Una nuova, crudele malavita ha sopraffatto il banditismo «tradizionale» della Sardegna di Giuseppe Fiori

Una nuova, crudele malavita ha sopraffatto il banditismo «tradizionale» della Sardegna Che cosa rivela. la feroce strage di Nuoro Una nuova, crudele malavita ha sopraffatto il banditismo «tradizionale» della Sardegna Col progresso industriale e l'abbandono della pastorizia, sorge una moderna criminalità di tipo gangsteristico: decrescono i furti di bestiame e le vendette ai danni di contadini e piccoli agricoltori; aumentano i rapimenti di ricchi proprietari, i blocchi stradali, le estorsioni - Il 1966 è stato un susseguirsi di crimini gravi e gravissimi: «Anno di cinghiali e di cani randagi che si credono leoni», come dice il lamento funebre in dialetto per le tre vittime di Ollolai (Dal nostro inviato speciale) Nuoro, 4 gennaio. Per i tre morti di Ollolai — il fabbro cinquantottenne Francesco Pira, la moglie Francesca Podda, di 61 anni, e il nipotino Michele Podda, di 10, uccisi con fucilate alla nuca la notte di San Silvestro nella loro abitazione alla periferia del paese — è stato composto un « attitu » (il lamento funebre cantato dalle prèfiche). Dice, nella versione dal dialetto: «Ahi, questi tre morti di Ollolai - morti tre - marito moglie e bambino - tanto, nulla, nulla è! - Ahi, 1966 - anno da ricordare - che dopo il Te Deum Laudamus - lasci questi tre morti da sotterrare - Anno di valentìe - perché è valen tìa, dicono, uccidere e ru bare. - Anno di cinghiali e di cani randagi che si credono leoni ». Il 1966 è veramente un anno da ricordare. Si aprì con due tentativi di ornici dio, entrambi all'alba del Capodanno: due pastori fu rono gravemente feriti, uno alle porte di Nuoro, l'altro nelle campagne di Oltana Poi, il !) gennaio, tutti nello stesso giorno, il primo attentato dinamitardo dell'anno (una casa distrutta ad Ovodda), il primo assassinio (a Bultei, il pastore Sebastiano Falchi freddato con alcune fucilate al viso) ed il primo rapimento (Giovannantonio Loi, un possidente di Neoneli, rimarrà prigioniero dei banditi per una settimana: verrà rilasciato dopo il versamento di quattro milioni). Immediatamente dopo c'è un secon¬ do sequestro di persona: il 22 gennaio i banditi rapiscono nelle campagne di Macomer Basilio Barria. Ma ancora' si guarda al fenomeno senza inquietudine. Rispetto al gennaio del '65 la situazione della criminalità non sembra aggravata. Anzi, nei due mesi appresso, il raffronto col 1965 induce i responsabili dell'ordine pubblico ad un relativo ottimismo. E' vero che l'8 febbraio, in un conflitto a fuoco con i fuorilegge, è caduto un carabiniere, Pietro Più. Ma il totale degli omicidi tra febbraio e marzo è solo di quattro; nei due mesi corrispondenti del 1965 i morti ammazzati erano stati quattordici. Al fondo, però, questi dati sulla frequenza degli omicidi non rispecchiano nella sua totalità il fenomeno del banditismo sardo. Ogni società ha una sua frangia criminale. Nella so cietà dei pastori nomadi il delitto tipizzante è l'abigeato (cioè il furto di bestiame), spesso compiuto con violenza per conseguire il fine, e con altra violenza di ritorsione dopo che si è patito un furto. L'omicidio è lo sbocco di [una inimicizia implacabile; raro, nell'ambito del mondo iei pastori, l'assassinio per rapina. C'è però, in Sarde ina, anche una società contadina meno arretrata nei ■interni di produzione, e diversa quindi nei costumi e iella mentalità. E c'è una "■ocietà semi-industriale. A parte le frange teppistiche proprie di questi altri due mondi, viene deli¬ neandosi un tipo di criminalità le cui leve sono fornite in'prevalenza dal mondo dei pastori e che si rivolge, per realizzare un profitto, non più ai pastori nomadi, dissanguati dall'alto costo dei fitti, dei pascoli e dalla soggezione all'industria del formaggio, ma agli allevatori evoluti dell'alto Campidano, dell'Ozierese, della Nurra di Sassari, o al ceto imprenditoriale che impianta nuove aziende nelle poche aree industriali dell'isola. Rubare pecore è molto meno fruttuoso che estorcere soldi. Decresce così là frequenza dei furti di bestiame; comincia ad elevarsi il numero dei blocchi stradali, delle lettere con richieste estorsive, dei se questri di persona a fine di ricatto. Il k maggio viene prelevato dal suo stabilimento di Olbia l'ing. Francesco Palazzina dirigente di una fabbrica, la «Nuratex», del la quale è solo compartecipe. I banditi lo tengono prigionièro per nove giorni. Liberato, dirà: « Li ho convinti a rilasciarmi parlando ad essi di Papa Giovanni XXIII ». Alcuni giornali pubblicano la cifra che la « Nuratex » ha dovuto ver sare per la liberazione del professionista: venticinque milioni. E' l'inizio della bufera. Non passa giorno che qualche lettera estorsiva non giunga in casa di un possidente. Pochi ne parlano: preferiscono pagare, senza esporsi a rischi. Altri vendono la proprietà ed emigrano. La polizia non ne so nulla. I giornali negano. 1 fatti che la cronaca sì limita a registrare sono certamente gravi: dieci omicidi fra aprile e giugno e altri tre a luglio. Ma non meno allarmanti, come spia di una situazione avviata ad incancrenirsi, è l'alluvione delle lettere estorsive. Con il trascorrere dei mesi sempre più diventa chiaro che in parallelo agiscono banditismi diversi: quello tradizionale, che parte dall'abigeato ed è proprio della società dei pastori, la cui vita continua ad essere regolata da un codice barbarico (il codice della vendetta) e quello « nuovo », di tipo gangsteristico: il banditismo della gioventù ai margini del mondo pastorale, non più disposta ad un lavoro come quello dei padri, sub-umano, estenuante e mai remunerativo, e non ancora integrata in una attività nuova, spesso perché manca un'occasione di lavoro diverso dalla custodia delle greggi in Barbagia. Naturalmente simile schematizzazione non esclude il bandito partecipe di entrambi i tipi di tdelinquenza: cioè il pastore che, pur continuando a fare il pastore, si rivolge anche all'ambiente esterno per estorcere o per ricattare. L'esplosione in concomitanza di tutte queste forme diverse di criminalità avviene in agosto. E' la sera del J/. A sei chilometri da Nuoro, su una strada di grande comunicazione che collega il capoluogo della Barbagia a Cagliari e , e l e Sassari, tre banditi fermano e rapinano una quarantina di automobilisti. 72 dato scoraggiante è anche un altro: la polizia non riuscirà mai a fissare con precisione il numero dei rapinati, perché molti automobilisti hanno preferito non denunziare l'aggressione. Quattro giorni più tardi, altro assalto stradale: questa volta alle porte di Sassari. Tra i fermati ci sono cinque agenti di Pubblica Sicurezza: un agricoltore sassarese — Gianuario Mangatìa, ferito durante il blocco — morirà il 16 agosto all'ospedale. Comincia la spaventosa mareggiata d'agosto: uccisi due possidenti di Nughedu San Nicolò, i fratelli Diego e Gavino Sulas; uc ciso un pastore a Ruinas; rapiti a Tortoli Giuseppe Aresu e Giuliano Tascedda (rimarranno prigionieri dei fuorilegge per ventitré giorni); selvaggiamente uccisi Giuseppe Caboni ed il figlio Salvatore, i banditi danno alle fiamme il corpo del ragazzo; sequestrato un pastorello di Orgosolo, Giuseppe Vedete; un possidente di Santu Lussurgiu, Salvatore Pintus, viene rapito ed ucciso; è assassinato a coltellate un pastore di Sanluri; ad Ollolai un piccolo commerciante viene gettato da un terrazzo e muore. Il mese si conclude con due omicidi, uno a Bolotana, l'altro ad Onifai. Soltanto in agosto, undici vite stroncate. Poi, l'apparente bonaccia di settembre ed ottobre. Sono state adottate misure estreme. Decine di individui sospetti vengono sottoposti all'obbligo del domicilio coatto. L'illusione di alcuni è che bastino le misure di forza per distruggere il male alle radici. Qualche latitante si costituisce; qualche altro è preso dalla polizia; qualcuno viene ucciso in conflitto Ma, se anche necessarie, continuano ad essere, come in passato, soluzioni provvi sorie. f morti di dicembre sono otto; due i sequestri di persona. Uno dei possidenti rapiti, Giovanni Cualbu, è stato rilasciato; il secondo, l'agricoltore sassarese Pompeo Solinas, è prigioniero dei banditi da ventisei giorni, e i più si chiedono dubbiosi se egli sia ancora vivo. Giuseppe Fiori cdm emrduscnd Sbarcate ad Olbia le auto del reparto di polizia «Padova» che partecipa alla lotta contro il banditismo (Tel. A.P.)