Malcontento

Malcontento L'AKIA CHE SPIRA Malcontento Le 11 mila schede bianche messe nelle urne dai triestini domenica scorsa rappresentano un indizio molto chiaro di uno stato d'animo che si va sempre più diffondendo in mezzo agli italiani: sono altrettanti voti di sfiducia contro tutti i partiti indistintamente. Non preoccuparsi con la attenta serietà del monito che arriva da Trieste sarebbe un grave errore da parte della intera classe politica. Quando a votare non saranno più pocha centinaia di migliaia di elettori ma decine e decine di milioni, il fenomeno delle schede bianche potrebbe assumere le proporzioni di una valanga. E le valanghe, si sa, sono forze distruttrici cieche. Poiché, oggi, quasi nessuno pensa di sostituire il sistema democratico con qualcosa di diverso, la crescente insoddisfazione dei cittadini riguarda principalmente i modi come quel sistema funziona in Italia. Sono modi vecchi, asmatici, e che non corrispondono al ritmo economico, sociale e anche culturale di un paese che negli ultimi venti anni ha avuto radicali trasformazioni e accelerazioni in tutti i campi. La conseguenza è che la società italiana e la classe politica formano ora due realtà in contrasto tra di loro: si sentono reciprocamente estranee e aumentano via via le incomprensioni. In parole più semplici, i cittadini vogliono fare una certa strada, ampia e nuova, che punta diritta verso l'avvenire; e la classe politica si attarda invece a considerare un panorama che è sorpassato, che non coincide più con quello italiano di oggi. Approssimativamente, si può dire che il paese aspira a farsi simile alle nazioni più progredite del mondo, a diventare più razionale, più efficiente, meglio equilibra' to ; al contrario la classe po litica tende a sostare in una specie di miopia, dove ognu no bada soprattutto ai van taggi suoi personali od a quelli della sua categoria o del suo partito. Per esempio, noi non vediamo il Parlamento dare tutto il suo tempo a riso! vere i problemi più urgenti della nazione, e invece lo vediamo indulgere volentie ri in lunghe discussioni propagandistiche, oppure nella formulazione di innumere voli « leggine », come vengono chiamati i provvedimenti legislativi che favo riscono piccoli gruppi di persone. E così, mentre un secolo fa Ruggero Bonghi poteva giustamente lodare la sua parte perché si preoccupava delle « cose » dell'Italia e non già delle «ecosette » degli individui o dei gruppi, l'opinione pubblica ha oggi l'impressione che i parlamentari siano tutti as sorti dalle « cosette » e trascurino viceversa le « cose » vere, importanti. Se il Parlamento appare svogliato nel corrispondere all'anelito popolare ad avere leggi adatte ai nuovi tem pi, da parte loro i partiti si stanno sempre più estraniando da quelle che dovrebbero essere le loro due funzioni principali: da un lato incanalare i cittadini verso la vita politica, dall'altro selezionare i migliori tra gli iscritti in modo da poter poi mettere l'uomo giusto al posto giusto. Al contrario, oggi i partiti sono luoghi chiusi, praticamente inaccessibili alle persone non addette ai lavori; e le promozioni politiche non avvengono tenendo conto delle competenze o dei meriti obiettivi, ma quasi sempre in base alle qualità meno virtuose degli aspiranti: la loro devozione a un capo di corrente, le loro abilità manovriere, il seguito di clienti che hanno alle spalle. E' questa certamente la involuzione più perniciosa subita dalla democrazia italiana negli ultimi venti anni: la gente crede sempre meno nel Parlamento e nei partiti. Ancora oggi — e talora i pretesti sono veramente minimi — continuano ad arrivarci numerose e risentite lettere da parte di cittadini per il fatto che i deputati e i senatori si.aumentarono gli emolumenti del 50 % proprio nel periodo più acuto della crisi, pro¬ prio nelle settimane in cui il governo andava raccomandando a tutti la massima austerità nel tenore di vita. Quell'aumento i parlamentari se lo decretarono di colpo, nel giro di poche ore, con una sollecitudine e una unanimità che sorpresero tutti quanti. La gente, quando ricorda quell'episodio, non riesce tuttora a capacitarsene. Per parte nostra, osserviamo solo che la grande fretta palesata dai parlamentari in quell'occasione e il fatto che essi non avevano previsto quali sarebbero state le profonde, durature reazioni dei cittadini, dimostrano quanto grande sia il distacco tra la classe politica e l'opinione pubblica. Sicché, non stiamo poi a meravigliarci quando vediamo che tra gli italiani aumenta di continuo il numero di coloro i quali considerano il Parlamento come un club di signori privilegiati, e di niente altro premurosi se non delle « cosette » concernenti le loro persone e i loro amici o il loro partito. Contemporaneamente, non occorrono davvero indagini molto sottili per capire come mai il numero degli iscritti ai partiti diminuisce di anno in anno, regolarmente. Per quanto allarmante sia questa situazione, essa è re¬ sa ancor più confusa dalle difficoltà che incontra il governo a darsi una linea di condotta o un programma e a tenergli fede rigorosamente, in modo che si sappia da tutti che cosa vuol fare e quali cose può fare realmente. Ci sono progetti di legge che da anni stanno chi sa dove e che da anni tuttavia intorbidiscono o inceppano la vita della nazione; e ci sono riforme sostanziali, annunciate da anni come imminenti, e che invece restano sempre allo stato di intenzioni. Così vanno le cose in Italia. Almeno nel nostro caso, non è vero che ogni paese ha la classe politica che si merita. Noi pensiamo che tutti i nostri guai nascono dal fatto che la classe politica sta diventando sempre più una casta chiusa, senza più grandi e immediati canali di comunicazione con la gente comune. Il fenomeno peraltro non è di oggi. Esiste anzi da parecchio tempo, e fu la speranza di vederlo eliminato che indusse molti italiani ad accogliere favorevolmente prima il centro-sinistra e poi l'unificazione socialista. Temiamo che oggi quella speranza si stia logorando giorno per giorno, e piuttosto rapidamente. Nicola Aderii

Persone citate: Ruggero Bonghi

Luoghi citati: Italia, Trieste