È rifiorita a Firenze la «città dei turisti» ma nei quartieri popolari miseria e rovine

È rifiorita a Firenze la «città dei turisti» ma nei quartieri popolari miseria e rovine A UN MESE E MMBjgZO BALLA PIE3SA DEL 4 NOVEMBKE È rifiorita a Firenze la «città dei turisti» ma nei quartieri popolari miseria e rovine Il « triangolo » fra la stazione, il duomo e piazza della Signoria ha ripreso l'aspetto di sempre: alberghi eleganti, vetrine illuminate, teatri aperti L'alluvione è soltanto un ricordo, documentato da drammatiche fotografie in vendita per i forestieri • Ma nelle viuzze i segni del disastro sono evidenti: negozi abbandonati, appartamenti vuoti e fradici di fango, gente priva di casa e di ogni mezzo di sussistenza - Il Comune ha fatto molto per questi alluvionati; ma l'aiuto decisivo per la ripresa, quello dello Stato, tarda a venire, rallentato da un'infinità di pratiche burocratiche (Dal nosti'O inviato speciale) Firenze, 16 dicembre. I fiorentini pensavano che per Natale, quest'anno, di turisti ne avrebbero visti pochi poclii. Invece la notizia che il Papa verrà a Firenze proprio la sera del 24 per celebrare la Messa di mezzanotte in Santa Maria del Fiore ha rovesciato ogni pronostico. Dal giorno in cui il Pontefice ha comunicato la sua decisione, l'Ente turismo ha un gran daffare a rispondere alle richieste di coloro che, sparsi in tutte le parti del mondo, voglion sapere se a Firenze, per l'occasione, sarà possibile trovare un tavolo dove ma7igiare e un letto per dormire. A chi era qui nei giorni dell'alluvione pare quasi un miracolo. II. 5 novembre in tutto il centro cittadino non c'era un solo albergo che frizionasse; bisognava salire in collina, a San Domenico, a Fiesole, a piazzale Michelangelo. L'immane massa d'acqua fangosa, irrompendo nelle hall, nei salottini, nelle sale da pranzo — gli alberghi fiorentini sono belli, talora addirittura sontuosi, ma quasi tutti di stile piuttosto vecchiotto — aveva ridotto divani, poltrone, tappeti, arredamenti a cumuli di detriti, a viscida poltiglia; poi era precipitata scrosciando negli scantinati distruggendo impianti di riscaldamento, cucine, lavanderie, stirerie, guardarobe, cantine, magazzini. Danni di centocinquanta, duecento milioni per albergo. Talora anche più. I proprietari disperati prevedevano tre, quattro mesi di lavori. € Se ne riparlerà a primavera » dicevano. Invece a soli quaranta giorni dal disastro gli alberghi fiorentini cominciano a riaprirsi. Fra quelli di prima categoria proprio in questi giorni hanno ripreso a funzionare l'< Astoria », il « Baglioni », il « Minerva »; dei trentatrè alberghi di seconda categoria, a tiltfoggi otto hanno riaperto le porte e altri le riapriranno nei prossimi giorni. Sono sempre chiusi invece i colossi « di lusso » siti lungarni, un po' perché la furia delle acque in quel punto è stata più violenta, un po' perché hanno approfittato della disgrazia per compiere rifacimenti e ampliamenti che chiederanno un certo tempo. La progressiva riapertura degli alberghi costituisce un ulteriore passo sulla via del ritorno alla normalità. Ormai la « Firenze dei forestieri », cioè il triangolo compreso fra la stazione. Piazza del Duomo e Piazza della Signoria ha riacquistato il suo aspetto di sempre. Le strade sono pulite, i negozi riassestati, molte vetrine sono addobbate con lustrini natalizi e palle di vetro colorato, i cinema funzionano regolarmente, il Teatro Comunale non ha compiuto soltanto il miracolo di inaugurare la stagione lirica nel giorno stabilito, senza rinvii. Certo chi conosce bene la città avverte ugualmente nell'aria qualcosa di insolito e di diverso: i negozi sono pieni, la gente guarda, passa da un banco all'altro, ma non ha soldi, compra poco, il cinquanta per cento del Natale scorso, mi dicono. Un'ombra di stanchezza vela gli sguardi, dappertutto si nota una certa trasandatezza nel vestire, ultimo strascico delle abitudini deiiiiiiiiiiiimii iiiiiiiiniiiiiiiiiumiiiiiiiiiiiiii a , o giorni « eroici » quando tutti erano inzaccherati fino ai capelli. Ma sono particolari secondari di cui l'estraneo non si accorge. Ai suoi occhi nella « Firenze dei forestieri » l'alluvione è ormai soltanto un ricordo. Basta però uscire dal « triangolo » e addentrarsi nell'intrico di viuzze attorno fra Piazza della Signoria e Santa Croce perché la « Firenze dell'alluvione » passi di colpo in primissimo piano. In via Vigna Vecchia, in via De' Malcontenti, in via De' Bentaccordi, in via Dell'Anguillara, in via Del Corno, in via Delle Pinzochere non c'è più la melma di quindici giorni fa, ormai anche da queste parti si può passare tranquillamente senza stivali; ma trovare un negozio aperto non è facile. Molti sono sbarrati con tavole inchiodate alla meglio; altri, privi di saracinesca e completamente abbandonati, servono di rifugio ai gatti del quartiere. Anche i poveri appartamenti al pianterreno sono quasi tutti vuoti, porte e finestre si' spalancano su ambienti nudi e simibui sporchi di fango e fradici di umidità. E lo stesso spettacolo si ripete con poche varianti a Bellariva, a Gavinana, a San Frediano e in tutti gli altri rioni più colpiti. E' la Firenze * traumatizzata, smarrita, depressa » di cui ha parlato il sindaco Bargellini nell'ultimo Consiglio comunale. Cosa è stato fatto per venire incontro a questa gente! Nelle cose piccole, molto. Il Comune per esempio è stato rapido, efficiente ed elastico nel distribuire piccoli risarcimenti — fino a un massimo di cinquantamila lire — a tutti co i loro che hanno perso mobili e iiiimiiii min iiiimiiniimiiimiiiiiiin masserizie. Anche la Camera di commercio ha distribuito e sta ancora distribuendo con sufficiente solerzia risarcimenti a fondo perduto, fino ad un massimo di mezzo milione, agli artigiani e ai commercianti alluvionati. Quando però dai risarcimenti piccoli si passa ai grossi e quando dal Comune si passa allo Stato, la faccenda si complica. I fiorentini, per esempio, contano molto sul recente provvedimento in base al quale chi ha avuto la casa danneggiata e distrutta ha diritto ad un risarcimento a fondo perduto fino a un massimo di cinque milioni. Avevano sentito dire che questa volta gli uffici governativi avrebbero finalmente rinunciato a bolli, controbolli e scartoffle snellendo al massimo la procedura; ma sono rimasti amaramente delusi. « La prima cosa che mi hanno chiesto — mi ha detto un amico che ha avuto una villetta ad un piano semidistrutta dalle acque — sono state le mappe. Non le avevo, le avevo perse. In teoria avrei potuto rivolgermi al Catasto, ma tutte le carte catastali sono state travolte dall'Arno. In ogni modo anche se fossi riuscito a ripescare la mia mappa con una reticella dalle parti di Pisa o addirittura in mare, gli intoppi non sarebbero finiti. Al Genio civile mi hanno detto che per stabilire i danni subiti dalla mia abitazione non basta la perizia di un tecnico, è indispensabile una valutazione in base a un listino prezzi governativo. E questo prezziario ancora non esiste, non ce l'hanno. Pare che a Roma stiano studiandolo e compilandolo adesso. Tanto un parquet, tanto un lavandino, tanto un paralume... ». Coabitazione forzata per centinaia di famiglie, botteghe chiuse, attività che stenta a riprendere. In questo clima si può ben capire perché mai in una città come questa, più ghibellina che guelfa, la notizia della visita natalizia di Paolo VI in fondo in fondo abbia fatto piacere non soltanto ai religiosi ma anche ai laici. «Questo per Firenze sarebbe stato uno dei Natali più tristi — mi dice il vescovo ausiliare Giovanni Bianchi che sta attivamente organizzando la visita — ma il fatto che il Papa venga fra noi a cele brare la Messa di mezzanotte richiamerà attorno a Santa Maria del Fiore la preghiera del mondo intero. Di più, in quel momento i fedeli di tutto il mondo proveranno per Fi renze un'umana, dolce " gelosia ". Così non ci sentiremo dimenticati, ma uniti a tutti gli altri, privilegiati quasi quasi ». La visita avrà carattere pastorale, il Papa cioè non verrà a Firenze per visitare gli alluvionati, ma per pregare. Arriverà là in automobile da Roma la sera della vigilia poco prima delle 22, scenderà in piazza Santa Croce ed entrerà da solo nella grande chiesa vuota, si inginocchierà davanti al grande Crocifisso di Cimabue cosi duramente colpito dall'alluvione, rivolgerà brevi parole dal sagrato alla folla ammassata nella piazza e quindi si reciterà al non lontano istituto « Montedomini », un antico ricovero per vecchi e barn bini abbandonati, che a Firenze è sinonimo di povertà e sof ferenza. Dopo una breve sosta nel palazzo arcivescovile dove riceverà i rappresentanti della città, Paolo VI, attraverso la « Porta del Paradiso », anch'essa duramente colpita, entrerà in Battistero, nel <Bel San Giovanni», e li indosserà i paramenti sacri. Infine a piedi, preceduto dai vescovi, attraverserà la piazza e a mezzanotte entrerà nella cattedrale dove potranno trovar posto, stipatissime, circa ventimila persone. Nessuti addobbo particolare, nessuna coreografia. La grande chiesa, che durante l'alluvione fu invasa da oltre un metro d'acqua e di melma, si presenterà spoglia e severa nella imponente sobrietà delle sue grandi arcate gotiche. Gaetano Tumiati

Persone citate: Baglioni, Bargellini, Gaetano Tumiati, Giovanni Bianchi, Paolo Vi