Drammatica avventura di due aostani con l'aereo bloccato su un ghiacciaio

Drammatica avventura di due aostani con l'aereo bloccato su un ghiacciaio UN GIORNO UH ANSIA N E Im la A VA Imi, E Drammatica avventura di due aostani con l'aereo bloccato su un ghiacciaio Sono il vice-presidente dell'Aero Club e un suo amico - Erano scesi ieri mattina con un "Piper" sui ghiacci del Rutor (3000 metri) per una ricognizione - Al momento del decollo, un'avaria al carrello ha fermato l'apparecchio - I due si sono allora incamminati verso il rifugio Deffeyes (2500 m.) dove sono giunti nella notte sfiniti per la fame e il freddo DAL NOSTRO INVIATO La-Tlniile, lunedì matt. Il pilota e il passeggero di un velivolo dell'Aero Club Aosta munito di sci, a causa ili una avaria al carrello, subita durante il decollo dal ghiacciaio del Rutor, in Valle d'Aosta, sono stati costretti, ieri pomeriggio, ad abbandonare l'aereo — un Piper 150 CV — e a scendere a piedi verso La Tìntile con una marcia faticosa, resa difficile dall'innevamento, dal freddo e dall'oscurità. Un primo loro avvistamento è stato fatto verso le 16 di ieri, un secondo, con lancio di viveri e di coperte, poco dopo le 17, ouando ormai calavano le tenebre. Su di loro ha volteggiato un altro aereo dell'Aero Club di Aosta, infondendo coraggio. I due. il pilota Cesare Balbis, dì 32 anni, di Aosta, vicepresidente del locale Aero Club e noto commerciante di apparecchiature elettriche, e il passeggero, Venanzio Grande, di 27 anni, nativo di Collepietro (L'Aquila I, paracadutista e volovelista appassionato, residente ad Aosta, dove è impiegato alla Pasta C'entrale, sembra che siano usciti indenni dall'incidente, accaduto a oltre 3000 metri di altitudine. In loro soccorso è partita, alle 10 di ieri, da La Tìntile, una squadra composta da alpini e maestri di sci. Con una marcia faticosa e resa pericolosa dalle tenebre che nascondono l'insidia dei crepacci, tentavano di raggiungere il rifugio Deffeys, a 2500 metri di altitudine, sul gliiacciaio del Rutor, dove si spera abbiano trovato riparo i due naufraghi. Il «Piper» pilotalo dal Balbis, e che recava come passeggero il Grande, era decollato poco dopo le 10 di ieri mattina dall'aeroporto di Aosta. La giornata splendida avrebbe permesso al Balbis di effettuare una ricognizione su alcuni ghiacciai della valle dove si dovranno costituire degli altiporti. Esperto del volo in montagna, il Balbis, che ha al suo attivo centinaia di ore di volo sul Monte Bianco e sul Cervino, a il degno continuatore dell'appassionata opera svolta dal compianto on. Corrado Gex, il primo pilota dei ghiacciai italiano, deceduto 10 scorso aprile, come si ricorderà, in un incidente aereo, nel quale persero la vita altri sette valdostani, nel cielo di Ceca. Propugnatore del volo alpino a scopi turistici e altamente umanitari, 11 Balbis è anche un esperto del volo a vela. Proprio con l'amico Grande, lo scorso anno batté il record italiano per veleggiatori, categoria biposto. Anche ieri mattina aveva scelto come suo compagno nel volo sui ghiacciai il Grande. Non è ancora dato sapere che cosa sia veramente accaduto. Solo i Wmtagonisti della avventura potranno chiarire le cause dell'incidente che li lui costretti a intraprendere la marcia nella, neve, non molto equipaggiati con l'incombente insidia dei crepacci, e combattendo contro il freddo, che la scorsa notte in quella zona ha fatto segnare temperature di 15 gradi sotto zero. Quando all'aeroporto di Aosta non li videro rientrare, nelle prime ore del pomeriggio, cominciò a serpeggiare in tutti la preoccupazione. Si alzò in volo un altro «Piper*. pilotalo dal comandante dell'aeroporto, cav. fausto Fioriteci, con passeggero Lorenzo Ottoz, padre dell'azzurro ostacolista Eddy. «Li avvistammo sotto la Testa del Rutor già in discesa — ci ha detto il comandante Fioriteci —. L'aereo era stato già abbandonato, e si vedeva distintamente che aveva avuto una avaria al carrello. Era infatti piegato su un fianco. Doveva avere ruotato su se stesso o imbardato, come diciamo noi, in partenza ». La preoccupazione del Fioriteci e di Ottoz fu di rientrare immediatamente all'aeroporto di Aosta per dare l'allarme e organizzare i soccorsi, anche perché il loro «Piper» non disponeva di sci per un atterraggio sul ghiacciaio. In un secondo voto poco dopo le 17, il comandante Fioriteci lanciava sui naufraghi del Rutor coperte e vettovaglie. Balbis e Grande la prima volta furono visti distintamente agitare le braccia in segno di saluto, mentre questa seconda volta, anche a causa delle tenebre, non furono più scorti distintamente. Comprensibile è l'ansia elle ha attanagliato tutti all'aeroporto di Aosta e in città quando si è divulgata la notizia. La moglie del Balbis, che ha tre bambini, e la consorte del Grande, sposato da pochi mesi, hanno prima tempestato di telefonate l'aeroporto, preoccupate per il rilardo dei loro mariti, poi si sono precipitate alla sede dell'Aero Club per chiedere notizie più precise. Il presidente dell'Acro Club, ing. Barbano, il comandante Fioriteci e altri, intanto, mantenevano, scesa la notte, i contatti con la caserma Monte Bianco di La Tintile, ila dove erano parliti sci militari e tre civili alle ore 10. Della pattuglia, comandala dal capitano Quinto Metello Cigola Fulgosi, fanno parie il sergente maggiore. Luigi Periti, il sergente Alessandro Santini, il caporalmagniore Giordano Menardi e gii alpini Bortolo Faustinelli e Sigismondo Heweger A loro si sono uniti i maestri di sci del luogo Franco Moretti, Gino Jacquemod e Egidio Collomb. Alle 23,30 i due aviatori sono giunti al rifugio dote hanno trovato i soccorritori. Le loro condizioni non sono preoccupanti: 'ninno sofferto fame e freddi}. Italo Vaglienti Il pilota del « Piper » Cesare Balbis e, in secondo piano, il passeggero Venanzio Grande

Luoghi citati: Aosta, Collepietro, L'aquila, Valle D'aosta