Franca Viola e la ragazza di Salenti nuovi simboli della moderna Sicilia di Gigi Ghirotti

Franca Viola e la ragazza di Salenti nuovi simboli della moderna Sicilia La rivolta delle "rapite,, contro gli ex fidanzati Franca Viola e la ragazza di Salenti nuovi simboli della moderna Sicilia Con il loro esempio hanno dato a tutte le giovani isolane minacciate di ratto, la forza per resistere alla sopraffazione e il diritto di scegliersi in altro modo il proprio marito • Le due « eroine » si incontreranno presto I recenti clamorosi episodi dimostrano che qualcosa è cambiato nella mentalità dei siciliani (specie dei giovani) (Dal nostro inviato speciale) Palermo, 27 dicembre. Andrea Virtuoso è in carcere, i suoi complici sono attivamente ricercati. Mattea Ciaravolo, la ragazza rapita di Salemi, ha oggi fatto sapere di volersi incontrare quanto prima con Franca Viola, la ragazza che ha dato a lei, e a tutte le siciliane minacciate di ratto, la forza per resistere alla sopraffazione e il diritto di scegliersi in altro modo il proprio marito. Non so se sarà un incontro storico : c'è da sperare che questi siano gli ultimi episodi d'un costume al tramonto, oppure c'è da temere il contrario ? Un anno fa, giusto in questi giorni, chi fosse passato a Catania davanti alla Corte d'Assise, avrebbe avuto modo di rallegrarsi in cuor suo all'udire le esclamazioni di esultanza popolare, « Evviva la giustizia », « Evviva la legge ». Mettendo il capo in quell'aula, l'ipotetico passante di cui stiamo parlando avrebbe tuttavia avuto qualche perplessità nel constatare che oggetto di tanto entusiasmo era un maestro omicida, Gaetano Furnari, riconosciuto colpevole di avere ammazzato a pistolettate il professor Francesco Speranza, seduttore della figliola. « Bravo Furnari », gridava la folla, stringendosi intorno alla gabbia del recluso. Infatti la Corte non lo aveva proprio assolto del tutto, sui due piedi: lo aveva condannato, ma a una pena (due anni e undici mesi) che equivale al castigo per un ladro di polli. Nel pensiero del legislatore, il furto di pollame ha per fine il procacciamento d'un ingiusto profitto, mentre invece le pistolettate del maestro erano, per dir così, santificate dalla ragion d'onore. L'assassinio honoris causa in Italia, in virtù dell'art. 587 del Codice Penale, non ancora rimosso dai nostri ordinamenti, è stato definito una autorizzazione ad uccidere. Di questa autorizzazione avrebbe potuto fruire tutta la famiglia di Mattea Ciaravolo, per quattro giorni tenuta prigioniera dall'ex fidanzato. Ho chiesto a Luigi Ciaravolo, fratello della ragazza: « Lei sa che se in questi giorni avesse voluto mettersi alla caccia di quell'Andrea Virtuoso e sparargli avrebbe ottenuto dal Codice tutte le diminuenti del delitto d'onore, e molto probabilmente se la sarebbe cavata con pochi mesi di carcere, come è toccato al maestro Furnari, messo in libertà poco dopo la sentenza? ». Mi ha risposto : « Sì, lo so. In un primo tempo avevo anch'io quell'idea. Ma poi ci ho ripensato. Ammazzare quel giovanotto? e perchè? Ha fatto una mascalzonata, ma non lo posso condannare io stesso a morte. Pensavo, in quei giorni: "Se proprio vuole sposare mia sorella, e se lei è d'accordo, lo faccia pure. Ma se poi gli spunteranno le corna, se le terrà, e se le sarà meritate " ». Ecco dunque la situazione. Nel giro d'un anno, la Sicilia ci mette di fronte a tre casi, dissimili e pur collegati dal medesimo filo conduttore: il caso del maestro Furnari, il caso di Franca Viola e il caso infine di Mattea Ciaravolo. Gli applausi che salutarono un anno fa a Catania la sentenza mitissima per il Furnari erano stati preceduti da una requisitoria in cui il procuratore generale definì l'imputato « l'unico galantuomo del processo ». A Trapani, poco più d'una settimana fa, l'accusatore di Filippo Melodia lo definì invece un prepotente, da additarsi all'esecrazione popolare: lo propose per la condanna a 22 anni di carcere. Il Tribunale lo accontentò per metà. Eccoci al caso di Salemi. Come ha reagito l'opinione pubblica? Un sondaggio è difficile. Ma troviamo i giovani del Circolo goliardico di Salemi concordi nell'ese- crare l'impresa. « Per quel la aniìnella da due soldi lei venne dal continente? », mi domandano. « Proprio coti le nebbie padane lasciavi mo, il mare traversammo, per vedere se questa " animella da due soldi " è soltanto il relitto d'una socie tà in via di estinzione, oppure l'eroe della giornata in Sicilia ». «Ma guardi — mi dicono — che lei è male informato: queste cose, a noi fanno schifo ». Ma sarà solo il pensiero dell'elite goliardica oppure quésto è l'orién tamento prevalente della opinione pubblica? Alla stazione uei carabinieri mi rispondono che rapimenti veri e propri, in questi ultimi anni, nella zona non se ne registrano. I più sono falsi rapimenti: due innamorati, per forzare il tempo delle nozze o il volere dei congiunti mettono in scena qualcosa come una romantica fuga e poi chiamano il prete, il quale con una bella benedizione e una ricca paternale mette tutto a posto. In sostanza, questa è una via breve per arrivare al talamo, senza compari, senza invitati, senza spese di rinfresco o di sartoria, evitando quella esibizione di potere economico che la civiltà dei consumi ha esaltato in modo spettacolare (il numero dei commensali, l'eleganza della sposa, il calcolo delle risorse finanziarie dedotte dalla grandezza della torta o dal numero dei confetti distribuiti). Ma ci sono altre fughe. Il prof. Francesco Corrao, psicanalista, direttore del gabinetto medico psico-pedagogico del Centro di rieducazione per minorenni di Palermo, mi dice che negli ultimi due anni sono stati esaminati 41 episodi di ragazzine fuggite di casa (l'ini dagine riguarda le province di Palermo, di Enna, di Caltanissetta). La metà di questi casi sono stati oggetto di denuncia penale. Gli altri si risolvono senza gravi conseguenze: dopo una piccola sosta di penitenza e di ravvedimento al « Buon Pastore » di Palermo, le figliole vengono richiamate a casa e perdonate. Una volta, queste ragazze venivano cacciate, erano le « disonorate » della famiglia, categoria tristissima di ragazze, dannate a ramingare tra ospizi, conventi, riformatori e marciapiedi. « Ora — mi dice il prof. Corrao — la situazione in Sicilia mi sembra non diversa da quella di tutte le altre regioni d'Italia. I due casi di Alcamo e di Salemi? Metterei in evidenza che le due ragazze, Franca Viola e Mattea Ciaravolo, hanno fornito la prova e la controprova d'una maggiore autonomia, d'una maggiore responsabilità, raggiunte dalla donna siciliana nell'ambito della società. Un tempo la ragazza rapita e oggetto di violenza era quasi obbligata a seguire i vo¬ leri del gruppo familiare e sociale a cui apparteneva. Non si dimentichi che nella società contadina il ratto della vergine è un fatto rituale, che ha i suoi precedenti addirittura nel mito: il mito di Proserpina rapita da Plutone. Strappare una ragazza alla protezione familiare per offrirle un altro tipo di protezione era un gesto ammesso. In fondo, il rapitore aiutava la ragazza a superare le resistenze dell'ambiente di casa, e quelle proprie, della sua intimità. A cose fatte, i congiunti riconoscevano ai due innamorati il diritto di fondare una nuova famiglia. Ma oggi la situazione è cambiata. Il volere della ragazza prevale sull'opinione del gruppo. Ciò implica che si riconosce alla ragazza la piena libertà di decidere, al di fuori di ogni coazione. La verità è che sono in disfacimento certi moduli di condotta, certi tabù, certe convinzioni che avevano profondissime radici nel costume popolare. E' un fatto progressivo, al quale hanno contribuito il cinema, la radio, la televisione, i giornali, le automobili, le camionette, e tutti i mezzi di comunicazione e di locomozione di massa che hanno spezzato l'isolamento culturale della famiglia contadina. I due rapitori? Li possiamo considerare due fossili, due epigoni d'una mentalità che si va dissolvendo ». E' rimasto, insomma, soltanto il Codice a dare licenza di rapire, con l'art. 544 che estingue il reato del rapitore e anche dei suoi complici, quando intervengano le nozze riparatrici. Nozze riparatrici che sono state invano attese da Filippo Melodia e da Andrea Virtuoso. Gigi Ghirotti