Dodici squadre straniere vogliono correre il Ciro

Dodici squadre straniere vogliono correre il Ciro Dodici squadre straniere vogliono correre il Ciro E' già vivo l'interesse per la SO" edizione della più grande gara ciclistica italiana, in programma dal 20 maggio airi 1 giugno - Le tappe si concluderanno nel tardo pomeriggio? - Anticipazioni sul percorso - Partenza da Milano o da Roma (Dal nostro inviato speciale) Milano, 31 gennaio. Con Vincenzo Torrioni, direttore di organizzazione della « Gazzetta dello Sport », parliamo del Giro d'Italia. La gente che s'appassiona di ciclismo sa già tutto del Tour, che si svolgerà dal SO giugno al SS luglio, ma del Giro, in programma dal 20 maggio alVII giugno, conosce poco o nulla. Torrioni dice: « Quest'anno, il Giro festeggia la sua cinquantesima edizione ed avrei voluto annunciarlo ai primi di gennaio. Non ho potuto ». E spiega: « Questione di abitudine; in Italia un po' si preferisce improvvisare e poi, da noi, è meglio cianciar di ciclismo all'inizio della primavera, quando l'interesse si risveglia spontaneo. Inoltre, per quel che si riferisce all'apporto economico, noi ci basiamo sui contributi delle città sedi di tappa e sull'esito di una campagna pubblicitaria lunga da impostare. Il nostro metodo, vecchio di 50 anni, prevede itinerari studiati su esigenze tecniche, che, per forza di cose, comportano maggior tempo. In Francia, è possibile andar più svelti, anche dal lato economico. Là, per esempio, i paesi dove passa il Tour sborsano quattrini; in Italia, invece, quasi tutti i Comuni vo gliono da noi il pagamento delle tasse di pubblicità. Il contrario, insomma », sospira Torrioni. Ma subito si riprende. Perché, già fin d'ora, l'interesse è vivo, lo si avverte da tanti particolari, cosi da' garantire una corsa di sicuro divertente. Gli atleti avanti ogni altra cosa, i protagonisti della re cita, gli attori. Gli italiani sono sulla cresta dell'onda, con un brio che più non si registrava da parecchie stagioni. Ragazzi che già da soli garantireb bero eccellente esito a qualsia si competizione. Ma anche gli stranieri premono dietro le quinte, dodici squadre d'oltre frontiera hanno manifestato l'intenzione d'allinearsi al via. Il problema detl'argent torna a far capolino. « Noi — so¬ sd stiene Torrioni — non intendiamo pagare ingaggi. Il corridore, però, è un professionista». Come conciliare l'utile al dilettevole! Un metodo c'è, bisogna trovare « l'apporto pubblicitario ». Una ditta, in parole povere, che, per la durata del Giro, abbia oonvenfen za a quello che si potrebbe de- \ comitanza con il Giro, non finire un abbinamento temporaneo. Come successe, lo scorso anno, per l'equipe .di inouetil, il quale, detto per inciso, Sarebbe ben lieto di ritentare l'avventura. Nel '67 il Tour è per squadre nazionali ed il Giro del Delflnato, un tempo ' in con figura più in calendario. Due motivi perché la nostra corsa faccia gola alle squadre di marca ed è quindi logico pensare ad una nutrita schiedi stranieri. E sarà un bene, la sola presenza degli atleti di casa priverebbe la gara del brivido d'una rivalità- che scatena l'entusiasmo, dal momento che Motta è bravo se batte Gimoridi, ma è bravissimo se batte Anquetil. ii i qGli attori — ripetiamo — ci saranno. Molti e di gran nome. Ma Torriani ha avuto qualche idea per celebrare le nozze d'oro » del Giro? Risponde che gli sarebbe piaciuto riandare sui tracciati di tappe celebri, di quelle tappe dove è nata la storia e la leggenda della bicicletta. «Ma mi sono fermato subito — commenta. — Bello sarebbe stato incominciare rifacendo la prima tappa del primo Giro. Era la Milano-Bologna. Bene, nel 1904 la gara, per andare da Milano a Bologna dirottò attraverso Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza, Padova, Rovigo Ferrara. In tutto, 378 chilometri. Meglio non badar all'antico, meglio guardar al presente ». « E allora? ». «Allora qualche tappa famosa sarà nel percorso, ma io vorrei offrire la possibilità di vedere il Giro al maggior numero di spettatori. C'è, a mio avviso, un'unica soluzione, la soluzione di ritardare gli arrivi alle sei e mezzo del pomeriggio, in modo che milioni di tifosi siano in grado di assistere alle trasmissioni davanti a g H schermi tv ». « Già decisot ». «Gid deciHo, no: quasi. Devo ancora parlare con i dirigenti della tv. Inoltre, tu ogni sede di tappa, la sera, ci saranno grandi spettacoli, puntando sull'equilibrio tra sport e varietà. Nel '66 il "Giro Festival" con la partecipazione delle Case discografiche è andato bene. Penso a qualcosa del genere, magari con qualche ritocco ». «E il tracciatot ». « Ne ho due da scegliere. O andare decisamente al Sud, o limitare la puntata al Sud, dando maggior respiro alla fase nella zona centrale ». «Là località di partenza à già fissata! ». Torriani non dice né si, né no. A quanto pare, però, o partenza da Milano ed arrivo a Rama, o partenza da Roma ed arrivo a Milano. Ed il proposito di fare svolgere la corsa in territorio nazionale, senza alcuna puntata all'estera. Ventidue, salvo sbaglio, le tappe. Quante in Piemonte! Mondavi, Fossano, Ciriè, Arona e Novi avrebbero già manifestato U loro interesse e logicamente non si può dimenticare Torino, che nel '66 ha avuto il Tour e nel '67 dovrebbe avere il Giro. Due telefoni suonano insieme, Torriani risponde contemporaneamente. Parla d'affari. Il colloquio è finito.

Persone citate: Anquetil, Arona, Mondavi, Motta, Novi, Rama, Torriani, Vincenzo Torrioni