - Uno è stalo ucciso poco tempo fa in una strada di New York,, gli altri hanno fatto perdere le tracce - Forse la Corte dovrà trasferirsi in America dove è detenuto uno degli accusati che rivelò l'esistenza della «gang » (Nostro servizio particolare) Roma, 1 febbraio. Il processo contro i trafficanti di droga che nel giro di nove anni introdussero negli Stati Uniti mezza tonnellata di eroina si à aperto con la prospettiva di un viaggio in America. Fin dalle prime battute, infatti, si è presentata la necessità di interrogare uno degli imputati che si trova detenuto nel penitenziario federale di Atlanta, in Georgia Si tratta di Salvatore Rinaldo, un cittadino statunitense di origine siciliana che, con le sue . rivelazioni, ha permesso all'F.B.I., alla Finanza italiana, alla gendarmeria francese e alla polizia canadese di smascherare e annientare la pericolosa organizzazione. Dei trentatré imputati, che devono rispondere di associazione a delinquere, contrabbando e violazione della legge sugli stupefacenti, uno è stato strangolato recentemente in una strada di New York, cinque sono detenuti negli Stati Uniti, in Canada e a Marsiglia. Diciannove hanno fatto perdere le loro tracce, nove sono in carcere in Italia, Di questi soltanto sette si sono presentati dinanzi ai giudici del Tribunale presieduto dal dottor Salvatore Giallombardo. Essi S07io Ugo Caneba, Vincenzo Renna, Salvatore Valenti, Giuseppe Mancuso, Serafino Mancuso, Alberto Marazziti e Geraldo Ferruggia. I c boss ) dell'organizzazione italiana. Salvatore Caneba, nato a Palermo, e Vincenzo Di Tra pani, di Paceco, in provincia di Trapani, hanno rinunciato a partecipare al dibattimento: il primo si trova in stato di detenzione in una clinica romana, l'altro in una casa di cura di Trapani. Il processo è stato preceduto da un'operazione di polizia in grande stile che ha interessato quattro paesi. Nel corso delle indagini vennero alla ribalta nomi come quelli di Lucky Luciano, di Vito Genovese, di Frank Costello e di Joe Adonis, ma contro di loro non fu raccolta alcuna prova convincente. Le indagini iniziarono in seguito ad un episodio avvenuto il 21 ottobre del 1960 a Neio York. Quel giorno, sull'autostrada che porta nella contea di Manchester, venne fermata dagli agenti dell'F.B.l. un'auto su cui viaggiavano Salvatore Rinaldo e Matteo Palmeri. Poco prima i due. cittadini americani, avevano ritirato al molo 84 un baule portato dalla 8icilia da un emigrante, tale Pietro Torrente. Il baule, contenente giocattoli, aveva un doppio fondo nel quale erano stati nascosti dieci chili di eroina. Il 27 gennaio del 1961 Salvatore Rinaldo confessò al procuratore distrettuale di Wfct'te Piains (New York) di appartenere ad una banda di trafficanti che dal 1951 aveva introdotto in America 453 chili di droga. Si accertò che l'eroina veniva raffinata in Fran eia e quindi, attraverso l'Italia, inviata negli Stati Uniti e in Canada. Ingenti erano stati i guadagni che l'organizzazione aveva realizzato: cir¬ ca quindici miliardi di lire. Tutta l'accusa si basa sulla confessione di Rinaldo, detenuto ad Atlanta. Per questo l'avvocato dello Stato, Enzo Ciardulli, costituitosi parte civile, ha invitato il tribunale a trasferirsi in Georgia per sentire l'imputato. I giudici si sono riservati di prendere una decisione sulla richiesta, alla quale si sono associati il pubblico ministero e alcuni avvocati della difesa. Sgombrato il campo dalle formalità preliminari, i giudici hanno cominciato a interrogare gli imputati. Il primo a salire sulla pedana è stato Vincenzo Renna, nato a San Giorgio Jonico (Taranto) conosciuto a New York come Vincent. E' un uomo sui cinquantanni, grassoccio, die nel 1941 emigrò negli Stati Uniti. Lavorò prima in una fabbrica poi come marittimo. Fece una ottantina di viaggi sulla rotta New York, Genova, Napoli. Conobbe Salvatore Rinaldo nel 1958, tre anni prima del suo arresto avvenuto a Roma. « Ogni tanto c'incontravamo — ha detto Renna — perché Rinaldo abitava nei pressi del porto di New York. Mi chiedeva di portargli dall'Italia qualche bottiglietta di profumo ». Renna era amico anche dei fratelli Ugo e Salvatore Caneba. Conobbe quest'ultimo nel 1937 negli Stati Uniti, dove faceva il rappresentante di vini. Vincent Renna è stato accusato da Salvatore Rinaldo il quale ha tra l'altro riferito un episodio che sarebbe av¬ venuto nel 1954. Quell'anno Renna avrebbe portato dagli Stati Uniti in Italia una « jeep » che rientrò in Ameri ca con un carico di eroina nascosto sotto la ruota di scorta. « Non nego di aver portato l'automobile in Italia — ha spiegato l'imputato Quando presidente gli ha contestato il fatto j- ma, per moUvi diversi da Tiuein *riferlti falsamente da Rinaldo. In quell'epoca ero stato male e' durante la i a a i convalescenza avevo deciso d imparare a guidare la mac china Alla vigilia delia partenza per l'Italia acquistai la "jeep" che sbarcai a Genova, Poi proseenni in auto fino Napoli ». Il presidente del Tribunale è rimasto perplesso di fronte a questa spiegazione ed ha fatto notare all'imputato «Senza alcuna esperienza di guida lei si mise a guidare una vettura complicata come la "jeep" lungo l'Aurelia, una strada che metteva paura per fino a Nuvolarl: è incredibile /I 3 febbraio del 1961 Ren na tornò in Italia. A Genova era ad attenderlo Ugo Cane ba, che lo condusse a Roma Il 16 aprile Renna venne arrestato all'albergo « Adua », mentre s'intratteneva con una donna. E' stato poi interrogato Ugo Caneba, nato a Palermo nel 1910. Anche questo imputato è stato accusato da Salvatore Rinaldo. Oggi si è protestato innocente; ha sostenuto che l rivelazioni di Rinaldo sono tutte menzogne. «Non ho mai conosciuto costui — ha giurato l'imputato — ma so bene come egli abbia potuto raccontare tanti particolari sulla mia vita e sulla mia attività di modesto finanziere che svolgevo a Roma e a Milano. La verità è che Rinaldo è stato imbeccato dall'F.B.I. che mi teneva da tanto tempo sotto controllo e voleva coinvolgermi nella storia degli stupefacenti ». /I dibattimento proseguirà venerai. g. g( o a «