Perché il Tribunale dei minorenni è intervenuto sul "caso,, di Graziella di Giorgio Martinat

Perché il Tribunale dei minorenni è intervenuto sul "caso,, di Graziella Perché il Tribunale dei minorenni è intervenuto sul "caso,, di Graziella La bella sedicenne è entrata al « Buon Pastore » di Torino convinta di rimanere nell'istituto per poche ore Graziella Miglietta è entrata al < Buon Pastore » senza una lacrima, senza una parola di rimpianto. Prima di uscire di casa ha detto al padre: c Vieni tu a riprendermi questa sera o devo arrangiarmi da sola? ». E' convinta che ci resterà poche ore. Anche i genitori non sono preoccupati: pensano che si tratti solo di una serie di visite mediche e psicologiche. In realtà, il provvedimento adottato dal Tribunale del Minorenni, di allontanare Graziella dalla casa paterna, suona anche come una censura nel loro confronti. E' stato preso, verosimilmente, in base all'art. 333 del codice civile, che attribuisce al Tribunale la facoltà « di adottare provvedimenti convenienti» quando la condotta dei genitori c sia comunque pregiudizievole al figlio ». In questa vicenda, non solo il contegno di Graziella è apparso sconcertante, ma anche quello del padre e della madre. C'è sullo sfondo, questo am¬ bizioso sogno di vedere la figlia intraprendere una luminosa carriera di indossatrice. *Non voglio — ha dichiarato la madre — che diventi operaia come me. Io ho conosciuto la fatica di questo mestiere, dalla mattina alla sera in un ambiente malsano, von le mani sporche e una paga scarsa. Voglio per lei qualcosa di meglio ». Per questo si accompagna Graziella nelle sale da ballo e, quando a Ponzone viene eletta « Miss minigonna », la si riporta a casa con soddisfazione, nella speranza che sia un primo passo verso la notorietà. Per questo, si vede con compiacenza che Graziella sì trucchi vistosamente: «Con i miei convegni — ha ammesso — )io guadagnato almeno 250 mila lire. Ho comperato cosmetici ». Duecentocinquantamila lire di cosmetici sono molte, bastano a riempire un armadio. Ma nemmeno questa spesa sembra sufficiente. I genitori lasciano a Graziella anche i a . o a n a a o e a e a e a o suoi guadagni legittimi di pettinatrice. < E — dice il padre — mi chiedeva sempre gli spiccioli per l'autobus ». La madre aggiunge, guardando Graziella con ammirazione: « Io continuavo a fare ore straordinarie in fabbrica, perché potesse soddisfarsi tutte le voglie: era sempre l'i a chiedermi soldi per le calze e i rossetti ». Nessun sacrificio sembra troppo grave perché questo sogno dell'indossatrice, della coier girl si realizzi. Poi, scoppia lo scandalo, Graziella è travolta dal clamore della pubblicità. Ma, in casa, continua ad essere circondata da questa compiacente indulgenza, dall'alone di questo sogijo. Arrivano i fotografi da Milano, Graziella vorrebbe sottrarsi ai loro «flashes», grida: < Basta, basta », ma il padre la trattiene per un braccio: « Lascia fare — dice —, tanto, ormai! ». Il giorno dopo c'è una serie di foto per una industria bielle i se, altre proposte sono giunte i'da Roma. Sembra che il so- gno stia per avverarsi. Ma per ora, invece delle sale di posa, si è aperta per Graziella la realtà ben più severa di un istituto di correzione. Giorgio Martinat

Persone citate: Graziella Miglietta

Luoghi citati: Milano, Ponzone, Roma, Torino