A Bologna i socialisti abbandonano la collaborazione col pci al Comune

A Bologna i socialisti abbandonano la collaborazione col pci al Comune Fine ili un'alleanza che durava dalla EJberaxione A Bologna i socialisti abbandonano la collaborazione col pci al Comune L'annuncio dato ieri sera in un'animata seduta dei Consiglio comunale ■ Il nuovo partito unificato (psi e psdi) dichiara tuttavia di essere disposto a sostenere la giunta monocolore comunista «se essa avrà la capacità di portare avanti le istanze programmatiche» - La de scontenta di questa decisione, che giudica equivoca, chiede le dimissioni dell'intera giunta (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 12 dicembre. Dopo venturi anni di ininterrotta collaborazione con i comunisti, i socialisti bolognesi hanno deciso di uscire dall'amministrazione comunale. Lo ha stabilito sa-! bato scorso, con 105 voti favorevoli e 17 astenuti, il Comitato direttivo della federazione provinciale del partito socialista unificato, e lo hanno ripetuto stasera, a Palazzo D'Accursio, i due capigruppo del psu (il socialista e il socialdemocratico), all'inizio di una animatissima seduta del Consiglio comunale. Così, in una Bologna piena di luci e di addobbi prenatalizi, si rompe un « matrimonio » che durava dai giorni della Liberazione, e attorno al quale era fiorita una vera e propria leggenda politica: quella di una amministrazione non « rossa » ma « rosa » — una tonalità più vicina a quella della mortadella che a quella dei fiori —, dove comunisti e socialisti, abbandonati i rigidi schemi del marxismo-leninismo, si preoccupavano soltanto di rendere più prospera e fiorente la città; la leggenda del bilancio in pareggio, della politica di saggia amministrazione, delle grasse cooperative, del sindaco Dozza, il « buon papà » che attirava i voti non soltanto degli operai e dei contadini, ma anche dei ceti medi e di una parte della borghesia. Negli ultimi anni questo particolarissimo « marxismo dei tortellini » aveva subito più di una variante. Il vecchio Dozza aveva ceduto il posto al giovane Fanti, anche Bologna al tempo della congiuntura aveva dovuto rinunciare al pareggio del bilancio, le nuove genera zioni comuniste bolognesi, pur restando fedeli ad una tradizione moderata — l'altro giorno il Comune ha of ferto la cittadinanza onoraria al cardinale Lercaro —, parlavano un linguaggio tecnico, astratto, del tutto di verso da quello appassiona to ed impetuoso dei padri Ora, questa lenta trasformazione impone un ulterio re passo con la fine del «ma trimonio » fra socialisti e comunisti. Non si tratta, pe rò, di una rottura clamoro sa, con scambi di invettive e accuse reciproche. Pare che i <•: coniugi », pur divi dendosi, abbiano intenzione di mantenere i loro rapporti su un piano di rispetto, se non addirittura di amicizia. I socialisti unificati, infatti, hanno deciso di uscire dall'amministrazione, ma sono disposti a sostenere dall'esterno la giunta monocolore comunista, che da oggi in poi avrà soltanto trenta voti: ventotto comunisti, uno del psiup e uno socia lista indipendente. Essi si porranno cioè — dice il loro documento — « in una posizione di appoggio e di collaborazione, o di critica e di contestazione, a seconda che la giunta ubbia o no la capacità di portare avanti quelle istanze programmatiche che hanno trovato recentemente larghi consensi fra tutte le forze del Consiglio comunale ». Questa soluzione di com promesso era pressoché inevitabile dopo l'unificazione socialista. « I socialisti del psi, che avevano alle spalle venti anni di collaborazione con il pei, non potevano certo passare all'opposizione — ci ha detto il segretario del nsu Ghino Remondini (ex P.H. — Analogamente i soculisti del psdi, che per un veitennio si erano opposti alla giunta socialcomunista e cht avevano ricevuto dal la lori base il mandato di pcrsistxre nell'opposizione, si sarelbero squalificati se fossero mirati a far parte di una gi'mta frontista ». Era giocoforza, dunque, arrivare a una soluzione mediana ; Per quel eie riguarda il Comune, le tesi socialdemo cratiche hanno forse avuto la prevalenza su quelle so cialiste. I sociali&ti, però, si sono rifatti sui problemi della Amministrazione prò vinciate. Essi infatti hanno convinto i socialdemocrati ci che sarebbe stato assur do rinunciare a una giunta che è, sì, socialcomunista, ma dove il psu (presidente è il socialista Vighi) ha posizioni di potere. E nei comuni minori? La provincia di Bologna ha sessanta comuni, nove dei quali sono amministrati dalla de, mentre cinquantuno sono socialcomunisti. Che fare in questi ultimi? Qui il psu ha accettato il principio democristiano di creare giunte di centro-sinistra ovunque sia numericamente possibile. Ma, a calcoli, fatti, è risultato che questo « rovesciamento delle alleanze » si può fare soltanto in tre comuni — Budrio Minerbio e San Benedetto in Val di Sambro — e si farà pertanto soltanto in tre comuni. Ce ne sarebbe anche un quarto, Molinella, ma qui i socialisti hanno la maggioranza assoluta. Stando così le cose, si è arrivati al paradosso che tutto sommata la « svolta storica » all'orfbra delle due torri è stata accolta con maggiore soddisfazione dai comunisti che dai democristiani. « La de bolognese — ha detto il sindaco comunista Guido Fanti — aveva nei giorni scorsi ufficialmente proposto al partito unificato un "accordo politico globale " per isolare i comunisti e " omogeneizzare " negli enti locali la formula governativa. La risposta dei socialisti unificati mi pare abbastanza chiara e significativa, specialmente per la riconfermata validità di quel program ma amministrativo che è l'espressione più matura e responsabile delle esperienze e delle lotte ventennali ». Per contro il comitato provinciale della democrazia cristiana riunitosi stasera ha espresso un giudizio « severamente critico » nei confronti delle decisioni dei socialisti unificati, ha parlato di « richieste respinte », di « posizioni equivoche » e addirittura di « inglobamento del psdi nel gioco delle precedenti alleanze socialiste con il pei ». Stasera poi, in sede di Consiglio comunale, la democrazia cristiana ha dichiarato di non ritenere sufficienti le dimissioni dei soli assessori socialisti, ma ha chiesto le dimissioni di tutta la giunta. La « rottura » insomma ha creato una certa atmosfera di tensione a Bologna; ma anziché fra pei e psu come sarebbe stato lecito prevedere, il diverbio è nato fra socialisti e democristiani. Quella bolognese dùnque non è la tragedia di un « divorzio » bensì quella di un « matrimonio mancato ». Gaetano Tumiati

Persone citate: Budrio Minerbio, Dozza, Fanti, Gaetano Tumiati, Guido Fanti, Lercaro, Remondini

Luoghi citati: Bologna, Molinella