Colloquio di Saragat con Nenni sulla incerta situazione politica di Michele Tito
Colloquio di Saragat con Nenni sulla incerta situazione politica Il Capo dello Stato aveva già sentito Moro, Rumor e De Martino Colloquio di Saragat con Nenni sulla incerta situazione politica I rapporti tra i partiti della maggioranza si sono fatti meno sereni - Il motivo principale è dato dai molti impegni programmatici che rimangono da realizzare e la scarsità del tempo a disposizione - Ma sono da escludere crisi ministeriali che avrebbero un solo effetto: quello di non attuare alcuna delle iniziative concordate in precedenza - Una parola definitiva dovrebbe venire il 12 gennaio dalla riunione del Comitato centrale dei socialisti (Dal nostro corrispondente) Roma, 19 dicembre. La situazione appare piuttosto pesante. Il Capo dello Stato l'aveva esaminata nei giorni scorsi separatamente con Moro, La Malfa, Rumor e De Martino. L'ha approfondita oggi con Nenni, che a sua volta ha avuto un lungo colloquio col Presidente del Consiglio. Sono queste le notizie ufficiali. Le fonti ufficiose non aggiungono molto: fanno soltanto capire che l'orientamen¬ to prevalente è contro la criI si, non voluta da Saragat, ovviamente esclusa da Moro considerata dannosa e Inutile da Nenni e non desiderata dai democristiani. Contro la crisi sta inoltre il fatto che il Consiglio dei ministri si riunisce giovedì per varare alcuni dei provvedimenti di attuazione del programma di governo: certamente la legge urbanistica e la legge sui fiumi, quasi certamente l'avvio della riforma delle società per azioni. Ai dubbi sulla volontà e la possibilità di fare le cose che si attendono dal centro-sinistra, si risponde annunciando almeno alcune delle decisioni invocate. Rimane poi da attendere, per stare alle deliberazioni e agli uomini che contano, il comitato centrale socialista convocato per il 12 gennaio. Dovranno essere stabiliti i temi della < verifica > politica preannunciata da tempo: in pratica, quali cose chiedere alla democrazia cristiana perché siano fatte in questa legislatura e con quale ordine di precedenza. Si sa già, sulla base delle indicazioni date dai gruppi parlamentari socialisti", che non si intende chiedere la luna nel pozzo, che anzi il psu è consapevole del poco tempo a disposizione e della difficoltà crescente di ottenere in Parlamento le decisioni rapide che sarebbero necessarie. I socialisti chiederanno alla democrazia cristiana impegni che possono essere mantenuti, nell'ambito del programma della coalizione. La democrazia cristiana non ha difficoltà a dar corso, su questa nuova base, agli impegni assunti. Non dovrebbe, così, esserci «Tisi, e i responsabili maggiori l'escludono e si sforzano di evitare che nasca da qualche imprevisto. Tuttavia la situazione, che dovrebbe promettere una schiarita, rimane pesante. Perché? E' diffìcile separare ciò che è vero da ciò che è artificioso, ciò che è determinante da ciò che è casuale e marginale. Vi è obiettivamente un clima di stanchezza, col diffondersi dei dubbi sulla capacità di rea lizzare almeno la parte più rilevante del programma di governo. E v'è obiettivamente la sensazione che prevalga un metodo d'azione logorante, con lunghe trattative e ricorrenti rinvìi, e il fiaccarsi di ogni slancio, senza che vi siano frutti visibili. E' una situazione scomoda per i socialisti che non ritengono di essere andati al governo per fare la normale amministrazione; ed è una situazione che alimenta le accuse e i sospetti nei confronti dei democristiani, che ricambiano accuse e sospetti. E' uno stato di cose vecchio d! qualche anno, in parte imposto dalla realtà dì una coalizione, in parte reso inevitabile dal succedersi di eventi imprevisti che hanno messo a dura prova la solidità del governo. Tutti sono convinti che occorre rimediare, ed è ciò che s. sta tentando. Ma v'è il resto, che nessuno controlla perfettamente e che complica tutto. V'è un gioco impalpabile di polemiche marginali, di accuse fatte e poi ritirate, di posizioni assunte e poi attenuate o smentite, di cose dette e non dette. E' il gioco dei personaggi di secondo e di terzo piano, degli sfoghi legittimi, delle minoranze interne nei paititi, e del sottobosco politico e di una parte della stampa. Un petulante rincorrersi di interpretazioni ultrasottili, di valu tazioni molto elaborate e di ingigantimenti forzati d'ogni dichiarazione e d'ogni piccolo gesto. Tutto ciò che altrove non conta, comunque non mette in crisi né i governi né gli indirizzi politici, insidia da noi lo svolgersi normale delle relazioni tra le forze politiche. L'incertezza nasce dall'esperienza del passato: in passato è accaduto che i propositi dei responsabili e le decisioni degli organismi qualificati, governo, direzione dei partiti, gruppi parlamentari, siano stati insidiati dalla confusione delle lingue e dei propositi nel sottobosco politico. Non si può, oggi, cedere alla tentazione di dar più peso alle < voci » e alle manovrette sotterranee che non all'azione degli uomini che contano. E questi vedono, al tempo stesso, la possibilità di rimediare al disagio che indubbiamente esiste e non vedono alcun rimedio nella crisi o nel pro¬ trarsi indefinito dell'attuale atmosfera di vaga vigilia. L'accordo su questo punto è unanime. E certamente è questo l'avviso anche del Paese. Il governo e i responsabili del centro-sinistra hanno però un solo mezzo per liberarsi dalle insidie che li paralizzano quello di assumersi davvero tutte le responsabilità, che sono responsabilità concrete, per un'azione concreta, in un tempo che reclama il rispetto per i problemi concreti da affrontare e da risolvere rapidamente. Senza di ciò ogni politica poggia sul vuoto, come 1 grattacieli di Agrigento. Michele Tito
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