Passeggiatrice: parola impropria
Passeggiatrice: parola impropria DIFESA DELLA -, I N G U A Passeggiatrice: parola impropria Lodevole la ricerca di un eufemismo, purché non violi la precisione: meglio, sull'esempio del Gozzi, dire «cantonaia» - Attenti all'uso del «non» - Quando non sia unito a parola che lo segua, è sempre sbagliato («mi ascolti o non?») - Né si deve premetterlo, staccato, ad un sostantivo: come in «non proliferazione» Che cos'è che non va nella tanto auspicata « non proliferazione» delle potenze nucleari? Non certo il concetto che è sacrosanto; non l'innegabile pesantezza dell'espressione, in contrasto col gusto oggi cosi spiccato delle abbreviazioni, il anale ci dà « realizzo », « smobilizzo » e persino, nel gergo dei giovani, « matusa », privandosi gli anziani dell'intera porzione («matusalemme») cui avrebbero diritto; non la presenza, almeno ideale, delle virgolette, che denota senza fallo una di quelle locuzioni rigide o piuttosto « cartellini » che si sovrappongono alla lingua senza penetrarvi; non il suo valore figurato (Proliferazione, da Proliferare, è voce propria della biologia), perché in fatto di traslati da quando si dicono « pacco » le agenda, il volume d'affari, il complesso delle proposte e simili degli uomini politici, niente può più meravigliare. Che cosa dunque? E' quel « non * che messo cosi crudamente innanzi al sostantivo è tanto poco italiano quanto in « non senso » o « nonsenso » (l'inglese nonsenso, Assurdità sciocchezza bestialità) o in « non uno » (il francese pas un, Neppur uno). La nostra lingua o incorpora il Non nel sostantivo (noncuranza) o più spesso si vale del prefisso negativo In (inavvertenza); in nessun caso ve lo premette staccato, volendo con ciò dissuadere quel parlare certamente comodo ma selvaggio che sarebbe il dire «non casa ». « non donna », « non libro v e così via Essa rifiuta persino la trasposizione di Non innanzi al pronome Io, all'uso latino: «non io farò questo», ammettendola invece nelle dizioni o risposte negative («creda chi vuole questa notizia; non io »), perché qui cade la figura di ellissi che copre tante cose («non lo crederò io»). Cosi anche errano quanti mettono a mazzo Non e No (ben distinti tra loro), e dicono; «che tu lavori o non, poco importa », « mi ascolti o non?», bastando ricordare, per rimettersi in sella («che tu lavori o non lavori, poco importa ». «mi ascolti o no?»), che il Non, quando raspa nel vuoto, quando cioè non sia unito a una parola che lo segue, è sempre sbagliato. Ma [per tornare al proposito: invece che «patto di non proliiferazione», «patto contro la I proliferazione » o « d'improliferazione », e sempre sperando ! che presto non ci sia più bisoi gno di dire né in un modo né I nell'altro. * Continua a dispiacere a molti lettori il termine « protettore » usato per chi sapete; ma tale è il destino dell'eufemismo, d'insudiciare nobili parole. D'altra parte la lingua vi è attratta da un lodevole pudore, e sempre adotterà, in casi simili, soluzioni generiche (come «sfruttatore», preferibile all'altro) che compromet tono i terzi. Per quella però di « passeg giatrice » qualcosa si potrebbe fare, e senza pregiudizio del civile eufemismo: semplicemente sostituendolo con un altro. « Passeggiatrice » infatti è improprio, posto che il soggetto non passeggia, anzi è a a e radicato come il male che rappresenta. Prima dell'invenzione della strada ferrata, Gasparo Gozzi aveva trovato l'acconcio Cantoniera, che dipinge colei che sta strategicamente al Canto, per prendere due strade. Oggi, sebbene l'onorata categoria delle cantoniere ferroviarie sia in declino,, quella parola può ancora ritenere dell'equivoco; e perciò si propone Cantonaia, che anzi nel suono calza meglio. Gli antichi, a cui niente fu nuovo, avevano un proverbio tra utile e morale che diceva: «Largo ai canti! », ossia svoltate largo; il quale può far comodo anche oggi. Leo Pestelli imi miinmmmmmiiii i umilimi
Persone citate: Gasparo Gozzi, Leo Pestelli
Luoghi citati: Passeggiatrice
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