Devono ripartire da zero di Giorgio Lunt

Devono ripartire da zero Devono ripartire da zero Migliaia di persone hanno perso tutto, sono rimaste soltanto darietà dei nostri lettori è un consiglio a non disperare, ad con l'abito che hanno indosso - La soliavere fiducia nella vita e negli uomini (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 29 novembre. Abbiamo concluso il secondo « viaggio nella desolazione» — iniziato venerai e che ci ha portati dal Polesine al Friuli, attraverso cinque province: Rovigo, Padova, Venezia, Treviso e Udine — durante il quale abbiamo distribuito altri SO milioni in centri che forse dimenticheranno i drammatici giorni dell'alluvione, ma non l'affettuosa solidarietà dei lettori de « La Stampa ». Stamane siamo partiti da Venezia sotto una pioggia gelida, che a tratti si mutava in nevischio. 1 fiumi lungo le campagne verso Treviso sono nuovamente gonfi, qualcuno minaccia di tracimare. Se il maltempo perdura assisteremo ad altri esodi, l'odissea di queste genti coraggiose non sarà ancora finita. Ripercorriamo terre allagate, rivediamo case deserte, dalle finestre che sembrano occhiaie spente. Puntiamo su Gorgo al Monticano, a pochi chilometri da Motta di Vivenza. Il sindaco, Giuseppe Marson, fa scuola in un paese vicino. Interrompe qualche minuto la lezione per esporci le necessità dei suoi amministrati. Quasi l'intero capoluogo è stato inondato giorni e giorni, i danni più gravi li ha patiti la frazione Navolé. I circa 3600 abitanti sono contadini, mezzadri, braccianti agricoli. Attaccati alla casa, al piccolo podere Una quindicina di abitazioni sono pericolanti, ma per costringere le famiglie ad abbandonarle si è resa necessaria un'ordinanza municipale. Di milioni disponibili ce ne sono rimasti pochi, dobbiamo anche spartirli con un altro Comune: MeoIo, provincia di Venezia. Chiediamo al sindaco di Gorgo al Monticano se 2 milioni e mezzo basteranno ad alleviare il disagio delle famiglie più sinistrate. Breve consulto con il segretario comunale, poi risponde di sì: con quella somma una cinquantina di nuclei avranno la possibilità di acquistare foraggio per le mucche o una stufa, un paio di materassi. Gli affidiamo gli assegni che oggi stesso saranno consegnati ai destinatari, di cui ci invierà l'elenco. Non solo i privati lamentano le con¬ seguenze dell'alluvione. Anche l'asilo è a soqquadro. Era sorto per volontà della popolazione, con sacrificio collettivo. Oltre ai danni provocati dall'acqua c'è l'impossibilità — da parte dei genitori dei bambini — di continuare a pagare la modesta retta mensile. Poi c'è la chiesa — la « casa di tutti» —, anch'essa devastata. Banchi da riparare, arredi da sostituire. Il parroco, don Giovanni Bet, non osa chiedere nulla: «Prima alutate gli altri — dice —, io vedrò di arrangiarmi ». Non è facile arrangiarsi anche se la buona volontà è sorretta dalla fede. Gli lasciamo 200 mila lire: metà per l'asilo, metà per i più urgenti rattoppi alla chiesa. Ci sono rimasti 2 milioni e 50 mila lire. Andiamo a trovare il sindaco di Meolo, cav. uff. Alessandro Magrin. Anche nella piccola località dell'entroterra veneziano la piena del U novembre ha lasciato tracce profonde. Demolita la baracca dove vivevano — con un'esigua perirsione — le sorelle Luigia e Antonietta Toppan, invase dal fango le casette ad un solo piano. Problemi da ri¬ solvere in fretta, con scarsi mezzi. Confessiamo candidamente al sindaco che a MeoIo non possiamo assegnare più di e milioni. Bgrnna gli occhi, stenta a credere che uno sconosciuto venga a offrire una simile somma alle famiglie bisognose. « Due milioni, tutti per Meolo? — chiede stupito —. Altro che, se bastano. Vuol dire che daremo 100 mila lire ai nuclei che hanno sofferto danni irreparabili, e 50 mila lire alle famiglie in condizioni meno disperate ». Rientriamo a Venezia con un assegno da 50 mila lire: servirà alla signora Maria Perro, sestiere Castello, per rifornirsi di qualche indumento (a numerose famiglie di Venezia, dei rioni popolari aggrediti dall'i acqua alta », avevamo già distribuito personalmente aiuti di 50 o 100 mila lire per oltre 2 milioni). Il consuntivo di queste due prime peregrinazioni si chiude con le seguenti cifre: 35 milioni e 350 mila lire distribuite dal 14 al 23 novembre, altri 30 milioni dal 25 ad oggi. In totale 65 milioni e 350.000 lire. Calcolando una media di 50 mila lire per ogni famiglia (ma parecchie ne han¬ no ricevute 100 o 200 mila, a seconda delle singole situazioni) abbiamo potuto recare un concreto sollievo a circa 1215 famiglie. Sono purtroppo la minoranza, rispetto al numero degli alluvionati. Né ci illudiamo di aver raggiunto tutti i paesi che meriterebbero un gesto di solidarietà da parte di « Torino per il Veneto ». Ci siamo sforzati di accorrere nei luoghi dove la sventura ha colpito più duramente. Se qualcuno è stato tnuolontarìamente dimenticato, non ci si accusi di ingiustizia. Avevamo un compito difficile, da sbrigare in fretta su un territorio vastissimo. Lo abbiamo affrontato non come una fatica, bensì come un dovere di fratellanza. Dovunque siamo stati accolti, con semplicità cordiale, da gente che apprezza un aiuto nelle ore buie, ma non accetterebbe mai V elemosina. E per dare una briciola a tutti i sinistrati avremmo finito per snaturare la nostra iniziativa, riducendola appunto a un'elemosina. Mortificante per chi la porge, ancor più per chi la riceve, inutile per tutti. Giorgio Lunt

Persone citate: Alessandro Magrin, Giovanni Bet, Giuseppe Marson, Maria Perro, Motta, Vivenza