La salma tumulata oggi pomeriggio nel cimitero di S. Germano Chisone

La salma tumulata oggi pomeriggio nel cimitero di S. Germano Chisone La salma tumulata oggi pomeriggio nel cimitero di S. Germano Chisone E' voluto tornare per l'estremo riposo nel paese dei suoi padri - La cerimonia alle 15, nel rito valdese DAL NOSTRO INVIATO San Germano Chisone, lunedì mattina. Il piccolo cimitero di San Germano Chisone, a picco sul fiume, riceve oggi la salma di Piero Jahier. Si sa già dove lo scrittore, morto sabato nella sua casa di Firenze, verrà sepolto: nell'angolo più basso del camposanto, sotto la lapide grigia che porta i nomi del padre, Piero Enrico, della madre Giuseppina Jahier Danti, della zia. Melanie, della sorella Ada. e del marito di lei, e il suo nome, umile, ultimo, già pronto da tanti anni. Piero Jahier era nato a. Genova VII aprile 1881,, ma. suo padre era di San Germano, piccolo paese a pochi chilometri da Pinerolo; la famiglia era di antica -ori- gine valdese e lo scrittore rimase sempre affezionato a questi monti fra i quali ha voluto l'ultimo riposo. Ci venne l'ultima volta dieci anni fa. Cercava cimeli valdesi, documenti della storia del suo popolo e arredi montanari per la sua casa fiorentina, la « casa rossa », tutta di mattoni, che era stata di Prezzolini. In quella casa una sua parente ricorda d'avere visto sul vano fra due camere un giogo da bue della valle Angrogna: dappertutto, alle pareti, altri segni inconfondibili del suo attaccamento alla terra dei padri. La notizia della sua morte è arrivata, sabato sera tardi a San Germano Chisone; era molto incerta, non si sapeva come e quando fosse morto. Ieri mattina il pastore Jolla ne ha dato notizia dal pulpito, durante il culto; solo più tardi si è saputo che, per disposizione, del poeta, la salma sarebbe stata subito portata a San Germano e tumulata in questo cimitero. La cerimonia, molto semplice come vuole il rituale valdese, avverrà nel tempio alle 15; poi il feretro sarà portato al camposanto. Verrrunio letti alcuni brani della Bibbia in cui si celebra l'incontro dell'anima del defunto con Dio e la sua resurrezione; poi il corpo di Piero Jahier scenderà nella terra. Dei familiari saranno presenti la figlia, che abita a Firenze, il fratello Gino, che vive a Torre Pellìce dopo aver lavorato per quarant'anni come dirigente, alla Riv, i numerosi nipoti e un fitto stuolo di parenti, tutti di queste valli. Piero ebbe una giovinezza tormentata. Rimasto orfano giovanissimo coti cinque fratelli per la tragica morte del padre, pastore valdese, iniziò gli studi alla Facoltà di teologia della sua Chiesa a Firenze, ma li interruppe dopo una dolorosissima crisi spirituale: di quel travaglio gli rimase per sempre una lucida consapevolezza, che egli tradusse nel rigore calvinistico della sua tempra morale e nell'asciutto stile della sua arte. Era rigido ma umano aneliti nella vita personale; quanti lo hanno conosciuto ne parlano come di uno spirito fortemente religioso, anche se di fatto si era staccato dalla pratica della sua Chiesa. Laureatosi in legge e partito volontario per la grande guerra, fra gli alpini, dopo avere diretto il giornale di trincea « L'Astieo », redat to e stampato al fronte, e nel primo dopoguerra «Il Nuovo Contadino >, un pe¬ riodico destinato ai reduci che egli intendeva aiutare nel difficile compito di reinserirsi nella vita borghese, all'avvento del fascismo si chiuse in un silenzio pieno di significato. Entrò in ferrovia, diventò un funzionario come tanti, concesse al proprio temperamento di artista soltanto la gioia di tradurre 7iella nostra lingua opere fondamentali di altre culture: Conrad, Ling Yu Tang, Stevenson. Durante il fascismo visse a Pistoia e a Bologna, che lasciò per tornare nel dopoguerra alla dilettissima Firenze, dove è rimasto fino alla morte. E' impossibile dire che cosa sarebbe stata la. sua vita d'artista se non avesse dovuto accettare lo sdegnoso silenzio durato vent'anni. Il pastore Jolla ci ha detto: « Jahier, come lo conosciamo noi, è un uomo che ha dovuto attraversare una crisi profondissima, simile a quella di molti della sua generazione. Il suo atteggiamento verso la fede è spiegato da questo travaglio: davanti alla crisi del mondo egli ha forse creduto di non poter trovare in nessuna delle istituzioni umane uno stru¬ mento per la difesa dell'indivìduo >. Da questa delusione, in uno spirito fondamentalmente religioso come il suo, si può misurare l'ampiezza e la profondità del suo dramma. Non era, in ogni modo, un uomo che desse risonanza ai suoi avvenimenti intimi. Era anche schivo come autore; i suoi libri erano intervallati da lunghi anni di eclissi dalle scene letterarie fin cui pure, fino a qualche tempo fa, compariva come ascoltatissimo membro di giurie dei premi); da tempo curava presso Vallecchi l'edizione dell'Opera omnia, che uscirà fra non molto, con alcune pagine inedite, soprattutto di memorie. Da qualche anno soffriva di disturbi circolatori. Viveva solo, con una vecchia governante. La scorsa settimana un'ultima crisi, forse anche conseguenza del dolore provato per la sciagura che si è abbattuta sulla amata Firenze, lo ha stroncato. E oggi ritorna a San Germano, a riposare nel luogo che egli stesso aveva scelto. Giuseppe Del Colle La semplice tomba in cui viene oggi tumulata la salma di Jahier (Foto Moisio)