I due amanti denunciati per tentato omicidio a Sanremo dopo un lungo e drammatico confronto
I due amanti denunciati per tentato omicidio a Sanremo dopo un lungo e drammatico confronto Chi stanotte il nuovo delitto del "bitter I due amanti denunciati per tentato omicidio a Sanremo dopo un lungo e drammatico confronto Deferiti alla magistratura; il fermo sarà tramutato in arresto - Maria D'Andrea, di 33 anni, è accusata ufficialmente di aver cercato di sopprimere col veleno la propria sorella Antonietta - Il suo amico, trentottenne, è imputato di concorso nello stesso reato - La coppia è stata interrogata per tre ore, nella notte, al commissariato di polizia - Nessuna decisione (per ora) sulla misteriosa morte del commerciante di Riva Ligure, forse soppresso con il topicida (Dal nostro inviato speciale) Sanremo, 29 dicembre. 11 « giallo » del nuovo «delitto del bitter» si è chiarito questa notte: la polizia ha denunciato alla magistratura la trentatreenne Maria D'Andrea in D'Armi sotto l'accusa di aver tentato di uccidere la propria sorella, Antonietta, con una dose di veleno topicida. L'imputazione di concorso nello stesso reato è stata formulata anche a carico dell'amante di Maria D'Andrea, il trentottenne ^Antonio Di Matteo, marito di Antonietta. La decisione è stata presa a mezzanotte dopo un lungo e drammatico confronto fra i due amanti : il « fermo » dell'uomo e della donna scade sabato alle 24 ma è probabile che domani, quando la magistratura riceverà la denuncia della polizia, si spicchi il mandato di cattura. Nulla, fino a questo momento, si sa sulla posizione della coppia di fronte all'altra accusa, quella cioè di aver ordito un diabolico piano per eliminare il marito della donna, il commerciante Romolo D'Armi, deceduto venerdì 23 dicembre in misteriose circostanze: gli inquirenti, infatti, sono ancora in attesa dei risultati della perizia tossicologica in corso all'istituto di medicina legale dell'Università di Genova sui visceri della vittima. La denuncia di tentato omicidio a carico dei due amanti è stata formulata dalla polizia al termine del confronto, svoltosi fra le 21 e le 24 di stasera nella sede del Commissariato di P. S. Il colloquio è stato concitato ed ha avuto momenti di alta drammaticità: si è udita ad un certo punto la voce di uno degli inquirenti sovrastare tutte le altre e gridare: « Antonio, di' la verità! ». Così si conclude una giornata piena di incertezze, di allarmi e contro-allarmi, di indiscrezioni, cui non sempre è stato facile dare la esatta valutazione. Maria D'Armi e Antonio Di Matteo un tempo si amavano, oggi si odiano. Il rischio di una lunga prigione li ha divisi, li ha gettati l'uno contro l'altra. Nel corso di uno degli interrogatori Antonio è arrivato a gridare: « Quella pazza mi vuol rovinare! ». Maria, messa di fronte al biglietto da lei scritto all'amante, un biglietto che accusa tutti e due almeno per la preparazione dell'assassinio di Antonietta Di Matteo, ha ammesso la sua parte di responsabilità, ma ha apertamente accusato l'amante di averla istigata a procurare il veleno che avrebbe dovuto uccidere Antonietta. Questo gioco è estremamente pericoloso, ma può anche essere utile: il caso Bebawi insegni. Intanto, ha già dato un risultato: la situazione è diventata confusa, l'incertezza sul vero contenuto del biglietto scritto da Maria D'Armi ha fatto nascere supposizioni logiche ma non per questo sicuramente vere, ipotesi da libro giallo. Ad esempio: la circostanza che Antonio Di Matteo abbia ricevuto il biglietto venti giorni prima che Romolo D'Armi morisse nella clinica « Villa Speranza » e che se lo sia tenuto in tasca dopo averlo mostrato alla moglie, circostanza per lo meno strana, ha fatto nascere l'ipotesi che il biglietto sia stato provocato dallo stesso Di Matteo per poter avere in mano una prova schiacciante contro MariaQuesta prova gli sarebbe servita per sbarazzarsi di lei — di cui era ormai stanco — il giorno in cui Maria avesse mandato a compimento la sua parte di piano, cioè avesse ucciso il marito con il topicida. Se tutto questo fosse vero, Antonio Di Matteo sarebbe davvero la mente diabolica della vicenda: egli avrebbe cioè spinto l'amante ad uccidere il marito ed a palesare l'intenzione di assassinare anche la sorella soltanto per mettere fine alla loro relazione. Più verosimile sembra un'altra 'potesi, appoggiata su un dato di fatto che pare accertato Antonio D Matteo intimò lo sfratto al [lcognato pochi giorni prima!gdel suo ingresso in clinica, jpGli disse: « Quando ritorni dall'operazione te ne vai, tu, tua moglie e il bambino » l'i! bambino era Sergio, il piccolo nato dalla relazione adulterina e che non era ancora morto ). Questa intimazione è spie-Ingamie con la scoperta della cndmcactresca da parte di Antonietta, la quale può avere detto al marito: « 0 via loro o via io ». Sarebbe stata una richiesta perfettamente plausibile da parte d'una donna tradita e profondamente offesa dal marito e dalla sorella. Ora la minaccia di essere cacciata da quella casa in cui aveva finalmente trovato l'amore che il marito non aveva saputo darle, può avere sconvolto la mente di Maria D'Armi e può averla indotta ad agire per conto suo avvelenando Romolo D'Armi e mostrando con il suo gesto all'amante che cosa doveva fare per compiere l'opera e diventare finalmente « liberi ». Come si vede, molte spie cmllLqzrttrelazbtfiaMAmgazioni sono possibili ma, nessuna, allo stato attuale1 dei fatti, è sostenibile fino in fondo, perché manca l'esito della perizia tossicologica sui visceri del morto. Se si troverà il veleno, sarà facile contestare alla donna l'avvelenamento del marito. Per ora gli inquirenti — il dott. Setajolo e il dott. Mo- idMmsnml linari, dirigente e vice dirigente del Commissariato di p. s. sanremese — sono an- n^ D'Ara corati al tentativo di connettere insieme tutti gli indizi che possano fornire al magistrato il mezzo per incriminare i due cognati amanti per il tentato omicidio nei confronti di Anto- Ma continua anche l'inchiesta sulla morte di Romolo D'Armi. Il dott. Molinari ha avuto oggi un colloquio con il medico di Riva Ligure Emilio Ferrano, ilj quale aveva in cura il nego-' ziante abruzzese. Il sanitario ha riferito che negli ultimi mesi il D'Armi soffriva tremendamente per il dolore allo stomaco ulcerato ed era diminuito di cinque chili. Tuttavia aveva rinviato all'ultimo momento l'operazione chirurgica perché il bambino si era ammalato. L'intervento avvenne venti giorni dopo la data prefissata: questo spiegherebbe anche perché il biglietto di Maria D'Armi fu scritto ad Antonio Di Matteo esattamente venti giorni prima Romo]o> c,6 iascia supporre la veridicità dell'ipotesi secondo la quale Maria aveva intenzione di mandare a compimento la sua parte di piano assassinando con il topicida suo marito appena entrato nella clinica. Giuseppe Del Colle j ||| Maria D'Andrea ed il cognato Antonio Di Matteo sono condotti in auto al commissariato di Sanremo (Moisioj
Luoghi citati: Armi, Genova, Riva Ligure, Sanremo
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