Lunedi la decisione sui bracconieri fermati per il delitto di Stupinigi di Remo Lugli

Lunedi la decisione sui bracconieri fermati per il delitto di Stupinigi Il guardacaccia assassinato a fucilate Lunedi la decisione sui bracconieri fermati per il delitto di Stupinigi I cinque uomini, interrogati anche ieri, appaiono depressi e avviliti : i loro parenti, per ora, non possono visitarli - Due ipotesi sulla possibile incriminazione : 1) denuncia per caccia abusiva, ritiro della licenza e processo in pretura ; 2) concorso nel tentato omicidio dell'allievo Balbo, la prima delle persone ferite da Angelo Guzzo L'omicida, in carcere, è preoccupato soltanto per avere sparato ai carabinieri ; alla sua vittima non sembra pensare Angelo Guzzo, l'omicida di Stupinigi. che domenica pomeriggio nella riserva dell'Ordine Mauriziano ha ucciso il guardacaccia Vincenzo Ma.nfrinetti e ferito sei persone, è tranquillo e sereno. Secondo informazioni trapelate dal carcere di Pinerolo dove è rinchiuso. Ieri mattina., durante la sua ora di liberta nel cortile, si è messo a scopare I marciapiedi di sua iniziativa e ha compiuto la pulizia con]cura. come se non fosse di-jsfratto da alcun pensiero dominante. Chi ha a.vulo occasione di avvicinare ii Guzzo afferma che l'unica ombra di preoccupazione l'ha per il ferimento dei carabinieri; di avere ucciso il guardacaccia sembra che non gli importi nulla. Questo atteggiamento rientra nella mentalità di certi cacciatori che considerano le guardie delle, riserve come nemici personali che vanno combattuti e vinti al di fuori della legge. E' da vedere se il Guzzo era ed è nelle, sue piene facoltà mentali: il difensore aw. Carlo Altara non appena potrà dar corso al proprio mandato chiederà per lui una perizia psichiatrica. I cinque bracconieri fermati — Giovanni Buda, Pietro Rizzo, Pasquale Mega, Mario Pinton e Gino Tonini, il primo di Torino e gli altri di Orbassano — che sono pure rinchiusi nel carcere di Pinerolo perché domenica pomeriggio erano andati a cacciare di frodo insieme con il Guzzo sono tutti profondamente depressi e preoccupati. Ieri mattina le loro mogli bì sono presentate al carcere con la speranza di poter essere ammesse a un colloquio, ma sono state costrette a tornarsene indietro senza averli visti. Le visite sono consentite soltanto nei giorni prescritti e dopo che è stata resa nota l'imputazione dei detenuti. I cinque cacciatori sono invece ancora fermati in attesa di una decisione del magistrato. II Procuratore delia Repubblica di Pinerolo dott. Corderò di Vonzo, che deve curare la istruttoria sul tragico episodio, si è recato in carcere anche ieri, nonostante la giornata festiva, per continuare gli interrogatori. Questo zelo sta a dimostrare il suo desiderio di affrettare la decisione onde rispettare i termini della validità del fermo: entro lunedì si dovrebbe conoscere quale sarà l'imputazione a carico dei cinque cacciatori. Secondo gli esperti di diritto le ipotesi più probabili sono due: la semplice denuncia per caccia abusiva, che comporterebbe un processo in pretura con una ammenda e il ritiro della licenza di caccia; oppure, oltre a questa imputazioneanche quella, ben più grave, di correità nel tentato omicidio di Alessandro Balbo, la prima persona ferita dal Guzzo. Secondo l'articolo 116 del Codice Penale « qualora il reato commesso sia diverso da quello voluto da taluno dei concorrenti, anche questi ne risponde se l'evento è consequenza della sua azione od omissione ». Il compito del magistratonel delicato momento che precede la sua decisione, è quello di accertare, attraverso i verbali dei carabinieri e gli interrogatori condotti personalmente, se i cinque fermati ebbero la possibilità di impedire al Guzzo il primo tentato omicidio (i successivi reati commessi dall'imputato dovrebbero essere fuori causa ai Uni della posizione dei cinque fer mati "perché, dopo il primoepisodio, egli agì isolatamen-te). Pare che i cinque sostengano che il loro sciagurato compagno di bracconaggio era solo anche quando sparò il primo colpo, in quanto essi stavano ancora uscendo dal bosco e si trovavano ad una trentina di metri di distanzaQualcuno ha avanzato anche l'ipotesi della possibilità d'una denuncia per favoreggiamento personale che è imputabile a « chiunque aiuta taluno ad eludere le investigazioni deliaautorità o a sottrarsi alle ricerche di questa ». I cinque cacciatori hanno negato di conoscere l'autore del crimine e dì essere stati a cacciare di frodo nella riserva di Stupinigi. Ma hanno agito in questo modo, affermano, per il timore di essere coinvolti nel clamoroso delitto; d'altra parte in un secondo tempo hanno confessato la verità e questo successivo comportamento dovrebbe automaticamente far cadere l'eventuale accusa dfavoreggiamento. Sono supposizioni, la decisione spetta al magistrato; anche l'accusa del pubblico ministero può eventualmente cadere in sede di processo. Bisogna quindi dar tempo agli eventi perché si sviluppino secondo la normale prassi giudiziaria Una considerazione può essere invece fatta sulla responsabilità morale che i cinque fermati avrebbero dovuto sentire in quella stessa tragica giornata. Se sapevano quello che. era successo — e pare proprio che lo sapessero perché tutti e cinque rimasero nascosti nel bosco fino alle 22 e uno d, essi, il Rizzo, vi abbandonò addirittura la 1.-500» che andò poi a ritirare l'indomani mattina all'alba — dovevano prendere la doverosa decisione di informare i carabinieri. Anche se non conoscevano il nome dell'assassino potevano presentarsi per dare qualche indizio utile. Avrebbero scaricato la loro coscienza di un grave peso e assolto un dovere civico. Invece hanno taciuto e l'indomani mattina sono andati regolarmente a lavorare. Se i carabinieri non avessero avuto la fortuna, di trovare la «Vespa* abbandonata da uno di loro e di risalire in tal modo fino all'assassino, oggi avremmo forse un delitto impunito in più. Remo Lugli iìi

Luoghi citati: Orbassano, Pinerolo, Torino