Belle amazzoni e cavalieri di sette nazioni si sono contesi i trofei del Concorso ippico» di Remo Lugli

Belle amazzoni e cavalieri di sette nazioni si sono contesi i trofei del Concorso ippico» Successo dell'elegante manifestazione torinese Belle amazzoni e cavalieri di sette nazioni si sono contesi i trofei del Concorso ippico» La grande affluenza di pubblico (oltre 40 mila spettatori) ha dimostrato che gli appassionati di equitazione sono in costante aumento - Le gare, iniziate giovedì sera, si sono concluse con la disputa del «Gran Premio Fiat», vinto da Graziano Mancinelli U settimo concorso ippico internazionale di Torino si è chiuso ieri sera in bellezza: 130 cavalli, 13 amazzoni, 41 cavalieri di 7 nazioni e oltre 40 mila spettatori. Questa ultima cifra è particolarmente elevata quando si pensi che oggigiorno i cavalli sembrano quasi scomparsi e anche chi è sempre sulle strade, in città e in provincia, passa dei mesi senza vederne uno. Ma i cavalli, cacciati dalle vie del centro dalle, automobili e cacciati dalle campagne dai trattori, si sonò"' rifugiati nelle stalle delle società ippiche. Una eletta schiera che di là conduce in sordina là sua battaglia per la riconquista dell'uomo. Piano piano riusciranno nel l'oro intento: i cultori della equitazione sono sempre in numero maggiore. Fra i 40 mila spettatori che hanno assistito alle gare iniziatesi giovedì sera e conclusesi ieri sera c'era, sì, il pubblico elegante delle nobildonne e dei cavalieri di un tempo passato, ma c'era anche il pubblico giovane dei ragazzi che hanno scoperto il cavallo in questi ul timi mesi e stanno frequentando il corso d'equitazione e sono entusiasti delle sod disfazioni che questo sport sa dare. \ Comunque, non soltanto le cifre dicono l'importanza di questa manifestazione. Questo concorso è il primo della stagione in Europa e costituisce quindi la presen fazione delle carte con cui ogni cavaliere potrà giocare durante l'annata. Le carte, naturalmente, sono i cavai li che in questo sport hanno un'importanza enorme. Ci sono annate in cui cavalieri di fama internazionale non figurano o quasi nell'elenco delle vittorie. Non dipende da loro, dipende dai cavalli di cui possono disporre in quel periodo. I cavalli sono di lenta formazione: anche quando hanno tutti i numeri per riuscire, devono sbocciare all'agonismo a poco a poco. Non sono come una automobile da corsa che, se è stata stur diata bene, può incominciare a vincere alla prima corsa e durare così per anni. Per formare un cavallo occorrono tre, quattro, cinque anni e non dì rado le promesse non sono mantenute oppure il cavaliere credeva di ricavarne un velocista e poi, dopo avere perduto parecchie gare, si accorge che doveva considerare il proprio animale sot to l'aspetto di un'altra specialità. Perché anche i cavalli, come tutto nella vita moderna, sono suddivisi per specializzazione: c'è quello che serve bene nelle gare di velocità, l'altro che eccelle negli ostacoli e un terzo che unisce in sé tutte le qualità. Sta nel cavaliere scoprire queste doti e saperle valorizzare. Le prove di ieri sera erano particolarmente difficili e costituivano il finale del Gran Premio Fiat che aveva in palio la « vettura dell'anno », la « Fiat 124 ». Vi partecipavano venti cavalieri e cioè: gli otto cavalieri meglio classificati nella prima prova di qualificazione svoltasi venerdì sera; i sette cavalieri meglio classificati nella seconda prova, di sabato, e i cinque cavalieri meglio classificati nella terza prova, di domenica. La prima era stata una gara di barrage, cioè di spareggio su un percorso ad ostacoli; la seconda una gara di potenza, nel salto in alto; la terza una gara di velocità su un percorso ad ostacoli. Ieri sera la gara era divisa in due manches, la prima con 12 ostacoli, la seconda con 8 ostacoli più difficili; e i cavalieri a pari merito avrebbero continuato a battersi in una succes siva gara sul secondo percorso. Gli ammessi alla prova erano: Stefano Angioni, Charles Moizard, Graziano Mancinelli, Lalla Novo, Giulia Serventi, Alessandro De Lorenzo, Piero D'Inzeo, Tommy Brennan, Vittorio Orlandi, Renyldo Ferreira Janou Lefebvre, Arrigo Mar chi, Michel Raoul - Duval Francis Kerins, Jean Sarra zgsernmDpvsM«gsaenMrpispvdnsstatccpdPf1tlèd zin, Jean-Michel Gaud, Ale-1gria Simoes e Gualtiero Ca-l'stellini; ma Giulia Serventi e Jean-Michel Gaud hanno rinunciato. Dei grossi nomi, ieri sera, non figuravano in lizza Raimondo D'Inzeo e il francese De Fombelle, unicamente per la mancanza di un cavallo adatto: non erano riusciti a qualificarsi. La vittoria è toccata a Mancinelli, che montava « Turvey », sul quale aveva già vinto la stessa gara lo scorso anno. Mancinelli ha ventinove anni, fa equitazione dal '50, e gareggia in campo internazionale dal 1958. Abita a Milano, dove lavora come rappresentante in materie prime. Ma il suo lavoro è impostato in modo da consentirgli di dedicare buona parte della giornata ai cavalli. Mancinelli è in sella dalle 7 alle 12 di ogni giorno al Centro ippico di Castellazzo, e si alterna su sette cavalli, dei quali quattro di sua proprietà. Da 7 anni è in testa alla graduatoria nazionale. Il 7" Concorso di Torino ci conferma che è l'uomo da battere. Remo Lugli Il cavaliere Graziano Mancinelli, su Turvey, riceve gli applausi della folla dopo il successo nel Gran Premio Fiat

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