Bibbia e fantastoria

Bibbia e fantastoria Da «Cabiria» a ((Un milione di anni fa» Bibbia e fantastoria Fantascienza, fantapolitica, fantastoria e fantapreistoria: esempio recentissimo di quest'ultima, Un milione di anni fa di Don Chaffey, su sceneggiatura scritta da Michael Carreras. I generi e i sottogeneri prolificano sullo schermo più che altrove. Niente è risparmiato, tutto serve all'* officina delle immagini » (meglio, dei sogni), conte definì il cinema uno dei suoi pionieri nel campo della critica e della teoria: il barese-parigino Ricciotto Canudo, che prese tanto sul serio il moderno mezzo di espressione, al punto da lanciare un manifesto in cui sosteneva una gerarchia delle arti con in cima la « settima », il film. Cronologicamente, la fantastoria precede, se non la fantapolitica, certo la fantascienza. Che cos'era, a, esempio, il famoso / dieci comandamenti: E i film in costume, i « colossi », usciti parecchio tempo prima e che continuarono e continuano a uscire? L'enorme successo ottenuto da De Mille nel 1923 dimostra che egli aveva « un acuto senso del pubblico ». Correvano gli anni in cui a Hollywood si imponeva un « codice morale ». Non bisogna introdurre scene erotiche, a meno che non siano essenziali alla vicenda, ammoniva il documento. E De Mille, in piena accettazione di esso — ricorda Lawson in Teoria e storia del cinema, la beila strenna laterziana —, fece ricorso già da allora alla Bibbia, affrontando il libro sacro con l'entusiasmo di un generale vittorioso di fronte alla città che gli si arrende: / dieci comandamenti predicavano l'obbedienza alla legge di Dio, offrendo le più sensazionali « orge » che fossero mai comparse sullo schermo. Sesso e violenza, la storia non c'entrava affatto; e neppure La Bibbia. E la « fantasia : era evidente anche nei costumi, nelle scenografie, negli atteggiamenti e nel trucco degli attori, nel loro modo di parlare. Il modello, del resto, era il « dannunziano » Cabiria (1913) — «visione storica del terzo secolo a. C. » —, primo esempio, e forse insuperato, di fantastoria. Il cinema deve dare agli spettatori le visioni fantastiche, le catastrofi liriche, le più ardite meraviglie, scriveva il Poeta a Gabriellino: resuscitare il maruviglioso, il tnaravigliosissimo: « Trucco, trucchi, Iruccheiie... Non chiamate così le stupende frodi che tessono lo schermo con il ritmo dei rapsodi? So che oggi i trucchi sono innumerevoli; e penso che nei trucchi appunto sia la potenza vera e inimitabile del Cine ». Trucchi, e frodi. Un medesimo tratto accomuna spesso i film di fantastoria: il mito della razza, il pregiudizio che una stirpe superiore sia chiamata, per volere divino, a dominarne altre, quelle « impure ». La leggenda dell'invitta gloria militare, della grandezza inimitabile, del « mare nostro », l'idea di Roma e della sua missione, dell'* italica gente » e delle sue ineguagliabili virtù: tutti questi orientamenti retorici e nazionalistici accompagnano e formano l'essenza di Cabiria di Pastrone. « Nata dal fuoco » (come avverte il titolo), in essa le didascalie, riviste da D'Annunzio — o « tradotte in dannunziano » —, sono altisonanti: « Le navi latine rivincano il mure dove la prima vittoria gridò alle acque il nome di Ruma dal rostro di Duilio » (ecco un verso de La nave: « Fa' di tutti gli oceani il mare nostro!»). 11 significato dell'opera — sottolinea Eugenio F. Palmieri, attento storico del cinema italiano muto — si lega al ferreo grido imperiale scagliato in faccia alla borghesia democratica e parlamentare dalle scene della Gloria, di Più che l'amore e, appunto, della Nave. Certo Michael Carreras, che ha firmato la sceneggiatura di Un milione di anni fa, non è D'Annunzio e Don Chaffey non vale Pastrone, che rimane nella storia del cinema almeno per aver dato l'avvio a un « genere », il cosiddetto « colosso storico », e per il rinvenimento di trucchi e di alcuni mezzi tecnici. E tuttavia la fantapreistoria dei due cineasti inglesi denuncia quel tratto comune nei film del « genere » cui si accennava, il mito della razza superiore, operando, rispetto a Cabina, un ribaltamento, si intende schematico, sul piano di pr posizioni nazionalistiche. Alla razza latina si contrappone qui, infatti, quella anglosassone. Da una parte tribù pritnoriali gentili, comunità di uomini biondissimi, con una loro civiltà: lavorano pelli, cuciono, sono dediti alla pesca, dipingono sulle pareti delle caverne, seppelliscono i morti; flemmatici, saggi, ordinati e puliti, latino già i bagni di mare e inventano armi non per uccidete l'uomo ma per difendersi da mostruosi animali feroci: dinosauri e altri mostri atilidiuviani. Dalla parte opposta, gruppi di uomini-bestia, sporchi, selvaggi, con la carnagione e i capelli naturalmente bruni; si uccidono tra di loro: i padri ammazzano addirittura i figli, e questi, quelli; morti e feriti vengono lasciati ai corvi. Da una parte, lealtà, amicizia, amore sono sentimenti già operanti; dall'altra, esistono soltanto istinti barbarici. Sarebbe assurdo pretendere una qualche autenticità scientifica da un film che si autodefinisce, ed è, di fantapreistoria. Certo sono esistite comunità più o meno selvagge; ma come « prendere sul favoloso. » — non diciamo «prendere sul serio» — anche in un'opera come questa donne che sembrano ballerine di una comune rivista, sia pure con esemplari di prima fila come Raquel Welch? Non crediamo rientri in un contesto volutamente ironico il presentarla, al pari del resto delle sue compagne di seconda fila, con le sopracciglia sottilissime e le unghie laccate. Rappresentante della razza eletta, e quindi biondissima e con gli occhi celesti, nel suo nuovo « viaggio allucinante », sarà lei a condurre alla civiltà e alla mansuetudine il più ribelle e forte degli « uomini-bestia ». Con il bikini di pelle, o il « minipelle », o il « topless », la Welch costituisce « uno spunto di assoluto interesse », come avverte lo slogan pubblicitario. Anche qui viene prima il sesso. Anzi, è proprio il caso di dire: prima il sesso, non il verbo. Un milione di anni fa è un film sonoro, ma «muto»: le poche parole che i personaggi pronunciano, eccetto i nomi dei protagonisti (Loana, Tumak), sono incomprensibili, puri suoni gutturali; anch'esse «effetti speciali» come la musica, i modellini, i trucchi, i « trasparenti » con i quali si cerca di rendere cataclismi antichi, lotte titaniche tra anima li preistorici e di questi con gl uomini. Seguendo gli pseudo princìpi di certi teorici, dovremmo concludere che ci troviamo dinanzi a un «cinema cinematografico» puro al cento per cento, dove tutto è suggerito appunto per immagini, e che, al confronto, un'opera come Gcrtrud di Dreyer, fitta di dialoghi, non è un film, o è un film sbagliato. Un milione di anni fa serve se non altro a ribadire quanto simili metri di giudizio siano assurdi e pericolosi. E porta ad un'altra considerazione, che la natura piacevolmente gastronomica del film cerca di impedire. Escludiamo, come qualcuno paventa, che sociologi e filosofi rinvengano in esso complessi significati, come è già accaduto per il fenomeno Bond; siamo tuttavia convinti che dinanzi alle pellicole dell'agente 007, e anche di fronte a Un milione di anni fa, sia necessario ricordare, tenere sempre presente, la risposta che Einstein diede a chi gli domandava a quale razza appartenesse: « razza umana ». Guido Aristarco

Luoghi citati: Hollywood, Roma