Un terzo del partito si rivolta contro Brandt di Tito Sansa

Un terzo del partito si rivolta contro Brandt L'accordo de - socialisti a Bonn Un terzo del partito si rivolta contro Brandt La base socialdemocratica minaccia secessioni e opposizioni interne - Ma è ormai quasi certo che il governo presieduto da Kiesinger si farà - L'ultimo ostacolo è la persona di Strauss Bonn, lunedì mattina. Le resistenze degli iscritti alla socialdemocrazia tedesca contro l'accordo per un governo di « grande coalizione » stipulato sabato dai maggiorenti del parrito con i rappresentanti dei democristiani-cristiano sociali, si sono accentuate in maniera spettacolare. Sono insorti contro il patto con gli avversari tradizionali circa un terzo dei deputati (il 38 per cento) e, in blocco, le federazioni della Baviera, del BadenWuerttemberg, dell' Assia meridionale e dello Schleswig-Holstein, le associazioni giovanili e alcuni sindacati. Quasi tutti i gruppi di oppositori hanno chiesto la convocazione urgente di un congresso straordinario del partito (che conta oltre 700 mila iscritti) perché considerano che una collaborazione con i democristiani, dopo diciassette anni di guerra aperta, è una decisione troppo importante perché possa essere presa soltanto dal gruppo parlamentare. Sono state profetizzate defezioni in massa (in Renania-Vestfalia soltanto ieri, domenica, quasi un migliaio di iscritti è uscito dal partito) ed è stata minacciata una frattura e la costituzione di un'opposizione interna. La ragione fondamentale delle proteste non è, in ogni modo, di natura programmatica, ma riguarda le persone, quella del candidato Cancelliere, Kurt Kiesinger (per i suoi trascorsi nazisti) e quella di Strauss (per i suoi atteggiamenti autoritari e per le sue menzogne dinanzi al Parlamento, nel 1962). Secondo il presidente dell'associazione tedesca dei giovani socialisti, Guenther Mueller, « all'interno del partilo socialdemocratico si formerà un'opposizione che sarà più forte dell'opposizione parlamentare costituita dai deputati liberali ». Nonostante la crisi nella quale si trova improvvisamente precipitato il partito socialdemocratico, sembra tuttavia ormai certo che nei prossimi giorni la « grande coalizione » sarà varata. Gli oppositori — come quelli che ieri notte abbiamo visto sfilare dinanzi al Parlamento di Bonn, protestando contro il « tradimento » e contro il « matrimonio contro natura », mentre i deputati socialdemocratici litigavano tra di loro per dieci ore consecutive, fino alle 4 del mattino — verranno messi in minoranza. Nella tempestosa seduta dei deputati, tenuta la scorsa notte, non si è avuta una decisione definitiva, comunque i fautori della « grande coalizione » hanno fatto un passo innanzi: è stato stabilito di svolgere una « trattativa finale » per una «grande coalizione», alla condizione che in una nuova riunione del gruppo parlamentare, convocato per domani, « venga precisata la struttura organizzativa e personale del nuovo governo». In parole più semplici — da quello che è trapelato -- una parte dei socialdemocratici vuole sapere se e in che posizione il capo dei cristiano sociali bavaresi, Strauss entrerà nel nuovo governo. Sembra infatti che Strauss sia l'ultimo e unico ostacolo per il varo del Gabinetto. Se così stanno veramente le cose, molti pensano che Strauss, abile tattico, non porterà troppo avanti la propria battaglia personale, e rinuncerà a un dicastero, accontentandosi di avere raggiunto gli obiettivi che si era prefisso : lo spodestamento di Erhard, la formazione di una « grande coalizione », la guida del Paese affidata a un uomo « suo », Kiesinger. Se il governo Kiesin ger-Brandt verrà formato — ed è ormai quasi certo — il vincitore sarà lui Strauss. Per i socialdemocratici il ritorno al governo dopo una assenza di 36 anni e mezze (l'ultima volta fu con Hermann Mueller nella primavera del 1930) non sarà inve¬ ce certo un trionfo. Ritornano jn una posizione di sottordine e in un momento difficile, in un governo che non è di centro-sinistra, come nei sogni di mesi fa. Essi pagano in questo modo la rinunzia a guidare loro il Paese, in una « piccola coalizione » con i liberali. Per l'accordo tra de e socialdemocratici si lamentano — ed è logico — i liberali esclusi e si rallegrano i democristiani, a comincia re da Adenauer (e perfino Schroeder, che spera in un dicastero). Per un noto commentatore socialdemocratico « la "grande coali zione" non è una soluzione ideale, l'Austria insegni Non deve essere una condizione durevole. Ma nelle condizioni attuali sembra essere la migliore via di uscita dal labirinto di una crisi sulla pericolosità del la quale non era permesso di avere dubbi ». Insomma, salvo sorprese da parte della base social democratica, il governo di « grande coalizione » è cosa fatta: per la repubblica federale è una svolta storica. Tito Sansa

Luoghi citati: Austria, Baviera, Bonn, Renania