Grande economista, mediocre politico di Ferdinando Vegas

Grande economista, mediocre politico Grande economista, mediocre politico La parabola politica di Erhard si è chiusa in maniera che certamente l'ex cancelliere non meritava. E' triste, giunti alla vigilia dei settantanni, doversi ritirare sotto il peso di un fallimento, anziché con lo sperato tributo di lodi e riconoscimenti. Ma è ancora più triste dover pagare per gli errori degli altri, per aver raccolto in eredità una situazione oggettivamente già deteriorata dal corso degli avvenimenti. Cosi il « leone di gomma » è caduto definitivamente, senza più essere capace di rimbalzare in piedi, come vorrebbe il nomignolo che gli è stato affibbiato: un po' per la sua figura tisica, un | po' per l'abilità di incassare i colpi degli avversari come se neppure lo avessero sfiorato. L'ottimismo connaturato, addirittura incurabile, di Erhard, si è dovuto piegare di fronte all'ultimo e più duro colpo, infertogli dagli uomini del suo stesso partito, che hanno trovato comodo farne il capro espiatorio della profonda crisi della Germania Occidentale. Tutte le colpe degli altri, però, non esonerano EThard dalla sua parte di responsabilità, che non può essere sottovalutata. Anzitutto, ascendendo al cancellierato nell'ottobre '63, egli non si rese conto che i tempi stavano completamente mutando, in politica internazionale come nella congiuntura economica della Repubblica federale. Oggi appare veramente profetica la previsione fatta allora dal New Statesman: « Il destino di Erhard potrebbe essere di attingere il vertice della politica nel momento preciso in cui gli avvenimenti hanno resa antiquata l'intera sua concezione di governo». Era una concezione, si sa, che poggiava essenzialmente sull'economia, poco o punto interessandosi della politica vera e propria. Il giudizio crudele di Adenauer, che negava al suo successore ogni capacità politica, si è rivelato sostanzialmente giustificato: Erhard non è un politico, ma un economista. In questa veste egli si è acquistato titoli tali di merito che nessun insuccesso politico può scalfire: ha preso in mano la Germania Occidentale appena uscita dalla catastrofe, in rovine, affamata e l'ha trasformata di nuovo in un colosso economico, opulento, rigurgitante di ogni bene all'interno ed esportatore dei suoi prodotti nei più remoti angoli del globo. Da buon professore — tedesco — di economia, Erhard ha naturalmente una teoria, dalla cui applicazione sarebbe derivato il < miracolo economico >. E' la famosa « ecoi nomili sociale di mercato», che, come dice il termine, mira a conciliare i principi del liberismo economico classico con le responsabilità sociali imposte dalla nostra èra. Si comprende che Erhard tenga molto alla sua dottrina, al punto da averla esposta in numerosi libri e persino in due dischi a microsolco, intitolati « Vita e filosofia del dottor Ludwig Erhard»; ma, in realtà, il progenitore della dottrina fu il maestro di Erhard, prof. Oppenheimer, e la dottrina stessa, in fondo, è una ripresa ammodernata del tradizionale liberismo. Così un economista della scuola di Keynes ha giustamente definito Erhard < l'ultimo liberale manchesteriano ancora vivente ». L'ex-cancelliere, comunque, non è divenuto il « padre del miracolo» per meriti teorici, ma per abilità pratica. Ottimista e grande ispiratore di ottimismo, egli seppe infondere ai suoi concittadini quella fiducia che è un fattore concreto nell'economia: spiegando e incoraggiando, minacciando e ingraziando, insomma soprattutto con la forza della parola, ;• convinse i tedeschi che i sa— critici dei primi anni -avrebbero ampiamente fruttato. Si può sorridere di certe sue trovate, come l'andare per i mercati rionali di Monaco ad ammonire le massaie di non cedere sui prezzi; ma è un fatto che l'animo popolare sentiva questo contatto diretto, così come si rincuorava al solo vedere Erhard « il grasso », incarnazione vivente del « miracolo ». Più seriamente, il «miracolo » è derivato non solo dall'abilità di Erhard, ma anche dall'operosità e dallo spirito di sacrificio del popolo tedesco, dalla grande disponibilità di manodopera, dagli aiuti americani. Ma non poteva durare in eterno; la sua stessa riuscita ha portato al < surriscaldamento » della congiuntura economica, che Erhard, attaccato ai degmi liberisti, non ha saputo controllare. Da ciò la crisi economica che si profila in Germania, nel momento stesso in cui si rivela in tutta la sua ampiezza la crisi, ancora più grave, della politica estera. In questo campo la colpa di Erhard, cancelliere per tre anni, è stata di non essere intervenuto con la fantasia creativa dell'uomo politico. Torniamo così, in conclusione, al limite principale di Erhard, la deficienza di statura politica. Sull'altro piatto della bilancia stanno la onestà, lo spirito sinceramente democratico, la carica di simpatia umana: le doti che faranno sempre ricordare il passaggio di Erhard come un periodo positivo nella storia tedesca. Ferdinando Vegas

Persone citate: Adenauer, Keynes, Ludwig Erhard, Oppenheimer

Luoghi citati: Germania, Germania Occidentale, Monaco