Abbiamo portato altri 22 milioni nelle zone devastate del basso Veneto di Giorgio Lunt

Abbiamo portato altri 22 milioni nelle zone devastate del basso Veneto Abbiamo portato altri 22 milioni nelle zone devastate del basso Veneto Siamo stati nelle province di Padova, Venezia, Treviso e Udine; abbiamo trovato decine e decine di situazioni dolorose - E' gente semplice che lavora sodo e non chiede niente a nessuno - Per questo la solidarietà dei nostri lettori è giunta ancora più gradita (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 8 dicembre. Abbiamo concluso il terzo viaggio nel Veneto per la distribuzione degli aiuti ai paesi alluvionati. Comprendeva le province di Padova, Venezia, Treviso e una parte dell'Udinese. Eravamo ripartiti lunedì da Torino con 12 milioni, ma per estendere nei limiti del possibile la solidarietà dei lettori de « La Stampa » ne abbiamo prelevati dal fondo altri 10 e mezzo. Nessuna difficoltà per collocare la somma: il bisogno si rivela sempre superiore alle disponibilità. In parecchie zone la vita riprende, scompaiono le tracce del disastro. Ma si incontrano ancora campagne allagate, case sommerse, famiglie costrette a vivere alla giornata. In questi quattro giorni abbiamo sostato specialmente nel Trevigiano, la provincia dove le piene hanno infierito quasi in ogni Comune. Al sindaco di Maserada sul Piave, cav. uff. Attilio Nardari, affidiamo 2.500.000 lire con il solito incarico : distribuirle alle famiglie più colpite, delle quali ci manderà l'elenco. A pochi chilometri c'è Breda di Piave: altro piccolo centro agricolo che lamenta guai non facili da sanare. Ce li espone il sindaco, Marcello Bin. Diamo anche a lui 2 milioni e 500 mila lire. Ma nella frazione Saletto ci sono due casi particolarmente penosi: Lorenzo Girotto, ultrasettantenne, manteneva la famiglia (6 persone) trasportando sabbia e pietrisco col suo carro trainato da un cavallo. L'animale è annegato durante l'alluvione per so stituirlo occorrevano al Girotto 300 mila lire. Con l'appoggio dell'Eca, del Comune e degli insegnanti era riuscito a raggranellarne 200 mila: le 100 mila man canti glie le abbiamo date noi. Centomila lire di « To rino per il Veneto » merita va anche la famiglia dell' operaio Alfredo Favero : viveva in una baracca, ha perduto tutto. Saliamo a Portobuffolé, un paesino di 700 abitanti. Qui l'acqua superò i quattro metri d'altezza: la seconda alluvione in poco più di un anno. In assenza del sindaco, dott. Alberto An dreetta, parliamo con il vicesindaco, signora Virginia Francescato. Di famiglie da aiutare ce n'è fin che se ne vuole. Purtroppo non pos siamo alleviare il disagio di tutte: con i 2.500.000 lire di « Torino per il Veneto » sarà possibile soccorrerne tuttavia una cinquantina. Per tre quarti invaso dal l'acqua fu anche Monastier di Treviso, 3200 abitanti e non certo un paese abituato alla prosperità. Gente modesta, che ha sempre la vorato sodo e neppure in queste drammatiche circo stanze ha alzato la voce per lanciare un appello o preten dere qualcosa. Diamo al sindaco, cav. uff. Adelio Pavarello, 2 milioni: i primi aiuti in denaro che ricevono queste famiglie. Concluse le tappe nei centri del Trevigiano che non avevamo fatto in tempo a visitare in precedenza, siamo tornati in altri due per portare un ulteriore granello di solidarietà. A San Bia gio di Callalta (dove erano stati subito distribuiti i primi 2 milioni e 400 mila lire) abbiamo consegnato al sin daco, Elvio Toffolo, altri due milioni: le famiglie an cora da soccorrere sono pa recchie, questo secondo apporto non sarà certo spre cato. Nell'atrio del « centro di raccolta » incontriamo il manovale Silvio Barbassa di 30 anni. Sta per tornare a Zenson di Piave con la moglie e i tre bambini (l'ultimo ha poche settimane). Erano sfollati qui perché la loro casa è perduta Ne hanno trovato un'altra 10 mila lire al mese. Ma l'uomo è senza lavoro, l'impresa ha sospeso l'attività per l'alluvione. Diamo ai coniugi Barbassa 100 mila li re — in aggiunta alle 100 mila consegnate durante la prima visita — e un nuovis simo corredino offerto da un lettore. taaemdczmtlfstlvmsrmrmA Ponte di Piave — al- tro comune devastato dalle acque del fiume omonimo — avevamo ripartito 2 milioni e 200 mila lire. Non erano molti, rispetto al bisogno della popolazione. Il sindaco, geom. Giovanni Lorenzon, non ha parole per esprimere la gratitudine di fronte alla nuova offerta di 1 milione 500.000 lire per altre famiglie in stato di necessità. Prima di lasciare Pon te di Piave andiamo nel si' lente « Scolasticato filosofico » dei Padri Giuseppini del Murialdo, per giovani av viati al sacerdozio. La piena ha causato gravi danni, asportando suppellettili e le scorte di cibo. Non pos siamo restare insensibili al l'appello del Rettore — fu parroco a Torino, nella chie sa della Salute —, la nostra solidarietà si traduce in 200 mila lire. Anche dalla frazione Negrisia era giunto un invito alla comprensione: l'asilo è povero, le famiglie (tutte alluvionate) stentano a versare alle suore la piccola retta. Con 100 mila lire restituiamo il sorriso alla superiora. Passiamo nel Friuli, nel minuscolo centro di Vanno. L'alluvione ha invaso soltanto tre edifici, ma sono occupati da povera gente che finora non aveva ricevuto « nemmeno un panino », come dice la moglie di uno degli infelici. Sono le famiglie del contadino Rug gero Canelotto, del mezza dro Vittorio Pestrin e del bovaro Giuseppe Simon. A ciascuna consegniamo 100 mila lire. Ed eccoci nella provincia di Padova. In precedenza avevamo sostato a Codevigo distribuendo 3 milioni, questa volta siamo venuti per aiutare le popolazioni di Arzergrande e Piove di Sacco Nella prima località affidiamo al sindaco, Lino Ferretti, 3 milioni per le fami glie più colpite e 100 mila lire le portiamo direttamente a Vittorio Chiarin, che abita nella frazione Vallonga ed ha perduto il poco che possedeva. Di gran lunga peggiore la situazione a Piove di Sacco, come apprendiamo dal sindaco, comm. Leone Car raro. Dei 14.600 abitanti, circa 10 mila sono alluvionati. Le famiglie senza tetto sono ancora circa 200. Al problema di carattere generale si affianca quello della « casa di riposo » per la vecchiaia, presieduta dal prof. Mario Cappellaro. L'ospizio, già inadeguato per le normali esigenze, ospita ora parecchi anziani che l'acqua ha costretto a fuggire dalla loro casa. Bisognerà accoglierli forse definitivamente, perché il ritorno tra le pareti fradice sarebbe pericoloso per la loro salute. La capienza dell'ospizio è modesta, basterebbe costruire un altro paio di locali. Ma lo Stato rifiuta qualsiasi contributo, dice che non ci sono fondi. Una mano per la soluzione del penoso dilemma la diamo noi. Dei cinque milioni destinati a Piove di Sacco quattro andranno alle famiglie più sinistrate, il quinto servirà per alleviare il disagio dei ricoverati nella « casa di riposo >. Alla somma aggiungiamo 200 mila lire per l'assistenza ai bambini alluvionati che il Comune sistemerà nelle colonie. Infine, consegniamo 50 mila lire ciascuna alla famiglia di Maniero Fiore (tre figli, moglie all'ospedale, anche lui dimesso pochi giorni fa dal nosocomio) e di Ofelia Metrot, che deve accompagnare una nipote in Sicilia e non poteva acquistare il biglietto per il treno. Dei 22 milioni e 500 mila lire ci sono rimaste 200 mila lire : le dividiamo in quattro parti, per aiutare la famiglia di Olivo Passarella di Quarto d'Aitino (Venezia) e quelle di tre veneziani: Luigia Pavan, Giuseppe Fumato e Renzo Battocchio (questi ultimi sono rispettivamente custodi del Conservatorio « Benedetto Marcello > e dell'Accademia di Belle Arti. Per mettere in salvo le opere d'arte, ave vano trascurato la loro roba: P< acqua alta » si è vendicata). In totale, nei tre viaggi abbiamo distribuito 88 milioni e 250 mila lire. Giorgio Lunt