Battaglie socialiste in Emilia e Romagna

Battaglie socialiste in Emilia e Romagna Dal romanticismo radicale alla «settimana rossa» della primavera 1914 Battaglie socialiste in Emilia e Romagna Gli studiosi che hanno preparato il bellissimo volume Su, compagni, in fitta schiera uscito presso l'editore bolognese Cappelli (1,10 grandi pagine, 320 illustraeioni, 10.000 lire), escludono giustamente che possa farsi una storia regionale del socialismo italiano, s rifiutano ogni tentazione di ricostruire con gusto folcloristico e pittoresco le battaglie dei lavoratori nell'800, malgrado l'acceso, ed ormai arcaico. « colore » di tante manifestazioni. Eppure hanno raccolto con gusto e pazienza, in biblioteche ed archivi privati, un'amplissima documentazione fotografica sui primi decenni delle lotte operaie, hanno composto il grosso libro più con le immagini che con il testo, e lo hanno dedicato esclusivamente al * socialismo in Emilia-Romagna dal 1S6/, al 1915 ». Afa Emilia e Romagna occupano un posto insieme esemplare ed eccezionalmente rappresentativo nella storia del socialismo italiano, fin dalle prime origini; hanno dato alcuni fra i protagonisti più insigni al movimento, da Andrea Costa a Nenni; e le battaglie socialiste assumono in quelle terre alcune caratteristiche regionali di grande rilievo: l'importanza primaria della lotta nelle campagne, una tensione quasi sempre passionale e talvolta messianica, sovente una netta spinta rivoluzionaria. Il socialismo emiliano non fu soltanto rivendicativo: sentì più intensamente che in altre regioni la lotta contro lo Stato « borghese », il militarismo, il clericalismo, la guerra. Sempre di vivo interesse, il libro attrae soprattutto nei suoi capitoli iniziali, anche per i rari documenti fotografici: quando ricostruisce il trapasso dal radicalismo garibaldino e mazziniano alle prime organizzazioni classiste, ai primi moti socialisti (o anarchico-socialisti). Questa storia è raccontata soprattutto con .ita scelta felice di testi del tempo: lettere di protagonisti, verbali di processi, articoli di giornali, pagine di libri di sicura autorità. Ma non meno attraente, e nuovo per molti lettori, è il capitolo sull'ultima vera fiammata rivoluzionaria del socialismo emiliano: la « settimana rossa » del 1914. Lettere al Direttore Giolitti e l'Aventino Sig. Direttore, , ho letto l'articolo del prof. A. C. Jemolo sul mio libro Il rifiuto dell'Aventino, ed una sua affermazione non si può lasciare senza una mia risposta. A proposito del piano di Giolitti di abolire la proporzionale per decreto reale e procedere a nuove elezioni sulla base del collegio uninominale, il prof. Je molo scrive: « Confesso di non essere convinto del dato, offesi gli scrupoli di costitu zionalità di Giolitti (e quelli di costituzionalità almeno formale del re, allora); il carattere di colpo di Stato di una modifica di legge eletto rate per decreto reale era evidente ». Che cosa significa « non essere convinto del dato »? Non certo che lo l'abbia in ventato, perché allora la risposta sarebbe diversa. Che l'abbia frainteso o mal riferito? Escludo questa ipotesi anche perché . nel libro lo scrivo: «è- rimasto per me indelebile il ricordo dell'immagine di Giolitti, allorché (mi raccontò il fatto, anche per l'impeto delle sue parole». Di quel colloquio io potrei narrare anche altri particolari, le risposte di Orlando e di De Nicola, la replica di Giolitti. Mi limito a ricordare che un ministero Giolitti-Orlando-De Nicola non era una soluzione ordinaria, ma ne parla due volte Alfredo Frassati nel suo libro Giolitti (con prefazione di Luigi Salvato relli, Firenze, Parenti): una parte del mio riferimento è quindi autorevolmente con fermata. Ma Jemolo esclude 'a soluzione per una sua opinione personale, non compro vata dai fatti. Egli afferma che la soluzione Giolitti da me riferita — « una modifica di legge elettorale per decreto reale» — avrebbe avuto il carattere di un colpo di Stato. La situazione ben altro colpo di Stato avrebbe richiesto in difesa della libertà e per evitare colpi di Stato con altri fini..» Bisogna ricordare che Giolitti riteneva incostituzionale la proporzionale, perché approvata dopo cinque anni di esistenza statutaria della Camera, i cui poteri divenivano per ciò solo limitatissimi. Il decreto reale che l'avesse abolita ci avrebbe ridato, con il collegio uninominale, una legge elettorale del tutto costituzionale. Le sarò grato, egregio Direttore, se Ella si compiacerà pubblicare questa mia lettera e La ringrazio fin d'ora Distinti saluti. prof. Alberto Giovannini Arresto di braccianti durante gli scioperi agrari del 1907 nelle campagne ferraresi

Luoghi citati: Emilia, Firenze, Parenti, Romagna