Arrestato il bracconiere di Stupinigi che ha ucciso a fucilate il guardacaccia

Arrestato il bracconiere di Stupinigi che ha ucciso a fucilate il guardacaccia L'agghiacciante tragedia nella riserva ili caccia Arrestato il bracconiere di Stupinigi che ha ucciso a fucilate il guardacaccia La cattura dopo una notte e un giorno di imponenti ricerche e battute in tutta la zona - L'omicida è un operaio di 44 anni, padre di tre figli, abitante in Borgo S. Pietro di Moncalieri - Lo accusano i compagni di bracconaggio, quasi tutti di Orbassano: questi sono stati fermati - Una motoretta abbandonata nel bosco dell'Ordine Mauriziano ha portato alla scoperta del responsabile - I 5 feriti migliorano ma il brigadiere dei carabinieri colpito da una scarica al volto ha perso l'occhio sinistro Siamo all'epilogo della tragedia di domenica nella riserva di caccia di Stupinigi. Il bracconiere che ha ucciso il guardacaccia Vincenzo Manfrinetti di 49 anni e ha ferito altre sei persone è stato arrestato e sono stati fermati gli altri cinque bracconieri E' un operaio, un padre di famiglia, con tre figli e la moglie che ne aspetta un altro. E' facile che si tratti di un pazzo. Non si spiega diversamente il suo comportamento : ha agito con una ferocia che poteva essere non giustificata ma compresa in un animo divorato da un odio represso da lungo tempo. Lui, invece, ha sparato soltanto perché stava per prendere una contravvenzione e per perdere il porto d'armi e la licenza di caccia. E poi ha tornato a sparare mirando al petto di chi, davanti a lui, cercava di convincerlo a deporre l'arma per non peggiorare la sua situazione. Un ragazzo che ha assistito al delitto da pochi metri di distanza ha raccontato: « Aueva gli occhi terrorizzati, mi sembrava che fosse uno di quegli uomini, come si vede a volte al cinematografo, che stanno per essere travolti da una locomotiva in arrivo ». L'assassino è Angelo Guzzo, nato a Serrastretta (Cosenza) e abitante a Moncalieri in via Garrone 39. E' stato arrestato ieri sera, a tarda ora, nella sua abitazione dove sono stati rinvenuti il fucile e della sei- vaggina. L'operazione è stata condotta dal col. Ceva comandante del Gruppo Carabinieri, dal cap. Denaro e dal ten. Formato del re parto operativo. Che il Guzzo sia il col pevole di questa tragedia non v'è più dubbio: lo ac cusano i cinque compagni con i quali era uscito per cacciare di frodo nella ri serva di Stupinigi. Questi sono tutti fermati: Giovan ni Buda, via Artisti 13, cai zolaio, dipendente dell'offi cina ortopedica dell'istituto Maria Adelaide; Pietro Rizzo, 27 anni, abitante ad Or bassano, in via Rivoli 82 operaio della Osi, sposato con Gabriella, di 26 anni, operaia della Indesit, padre di una bimba di 4 anni; Enrico Mega, 34 anni, abitante ad Orbassano in via Rivoli 62, operaio Fiat, sposato con Ivana e padre di un bimbo di 6 anni; Mario Pinton, 40 anni, abitante a Orbassano, operaio della Indesit, sposato con Maria di 33 anni, padre di due ragazzi di 11 e 8 anni; Gino Tonini di 31 anni, abitante ad Orbassano, in via IV Novembre 16, operaio Fiat, sposato con Antonietta di 26 anni, operaia alla Indesit, padre di un bimbo di 5 anni e di una bambina di un anno. I carabinieri che per tutta la notte di ieri insieme con la polizia avevano effettuato una imponente battuta nella zona della riserva di Stupinigi, perlustrando i boschi alla luce delle fotoelettriche e dei bengala, sono arrivati alla identificaione dell' assassino e dei suoi compagni attraverso la « Vespa » che era stata trovata abbandonata vicino a una vecchia casamatta della contraerea, sulla strada che dalla statale del Sestriere porta ad Orbassano, meno di un chilometro in linea d'aria dal punto del delitto. La « Vespa » è risultata di proprietà del Buda. Rincasato alle 20,30 di domenica, egli è stato più tardi raggiunto dai carabinieri che lo hanno invitato in caserma. L'interrogatorio è durato fino alle 4 del mattino ed evidentemente non aveva dato alcun esito perché i carabinieri lo hanno rilasciato. Ma due ore dopo sono andati a riprenderlo e questa volta le domande hanno avuto risposte più positive. E' saltata fuori tutta la storia e con la storia i nomi dei protagonisti. Tutti amici, domenica si sono trovati per andare a cacciare di frodo. H Guzzo è andato a casa del Pinton poco prima di mezzogiorno e si è intrattenuto a mangiare con lui. Poi insieme sono passati a prendere gli altri. Domenica sera, dopo la tragedia, nessuno ha raccontato in famiglia che cosa era successo e ieri mattina, ad eccezione del Buda che era fermato e del Guzzo, tutti sono andati regolarmente a lavorare. Ed ecco il dramma. Ha inizio alle 16,10 di domenica quando il gruppo dei sei bracconieri si imbatte in quello dei cinque guardacaccia. Si incontrano ai margini di un bosco che è presso la località Ponterosso, a quattro chilometri dal castello di Stupinigi, di fianco alla strada per Pinerolo. La tenuta è di proprietà dell'Ordine Mauriziano che ha concesso in affitto il diritto sulla riserva al comm. Pianelli, al rag. Traversa, al comm. Barattia e al comm. Trione. La riserva fa gola ai bracconieri e i guardacaccia devono sempre vigilare bene per evitare lo sterminio dei fagiani e delle lepri. Il 17 settembre scorso ci fu un altro tragico scontro: il guardacaccia Antonio Geranio fu freddato da un colpo di pistola sparato a bruciapelo da un bracconiere. I due gruppi sono di fronte. Quello dei guardacaccia è composto dal capo, Vincenzo Manfrinetti, 49 anni, sposato e padre di un giovane di 19 anni; da Silvio Cerruti, 34 anni, Giovanni Bernardi di 27 anni e Alessandro Balbo di 31, tutti abitanti alla cascina Ro- manina; i primi due allievi guardacaccia, il terzo amico; aggregato, sempre come amico, c'è anche Antonio Gioda di 39 anni, da None. Il Manfrinetti, di fronte ai bracconieri, esclama: « Finalmente, ci siete ». I clandestini sanno che cosa li aspetta: una contravvenzione e il ritiro della licenza e del porto d'armi. Non è la fine del mondo, non devono nemmeno temere l'arresto. Certo lo sa anche il Guzzo, eppure da questo momento egli perde la testa, agisce come se fosse in una situazione drammatica, come se dovesse salvare la propria vita. Alza il fucile, lo punta contro chi gli è di fronte e sta facendo l'atto di avanzare, il Balbo. E spara. Un grido. Il giovane cade sull'erba, la scarica lo ha raggiunto al petto, ma fortunatamen- te non sarà mortale C'è un attimo di smarrimento da parte dei guardacaccia perché un gesto simile era impensabile; i bracconieri ne approfittano per dileguarsi nel bosco. Manfrinetti manda Cerruti a prendere la sua auto per portare il ferito all'ospedale e incarica Bernardi di andare ad avvertire i carabinieri. Il ferito viene caricato sulla vettura che parte per Orbassano. Manfrinetti e Gioda restano nella zona, devono cercare di dar la caccia allo sparatore. Incominciano a girare, entrano nel bosco, ma la perlustrazione è faticosa: il bosco è misto, in parte ceduo e in parte ad alto fusto, ciò vuol dire che alla base degli alberi adulti ci sono arbusti e rovi in un groviglio che rende difficile la marcia e offre buoni nascondigli ad ogni passo. Mezz'ora dopo i due escono dal bosco, si avviano per un prato, verso la cascina Chialamberto. Il cielo è grigio e c'è foschia. A 150 metri dalla cascina scorgono un uomo con 11 fucile. Non tardano a riconoscerlo per lo sparatore. Si muove con circospezione, senza correre, guardandosi intorno. Tiene il fucile spia nato davanti a sé. Vicino alla cascina Chialamberto che è già fuori dalla tenuta dell'Ordine Mauriziano, c'è un piccolo appezzamen to di terreno, con una casetta disabitata, recinta da una siepe metallica. Il bracconiere, che si è accorto di essere inseguito, cerca di aggirare il recinto, ma il Manfrinetti corre da quella parte per sbarrargli il passo. Dalla cascina in quel momento escono sull'aia un gruppo di persone: l'agricoltore Bartolomeo Tosco, sua moglie Maddalena, il cognato Pietro Boursier e il figlio di questi, Antonio di 12 anni. Pietro Boursier gestisce una latteria ad Orbassano ed è andato in visita ai parenti con il figlio. Non sanno bene che stia accadendo. Vedono i tre uomini con i fucili, uno che cerca di allontanarsi, ma senza correre, gli altri due che si muovono in modo da bloccargli la fuga. U ragazzino Antonio, mosso dalla curiosità, si avvia da quella parte, si avvicina fino a una cinquantina di metri dall'uomo che sta per diventare assassino. Lascia mo a lui il racconto : « Ad un certo momento tutti e tre si sono fermati. Manfrinetti aveva l'arma rivolta a terra, invece l'altro la teneva puntata in avanti. Manfrinetti gli ha detto: "Metti giù il fucile, hai già ferito uno dei nostri ". " Non ho ferito nessuno " ha risposto il bracconiere. " Sì, l'hai ferito, sei ancora in tempo, te la cavi con poco se ti lasci prendere ". " No, vattene o ti ammazzo ". Mi tbzTmtTdslbfaceva l'impressione di es- i sere stravolto » aggiunge Antonio Boursier e poi dice che gli sembrava uno che stesse per essere investito da una locomotiva, come si vede al cinema. Il Manfrinetti ha tornato a ripetere al bracconiere di deporre l'arma e lui ha ancora una volta gridato che lo avrebbe ammazzato. Poi si è guardato rapidamente intorno e ha sparato contro il guardacaccia che, colpito al petto, si è girato ed è caduto bocconi. Lo sparatore gli ha tirato un altro colpo alle spalle, quindi ha incominciato a indietreggiare, infine si è girato e si è allontanato, ma al passo, senza correre. Quando il Gioda insegue l'assassino questi sta già per compiere un altro crimine. Sulla strada è in arrivo la « 1100 » del Bernardi che è andato a prendere i carabinieri. A bordo, oltre al Bernardi ci sono il brigadiere Impero Valente di 29 anni e i carabinieri Antonio Guerrieri di 28 anni e Giuseppe Miccichè di 42. L'assassino spara una fucilata contro il parabrezza della macchina, prima ancora che gli occupanti si accorgano della sua presenza. Restano tutti feriti, in modo più grave il Valente che ha l'occhio distrutto dalla scarica; i due militi, pur sanguinanti, scendono e sparano raffiche di mitra. Ma l'assassino è già avvolto nel buio, riesce ad allontanarsi. Poco più tardi, dopo avere attraversato la strada di Orbassano, passa per l'abitato di San Dalmazzo. Si imbatte in un gruppo di uomini, punta l'arma verso di loro e dice : « Perché non mi ammazzate? Venite qui, venite ad ammazzarmi» e in tanto si allontana verso un bosco, il più vasto della zona. L'allarme scatta. Da Torino parte il battaglione mobile dei carabinieri e partono le forze della polizia Tutta l'area è un brulicare di uomini. Si cerca fra i cespugli, nei fossati. Da Pralormo si fanno arrivare anche i cani poliziotto, ma non si possono impiegare perché bisognerebbe poter dar loro da annusare un indumento dell'assassino. Le ricerche, sospese nella tarda notte, vengono riprese all'alba e continuano fino al tardo pomeriggio di ieri. Ormai non c'è più speranza di trovare il Guzzo nascosto, ma si continua a frugare nel folto del bosco nell'eventualità che egli si sia ucciso. Remo Lugli I Vincenzo Manfrinetti, 49 anni, il guardacaccia ucciso Pattuglie di carabinieri con cani poliziotti hanno battuto per tutta la giornata la campagna di Stupinigi Giovanni Bernardi, a sinistra, ed Alessandro Balbo, i guardacaccia feriti domenica dai colpi del bracconiere Il bidi Vlt iit d i biii Gii Miihè fii Siii Il brigadiere Valente, a sinistra, ed i carabinieri Guerrieri e Miccichè feriti a Stupinigi