Invito di pace del Papa ai capi responsabili della Cina
Invito di pace del Papa ai capi responsabili della Cina Invito di pace del Papa ai capi responsabili della Cina L'esortazione durante una cerimonia in S. Pietro - Paolo VI dà atto del travaglio dei cinesi per uscire dalla miseria (Dal nostro corrispondente) Città del Vaticano, 6 gennaio. Paolo VI ha invitato oggi « chi presiede alla vita cinese odierna nel Continente » a voler « ragionare di pace » con luì, affermando di sapere «come questo sommo ideale umano e civile sia intimamente congeniale con lo spirito del popolo cinese ». Non ha nominato Mao Tse-tung, al quale nel gennaio dell'anno scorso inviò nominativamente il noto messaggio che ne richiedeva i buoni uffici per la composizione della guerra nel Vietnam, rimasto senza risposta, anzi respinto. Può darsi, si è subito commentato in Vaticano, che il Papa abbia questa mattina usato la perifrasi «chi presiede allo vita cinese odierna nel Continente » senza particolari intenzioni o può darsi che l'abbia messa nel suo discorso a bella posta. Paolo VI ha fatto la sua offerta, che appare audace, nonostante « le difficoltà dell'ora presente », che ha dichiarato dì ben conoscere, nel corso di una Messa da lui stesso celebrata in San Pietro. Il Papa ha parlato al momento del Vangelo, dando così al suo discorso una cornice sacra. Ha detto delle « aravi dolorose difficoltà » incontrate dalla Chiesa in Cina senza accento polemico: « la libertà religiosa nella Cina continentale — ha rilevato — incontra aravi ostacoli, le nostre comunicazioni sono del tutto impedite, il Concilio Ecu menico non ha visto presente alcun membro di quella gerarchia, tutti i missionari sono stati espulsi; alla Chiesa cat tolica, a questa stessa Sede apostolica si fa accusa di es sere contraria al popolo cine se. Ora, tutto questo non ha ragion d'essere. La Chiesa cat tolica ha sempre quardato con immensa simpatia alla Cina ». « E' noto — ha aggiunto Paolo VI — come in quel ri sorgente paese la vita catto lica abbia del tutto rinunciato d'essere e d'apparire un feno meno paracoloniale... La Chie sa cattolica, e questa Sede apostolica in specie, non è mai stata nemica, ma sempre ami ca della Cina... Ella l'ha sem pre ammirata ed amata -ed è ancora oggi in grado di comprendere e di favorire, nelle sue giuste espressioni, il travaglio della presente fase storica della sua trasformazione, dalle antiche e statiche forme tradizionali della sua cultura quelle inevitabili e nuove nascenti dalle strutture indù striali e sociali della vita mo derna ». A questo punto Paolo VI ha detto quali siano i suoi desideri ed 1 suoi voti per i futuri rapporti tra la Chiesa e la Cina comunista: riprendere con essa i contatti, come già la Santa Sede li conserva con la Cina di Formosa: «Vorremmo tuttavia — ha dichiarato — riprendere i contatti col popolo cinese del Continente, contatti non da noi interrotti vo lontariamente, per dire a tutti quei cattolici cinesi che sono rimasti fedeli alla Chiesa cat tolica che noi non li abbiamo mai dimenticati e che non ri nunceremo mai alla speranza della rinascita, anzi dello sviluppo della religione cattolica in quella nazione. Riprendere i contatti per far sapere alla gioventù cinese con quale tre pidazione e con quale affezione noi consideriamo la presente sua esaltazione verso ideali di vita nuova, laboriosa, prospera e concorde ». f. p. dndDestsan—cattg
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