La fine del «miracolo» economico favorisce in Germania i neo-nazisti

La fine del «miracolo» economico favorisce in Germania i neo-nazisti Perché sono aumentati i voti dell'estrema destra La fine del «miracolo» economico favorisce in Germania i neo-nazisti (Dal nostro inviato svociate) teDusseldorf, gennaio, beKarl Jaspers, l'ottantaquat- mtrenne « padre » dell'esistenzia- relismo tedesco, ha detto chiaro e tondo alla tv che una de- liamocrazia tedesca non esiste. Ri- il baltando la più accettata valu- vetazionc circa il numero dei neo- ranazisti nella Germania fede- drale, Jaspers afferma che i ve- dri antinazisti non raggiungono mli milione. E' un giudizio po- lalemico, troppo severo forse, ma linasce dal dover constatare co- imrne, a ventun anni dalla fine vadella guerra, i tedeschi conti- pnuino a rifiutarsi di aprire "un « « processo nazionale » al ria- tazismo. - tot La Germania, dopo la di- vsfatta, avrebbe potuto umiliare ne commuovere il mondo con mun atto di profonda verità e di caravvedimento... Ma ora et si daccorge, dolorosamente, come feesso non sta venuto. Qualcosa teè mancato che avrebbe rista- e bilito l'ordine delle cose, la Gcr- ilmanta ha- perduto l'occasione pci dare la sua misura, miglio- zNon si è rinnovala nel Aprofondo, non ha meditato, non tosi è ricreata quella dignità che dha per radice la più profonda umiltà interiore; ha solo pen- fsalo alla salvezza ma in super- sficte, ha voluto costruire, sfug- mgire, tornare in alto invece di Bsopportare, subire e così sape- crari? la prova, ed esser prcpa- lrato al suo miracolo. Invece di strasformarst ha voluto naffer- pmarst. Ed ora lo si avverte: cqualcosa è mancato. Manca un qpunto che avrebbe potuto es- dsere un sostegno, un appoggio, gAlla scala manca un piuolo, sda qui Vindescrivibile ansia, la npaura ». pPiù che l'amaro paradosso di pKarl Jaspers, accettiamo que- tstà diagnosi: è di'Rainer Ma- mria Rilke, risale al 1923 ed è finquietante, sol che si pensi a quanto è accaduto dall'anno in tcui il poeta scrisse queste pa- crole, fino al 1945; a quanto rsi è verificato dalla disfatta tdel Terzo Reich in poi. aUno dei più noti commen- fitatori televisivi dice oggi che p« i tedeschi hanno paura: te- omono per il proprio lavoro, sper gli affari, per la loro stes- nsa esistenza ». In uno degli ul- timi numeri di Business Wcek, ssi legge:',che *il prodotto lordo del 196b oscillerà sui 120 mi- hardi di dollari, con un aumen- to, in termini reali, di appena il ìfo rispetto alla media 'de- gli ultimi cinque anni: 4,8fo. E' una realtà difficile da tran- gugtare per gli ambienti eco- nomici e finanziari privati, che, dal 1948, non avevano mai vi- sto declinare il processo prò- duttwo. Nel tedesco medio, abi- tuato oramai d una prosperità in progresso, ciò suscita un sen- so quasi wagneriano di catti- vi presentimenti, convincendolo che sia giunto il momento di mutar rotta ». Ecco la chiave del recente successo dell'Npd nelle elezioni regionali in As- sia e Baviera. Rudoli VV. Leonhart, giova- ne scrittore e sociologo tra i più attenti, osserva che in un paese come la Germania, dove tanto è stato colpito e distrutto, in un paese che da secoli si trova al centro di tutte le gran Idi discordie internazionali, è lpgico che vi siano anche molte ferite. In superficie la mag-| gior parte di esse è guarita. Ma, nel fondo, dolgono ancora, e molto. Sicché, quando vengono toccate, ne scaturisce una reazione puramente emotiva, irrazionale, anziché un severo esame di coscienza. La ricostruzione dalla Germania si è effettuata attraverso l'economia, dimodoché lavita della Germania è condì- zionata e dominata dalla eco- nomia. I legami più forti son quelli economici, di conse- jj . '. j: guenza la repubblica di Bonn si trova ad occupare nel mon- do un posto affatto particola i i'i t t re, ma assat vulnerabile. Lor- gogliosa consapevolezza d es- sere giganti in campo econo- mico aiutava a far passare in , seconda linea, a compensare il « nanismo » politico: oggi che il miracolo economico è finito e la cattiva congiuntura persiste, la dimensione effettiva del la Germania federale, dissipa¬ Per la prima volta, il progresso della produzione si è fatto più lento - Edilizia, tessili, siderurgia, carbone presentano segni di crisi; i prezzi sono aumentati, risuscitando lo spettro dell'inflazione - Il bilancio dello Stato ha un forte deficit: Bonn deve mantenere due eserciti, quello nazionale e gli alleati - Sotto la pressione delle grandi imprese, falliscono piccoli industriali, commercianti, artigiani - L'economia tedesca resta solida e forte; ma queste difficoltà bastano ad offrire un buon terreno per la propaganda demagogica del partito neo-nazista mania, incidono sul bilancio per una ventina di miliardi di marchi. Oggi i tedeschi debbono mantenere due eserciti, il loro e quello degli alleati, il tempo dei miracoli è finito. Per la prima volta, dal dopoguerra, il numero dei disoccupati si -avvia a superare quello dei posti disponibili. Nei messaggi di Capodanno, il presidente della Repubblica ! quello della Banca federale, i dirigenti della Confindustria Berg e Blake, il capo della Lega dei sindacati hanno prospettato concrete possibilità di ripresa « in un futuro non lon tane*: pel ^momento, tuttavia i tedeschi vengono esortati all'austerità, al risparmio, alla ri duzione delle spese superflue. Tutti parlano -della necessità d'una « azione concertata di risanamento economico », ma c'è disparità di vedute tra il governo e la Banca federale, che ha ridotto il tasso di nella misura sconto, ma non sconto, ma non richiesta dal ministro Schiller. Agli occhi dei tedeschi ossessionati dalla stabilità, angosciati dai fantasmi che la parola inflazione rievoca, tutto un ordine sociale e morale edificato sulla « certezza della continuità del benessere » appare in pericolo. La situazione non è invero drammatica, l'economia tedesca rimane solida; ma i richiami all'austerità significano per i tedeschi la rinùncia a quel « superfluo », cui si erano abituati. Esso fu il magico sonnifero che addormentò le coscienze, facendo dimenticare gli anni della fame e degli orrori. A questa stregua si capisce come il « miracolo economico » abbia costituito una rivincita nei I riguardi del mondo, una sorta "di immunità che dispensava i tedeschi dall'accettare ogni cri tica. Per il presente e per il passato. Oggi che l'azione del sonnifero è terminata, i tedeschi, de Igor Man standosi, non sanno rassegnarsi alla realtà, mimetizzata prima dalla guerra fredda, poi dal miracolo economico: di essere, cioè, come ha scritto Die Welt, « una potenza di terz ordine *. Sicché le istanze demagogiche, il poujadismo dei gerarchi dell'Npd li inducono a cercare un capro espiatorio del loro malessere: il governo federale che « subisce fa soldataglia straniera » costringendo il paese a svenarsi; gli stranieri che « rubano il posto ai lavoratori tedeschi»; Israele che « estorce, insieme coi paesi sottosviluppati, miliardi e miliardi di marchi all'economia nazionale ». E nondimeno, dietro a tutto ciò, si intravede già l'inizio di quel profondo processo di trasformazione sin qui rinviato Avrà uno svolgimento lungo e faticoso, con reazioni irrazionali, come il voto all'Npd; ma, in ultimo, la ragione dovrebbe prevalere. I M tesi ie cortine fumogene del benessere, si ripropone cruda mente ai tedeschi, ed è una realtà che traumatizza, Finché l'America investì mi liardi di dollari in Germania, il « miracolo economico » fu veramente tale: la manodope ra era a buon prezzo, fornita dai dieci milioni di profughi dai territori dell'Est, dai tre milioni di tedeschi fuggiti dal la Germania comunista; il rni lione seicentomilàS',lavoratori importati dall'estero sopperi vano alla deficienza di braccia provocata dall'edificazione del « più forte esercito continen tale »; i macchinari, rinnovati, tornarono ad essere competiti- vi; i sindacati si dimostraro no prudenti per non compro mettere la rinascita economi ca. Sotto la dinamica spinta del prof. Erhard, la Germania federale diventò la seconda po tenza commerciale del mondo e la terza nell'industria, ma il « miracolo economico » non poggiava su alcuna programma zione. L'orgoglioso partito di Adenauer ha sempre trascura to gli ammonimenti dei social democratici. Tj primo segnale di pericolo fu dato sette anni fa, dallo scricchiolare dell'impero Krupp, ma intervenne la . Deutsche Ban\ e venne subito dimetti cato. Oggi sono in crisi Tedi lizia e il. settore tessile, l'indu stria siderurgica, afflitta da im- pianti non riconvertiti e dalla : competitività del carburante lin quido. La concentrazione in- dustriale ha consentito di reg, gere la concorrenza straniera , sacrificando, peraltro, un gran a numero di piccoli e medi im prenditori, provocando una im- i pressionante teoria di fallimen- ti di artigiani e bottegai-'eom- merci'anti, schiacciati 'dal difè fondersi dei grandi magazzini, a Preoccupata dalla crescente n tensione inflazionistica, la Ban- ca federale ha deciso misure o restrittive che hanno provocaa to un calo degli investimenti, appesantendo anche i mercati - finanziari. L'imposta del 25 e per cento sui redditi dei titol - obbligazionari posseduti da o, stranieri ha causato l'allonta- namento di capitali esteri. - L'aumento eccessivo delle k, spese statali fa sì che entro o il 1970 il deficit del bilancio i- toccherà almeno gli undici min- liardi di marchi, qualcosa coa me millesettecento miliardi di e- lire. Nel 1950 un terzo circa o. del bilancio andava alla Difesa: n- ma si era in piena « guerra o- fredda » e al colmo dell'espan e, sione; l'incidenza fiscale risuli- tava tollerabile, i prezzi eraò- no abbastanza stabili. E, poi i- erano gli alleati a pagare per à i tedeschi e non viceversa. n- ln quell'anno di straordina i- ria espansione, su di un bilan o ciò complessivo di poco meno di di 15 miliardi di marchi, le e spese militari erano quattro d miliardi e 600 milioni di mar s- chi. Nel 1966, su 69 miliardi di marchi in preventivo, la a- Bundestvehr e le commesse i alle industrie belliche anglo n americane, insieme con le preve stazioni in valuta contante pel o, mantenimento dei 280 mila si soldati alleati di stanza in Ger¬ mpmbitPgpdii BgtptildTdscgcsin I «iiiiiiitiiiiiiiiiititiii(iiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiitiitiiiii

Persone citate: Adenauer, Igor Man, Jaspers, Krupp, Schiller