Il «Comunale» di Firenze si è riaperto in un clima di commozione e di fierezza

Il «Comunale» di Firenze si è riaperto in un clima di commozione e di fierezza Risorte in sole tre settimane dulie rovine '.d'é"ti9ailnviwne Il «Comunale» di Firenze si è riaperto in un clima di commozione e di fierezza La stagione lirica puntualmente inaugurata con «L'incoronazione di Poppea» - Non è stato uno spettacolo mondano, ma un saluto e un augurio per la città - Tutto il pubblico in piedi ha applaudito il personale del teatro che ha compiuto il « miracolo » promesso da Paone DAL NOSTRO IN.VIA TO Firenze, lunedì mattina. Quasi tre minuti di applausi ininterrotti, rabbiosi, commossi. Mai forse nella storia del teatro italiano l'inizio di uno spettacolo è stato accolto con un'ovazione così prolungata come quella che ieri pomeriggio ha salutato l'apertura della stagione al Teatro Comunale di Firenze risorto miracolosamente dalle rovine dell'alluvione in sole tre settimane. Erano le 16,30 del pomeriggio; la platea, la balconata, la grande loggia erano gremite in ogni ordine di posti da un pubblico piuttosto Insolito: c'erano le autorità, i rappresentanti del mondo della cultura e dell'arte, i bei nomi sonori dell'aristocrazia fiorentina, ma accanto a questi abituali frequentatori delle prime c'erano studenti, vecchie signore inglesi e americane, l'ambasciatore della Germania di Bonn, anziani studiosi, ex cantanti, un'ammalata portata a braccia, una paralitica in carrozzella, gente innamorata di Firenze che veniva al « Comunale > non per assistere ad uno spettacolo mondano, ma per salutare il primo passo verso la rinascita dopo il disastro dell'alluvione. Un ambiente sobrio, solidale, ria immediato dopoguerra, perfettamente intonato all'atmosfera di Firenze e alla cornice del «Comunale ». Non c'erano le eroiche « seggiole nel fango » promesse da Paone due settimane fa, il teatro aveva un aspetto quasi normale: luci, riscaldamento, poltrone e poltroncine — prestate da « La Fenice » e da « La Pergola » — « maschere » con impeccabili giacche rosse. E tuttavia il pavimento di nude assi — le moqucttes sono state rovinate dal fango — la scarsità di arredamenti, la mancanza di scene, ricordavano a tutti che quindici giorni prima quello stesso teatro era una buia caverna piena di melma. Quando finalmente il sipario si è alzato non è apparsa una scena dell'antica Roma così come prevede il libretto de L'incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi: sul palcoscenico — che l'alluvione del 4 novembre irrompendo furiosamente in teatro aveva fatto scoppiare in più punti e che è stato riparato a tempo di record — era schierato tutto il personale del «Comunale»: tecnici, elettricisti, macchinisti In tuta, falegnami in spolverino grigio, impiegati, «maschere», ballerini, cui si frammischiavano — vestiti da antichi romani, con elmo scudo e corazza — i coristi e le comparse che di lì a poco avrebbero partecipato allo spettacolo. Tutti coloro insomma che in queste tre settimane hanno lavorato notte e giorno a Pompar acqua, spalare fango, smontare, rimontare, aggiustare, asciugare per compiere l'assurdità, il miracolo promesso dal sovrintendente Remigio Paone: andare in scena il 27 novembre, puntualmente, come se nulla fosse stato. Di fronte a quelle duecento persone tutti si sono alzati in piedi, dalla balconata su in alto sono partite grida di «bravi, bravi», sembrava il finimondo. Una scena « risorgimentale » come ai tempi di «Viva Verdi». Il ministro Corona, Remigio Paone e il vice-sindaco Lagorio che era¬ no sul palcoscenico proprio in mezzo al gruppo come per le fotografie-ricordo, hanno fatto due o tre passi avanti, sono arrivati fino al proscenio, poi hanno fatto dietro front e cosi girando le spalle al pubblico, hanno cominciato anch'essi ad applaudire il personale che aveva compiuto il «miracolo». Quando si sono voltati di nuovo apparivano tutti e tre visibilmente commossi, Paone addirittura sconvolto. Poi lo luci si sono spente, il maestro Carlo Frane! ha alzato la bacchetta. Il melodramma monteverdiano è cominciato. Naturalmente, alla fine del primo atto e alla" conclusione dello spettacolo — che era stato diviso in due sole parti anziché in tre — grandi applausi hanno salutato Claudia Parada (Poppea). Mirto Picchi (Nerone), Mirella Parutto (Ottavia), Renato Cesari (Ottone), Boris Christoff (Seneca). E gli altri ottimi interpreti. Gaetano Tumiati FIRENZE. — Ieri, giornata fredda ma serena, centinaia di turisti sono giunti a Firenze per vedere I danni causati dall'alluvione. A mezzogiorno il cardinale Florit ha celebrato una Messa in Battistero. Domani riapriranno le scuole medie ed alcune Facoltà universitarie; la riapertura delle elementari è fissata al 5 dicembre. Alle Cascine e alla Fortezza da Basso sono ancora parcheggiati 863 veicoli sinistrati dalla piena dell'Arno (Telefoto a «Stampa Sera»)

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